Nero d’Avola, vini con profili diversi in base all’area di coltivazione

È il vitigno a bacca rossa più diffuso in Sicilia, usato come base in alcune delle più importanti denominazioni. La sua coltivazione si estende su 14.749 ettari, quasi la metà della cultivar a bacca nera della regione

16 novembre 2021 | 08:30
di Piera Genta

Vitigno autoctono a bacca nera, noto in Sicilia fin dalla fine del 1600 e inserito in un gruppo di varietà dette Calabrisi. “Calabrese” è appunto il nome con cui il Nero d’Avola viene indicato per tutto l’Ottocento, rimasto tale anche nel 1970 quando è stato iscritto nel Registro nazionale delle varietà della vite. Dalla fusione di Calea (una variante dialettale che sta per “acino d’uva”) e Aulisi (termine che indica la provenienza di qualcosa o qualcuno dalla città di Avola), è nato il termine Calaulisi, che con il tempo è diventato Calavrisi o Calabrisi.

 

Il vitigno a bacca rossa più diffuso in Sicilia

Per secoli è stato esportato come uva da taglio per dare forza e colore a molti vini italiani e francesi soprattutto nel periodo della crisi fillosserica. Si tratta del vitigno a bacca rossa più diffuso in Sicilia e costituisce la base in alcune delle più importanti denominazioni. Un tempo coltivato soprattutto in provincia di Siracusa, oggi è presente in modo esteso in tutto il territorio ed è la cultivar a bacca nera più rappresentativa in ben cinque province: Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa e Siracusa. I suoi ettari vitati sono in netta crescita: dagli 11mila del 1950, nel 2020 ha raggiunto i 14.749 rappresentando il 47% della cultivar a bacca nera della regione.

Si tratta di un vitigno vigoroso e generalmente molto produttivo, si riconoscono tre biotipi da cui nascono tipi di Nero d’Avola uno diverso dall’altro, influenzati anche da elementi come la tipologia di terreno o il livello di precipitazioni. Per la sua sensibilità alle muffe, predilige le esposizioni asciutte e ben ventilate. Esprime al meglio le sue qualità su suoli poveri e ricchi di calcare.

 

 

Vini dai diversi profili organolettici a seconda dell’area della Sicilia

Nell’area della Sicilia centro-meridionale, soprattutto nelle zone interne delle province di Agrigento e Caltanissetta, il vitigno produce vini più strutturati, con un alto livello di alcol e tannini setosi, caratterizzato da un’elevata acidità e sentori fruttati, in particolare di ciliegia e bacche rosse. Si abbina a primi piatti di pasta al forno, carni rosse, agnello e soprattutto alla pasta alla Norma con melanzane e ricotta affumicata.

Nella Sicilia occidentale troviamo un Nero d’Avola con un profilo aromatico più fresco, di facile bevibilità soprattutto nelle zone costiere, che trova il suo abbinamento ideale con carni bianche, ma anche con una tagliata di tonno. Sulle colline il naso riporta una ricchezza di frutta più decisa da croccante a matura, mentre nell’area viticola della Sicilia sud-orientale ha sentori molto più speziati, un grado alcolico piuttosto elevato, con trama tannica morbida e un’acidità che ne garantisce un buon potenziale d’invecchiamento.

 

Il giusto calice favorisce la degustazione ottimale

Il bicchiere più adatto al servizio del Nero d’Avola è di dimensione ampia, per favorire l’ossigenazione del vino: alcune annate più vecchie, inoltre, possono richiedere alcune ore di decantazione preventiva che aiuti l’evoluzione aromatica e consenta un migliore apprezzamento della struttura, talvolta importante, dei vini più longevi. La temperatura di servizio consigliata è fra i 15 e i 18°C.

 

Per informazioni: siciliadoc.wine

 

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