Montecucco, il Sangiovese con un futuro dal grande potenziale

Forte identità territoriale, Sangiovese di qualità e destinazioni enoturistiche di eccellenza saranno le chiavi per la ripartenza. Il Consorzio pianifica azioni di comunicazione e promozione internazionale

17 maggio 2021 | 10:30
Siamo nel Montecucco, cuore della Maremma toscana, precisamente sulle pendici del Monte Amiata, antico vulcano spento a cui questo territorio e i suoi vigneti devono gran parte del loro fascino e della loro peculiarità. A disegnarne i confini le denominazioni-cugine Brunello di Montalcino e Morellino di Scansano. Una vicinanza che non intimorisce, ma che anzi rafforza l’identità territoriale di questa nicchia vitivinicola, dove il Sangiovese diventa testimone ed erede di tradizione e dedizione che durano da secoli.

«È proprio il Sangiovese il nostro grande punto di forza», sottolinea il neoeletto presidente del Consorzio Tutela Vini Montecucco, Giovan Battista Basile. «Il nostro Montecucco mostra una propria personalità, ben distinguibile dagli altri Sangiovese che si producono in Italia, da quello che troviamo qui a fianco, al di là dell’Ombrone, a quello delle altre regioni; con il termine “distinguibile” non intendo fare alcun riferimento alla qualità intrinseca degli altri prodotti, ma al fatto che il nostro Sangiovese - che dal 2011 può fregiarsi della Docg - è facilmente individuabile e di livello elevato».



Un vascello, il Sangiovese del Montecucco, che navigando ad est sull’Orcia e ad ovest sull’Ombrone porta via con sé odori e sapori del suo territorio di origine: a tratti irriverente, “vulcanico” e indomito, proprio come la natura ancora selvaggia che lo circonda e che caratterizza il paesaggio dell’Amiata, ma allo stesso tempo seducente e ammaliante, dalla freschezza tipica della viticoltura d’altura che abbraccia i caldi tratti mediterranei della ventilazione marina che arriva da lontano.

Un vino che è espressione autentica del territorio

«Questa è la vera carta vincente del Montecucco - dice Basile - il fatto che esista un’espressione del territorio che si riflette completamente nel vino e diventa autenticità stessa del Sangiovese. Autenticità che viene ulteriormente esaltata dalla sensibilità dei produttori rispetto alle tematiche ambientali, e lo dimostrano i dati: si arriva a un 70% di imbottigliato con certificazione biologica. Siamo di fronte a un territorio integro, che ho avuto modo di vivere in prima persona dalla fine degli anni ‘90: non si parla solo di vigneti, ma anche di originalità del territorio, di rispetto della biodiversità e di pratiche agronomiche in armonia con l’ambiente».

La nuova sfida della pandemia

Una piccola-grande Denominazione che ha affrontato la pandemia a testa alta e che non vede l’ora di ripartire, malgrado l’attuale senso di incertezza che aleggia a livello globale. «Nonostante le gravi criticità dovute all’emergenza internazionale, devo dire che le nostre aziende hanno retto bene il colpo, riportando danni meno ingenti di quanto ci aspettassimo nei mesi del primo lockdown», dice Basile. «Inoltre, nel 2020 e grazie al prezioso contributo di una fondazione privata, il Consorzio è riuscito a sostenere i produttori evitando di far loro pagare le quote associative e continuando, senza interruzioni, l’attività di comunicazione. Ma ora, nel 2021, il nuovo Consiglio si troverà ad affrontare un momento congiunturale difficilissimo, per il comparto in generale e per la nostra filiera in particolare, che dialoga quasi esclusivamente con il canale Horeca e che è in trepida attesa della ripartenza. Le aziende sono fiduciose rispetto ad un’accelerazione della campagna vaccinale e pronte a cavalcare l’onda del successo della scorsa estate, che ha registrato un boom di visite e degustazioni in cantina, e ad accogliere enoturisti appassionati da tutta Europa. Sarà certamente un mandato che io ed il nuovo Consiglio svolgeremo con grande attenzione e cautela, impegnandoci a fidelizzare maggiormente il mercato domestico e il consumatore italiano, soprattutto quello locale - che dovrebbe essere il nostro primo sostenitore - e aumentando l’impegno nelle attività di pubbliche relazioni tradizionali e digital, ma anche sfruttando momenti di confronto online con i professionisti del settore e i media internazionali, fino a quando non torneremo, si spera presto, al “faccia a faccia” con il pubblico».



Per il Consorzio sono e saranno importantissime soprattutto le azioni di comunicazione e promozione internazionale, per una Denominazione che guarda con favore all’export con oltre il 60% di produzione che oltrepassa il confine e strizza l’occhio al Nord Europa e ai Paesi di lingua tedesca, Svizzera e Germania sopra tutti, ma che punta anche molto sugli Usa. Oggi il Montecucco conta 68 aziende socie, una media annua di oltre 1,5 milioni di bottiglie e circa 750 ettari vitati complessivi, ma nel programma del nuovo Consiglio emerge anche la volontà di far crescere la produzione e sviluppare tutto il potenziale oggi ancora inespresso in vigneto.

Per informazioni: consorziomontecucco.it


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Alberto Lupini


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