Microbirrifici “schiacciati” dalle accise Unionbirrai avanza una proposta di legge
20 febbraio 2015 | 18:15
Ridurre le accise che gravano sui micro-birrifici e facilitare il sistema di accertamento della loro produzione. È questa la strada principale da percorrere per consentire alla realtà emergente della birra artigianale di qualità italiana di competere ad armi pari con i concorrenti europei. Oggi, infatti, i micro-birrifici italiani sono costretti a correre con una gamba legata e, nonostante tutto, fioccano i riconoscimenti internazionali. Nel nostro Paese il valore dell'accisa è passato dai 28,2 centesimi per litro del 2013 ai 35,9 di gennaio 2015.
E l'Italia non ha stabilito aliquote ridotte per i birrifici più piccoli, a differenza di 20 Paesi europei su 28, che favoriscono i produttori fino a 200mila ettolitri l'anno. Una proposta di ddl per equilibrare il trattamento fiscale dei micro-birrifici italiani è stata approntata da Cna-Unionbirrai, che la presenterà domenica 22 febbraio a Rimini (Fiera - ore 12.30) in un evento al quale è prevista la partecipazione dei deputati Marco Di Maio (Pd - Commissione Finanze), Marco Donati (Pd - commissione Attività produttive) e Chiara Gagnarli (M5S - Commissione Agricoltura).
La proposta prevede tre modifiche nella regolamentazione del settore. Rimodulare la definizione di microbirrificio, alzando il limite di produzione annua, oggi fissato a 10mila ettolitri. Determinare l'ammontare delle accise sulla base di riduzioni percentuali per scaglioni di produzione, rimodulando le accise in maniera proporzionale alla produzione. Ridefinire il sistema di accertamento della produzione nei microbirrifici, previsto oggi nella fase iniziale del processo, per evitare che le piccole imprese, con lavorazione artigianale, siano costrette a pagare le accise prima e per importi più alti rispetto all'immissione in consumo della birra.
Il fenomeno dei micro-birrifici, pur essendo recente, sta diventando molto interessante sotto il profilo socio-economico e la proposta di Cna-Unionbirrai punta a consolidarne la crescita. In netta controtendenza rispetto alla crisi dei consumi, da 335 che erano nel 2010 i micro-birrifici italiani in attività a fine 2014 erano saliti ben oltre quota 800. La produzione, nel 2013, è stata superiore ai 250mila ettolitri, oltre il 2% del totale nazionale, segnando una crescita anno su anno superiore al 20%. Nella produzione sono impegnati circa 1.300 addetti, mentre oltre 4mila sono gli occupati nell'indotto. L'export è valutato nel 10%. E notevole è anche l'azione trainante sull'agricoltura, con 226mila ettari circa impegnati in coltivazioni cerealicole destinate alla produzione di birra.
E l'Italia non ha stabilito aliquote ridotte per i birrifici più piccoli, a differenza di 20 Paesi europei su 28, che favoriscono i produttori fino a 200mila ettolitri l'anno. Una proposta di ddl per equilibrare il trattamento fiscale dei micro-birrifici italiani è stata approntata da Cna-Unionbirrai, che la presenterà domenica 22 febbraio a Rimini (Fiera - ore 12.30) in un evento al quale è prevista la partecipazione dei deputati Marco Di Maio (Pd - Commissione Finanze), Marco Donati (Pd - commissione Attività produttive) e Chiara Gagnarli (M5S - Commissione Agricoltura).
La proposta prevede tre modifiche nella regolamentazione del settore. Rimodulare la definizione di microbirrificio, alzando il limite di produzione annua, oggi fissato a 10mila ettolitri. Determinare l'ammontare delle accise sulla base di riduzioni percentuali per scaglioni di produzione, rimodulando le accise in maniera proporzionale alla produzione. Ridefinire il sistema di accertamento della produzione nei microbirrifici, previsto oggi nella fase iniziale del processo, per evitare che le piccole imprese, con lavorazione artigianale, siano costrette a pagare le accise prima e per importi più alti rispetto all'immissione in consumo della birra.
Il fenomeno dei micro-birrifici, pur essendo recente, sta diventando molto interessante sotto il profilo socio-economico e la proposta di Cna-Unionbirrai punta a consolidarne la crescita. In netta controtendenza rispetto alla crisi dei consumi, da 335 che erano nel 2010 i micro-birrifici italiani in attività a fine 2014 erano saliti ben oltre quota 800. La produzione, nel 2013, è stata superiore ai 250mila ettolitri, oltre il 2% del totale nazionale, segnando una crescita anno su anno superiore al 20%. Nella produzione sono impegnati circa 1.300 addetti, mentre oltre 4mila sono gli occupati nell'indotto. L'export è valutato nel 10%. E notevole è anche l'azione trainante sull'agricoltura, con 226mila ettari circa impegnati in coltivazioni cerealicole destinate alla produzione di birra.
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