Un’altra proroga, in Italia, al nuovo regolamento europeo sull’etichettura del vino. Il ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha firmato il decreto che consentirà a centinaia di aziende vitivinicole italiane di continuare ad utilizzare sino al 30 giugno 2024 le etichette già stampate precedentemente all’adozione della nuova normativa europea, entrata in vigore l’8 dicembre 2023. Soddisfazione viene espressa da associazioni di categoria come Coldiretti e Federvini. «Le etichette - spiega Lollobrigida - forniscono già tutte le informazioni utili ai consumatori attraverso uno specifico qrcode e gettarle al macero senza un reale motivo sarebbe un rilevante danno economico per tutta la filiera. Continua il nostro impegno al fianco di agricoltori e viticoltori nazionali». Mano tesa dal governo, dunque, a tutte quelle cantine che avevano aggiornato le etichette sulla base di disposizioni modificate a pochi giorni dall’entrata in vigore del regolamento, il 24 novembre scorso. L’Ue è infatti tornata sui suoi passi quando almeno 50 milioni di etichette di vino italiano erano già state stampate in previsione della scadenza dell’8 dicembre 2023, stabilendo che il solo QRcode sulla retro-etichetta non bastasse. Ad accompagnarlo, obbligatoriamente, la parola “ingredienti”.
La levata di scudi dei produttori europei, sostenuti da tutte le associazioni di filiera nazionali e sovranazionali, ha portato l’Italia a varare una prima proroga al mese di marzo, seguita da quella appena firmata dal ministro Lollobrigida. Le etichette di vino italiano ancora in commercio con il solo QRcode sono ancora molte, anche a causa della contrazione dei consumi e, dunque, della movimentazione di vini a cui è stata apposta l’etichetta sprovvista della parola “ingredienti”. Alla base della legittimità del provvedimento del ministero italiano c’è il fatto che la nuova interpretazione della Commissione, a due settimane dall’entrata in vigore del nuovo sistema di etichettatura, ha drammaticamente minato il principio della “certezza del diritto”, nonché le aspettative degli operatori economici, ignorando la volontà politica espressa dai colegislatori all’adozione del regolamento (UE) 2021/2117.
Gli ingredienti del vino in etichetta: ecco come
Tra le novità del nuovo sistema di etichettatura c’è l’obbligo di indicazione degli ingredienti del vino. Entro marzo 2024, tutte le etichette di vino italiano sono state progressivamente uniformate alla nuova normativa europea. Oltre agli ingredienti, obbligatorio il valore energetico espresso in KJ (chilojoule) o Kcal (chilocalorie) e l’indicazione della presenza degli allergeni. Le modifiche potrebbero essere visibili anche nell'arco di diversi anni, nel caso degli spumanti metodo classico prodotti dopo la scadenza fissata dall'Ue. Ma cosa si intende per “ingredienti del vino” e quali sostanze sarà possibile trovare collegandosi al QRcode che i produttori dovranno stampare sulla retro-etichetta delle bottiglie? Innanzitutto, nella lista degli ingredienti figureranno gli “additivi” ma non i “coadiuvanti” utilizzati in fase di vinificazione (ad eccezione di quelli che possono causare allergie).
La distinzione è netta ed è stabilita dalla “Tabella 2” della parte “A” dell'allegato I del Regolamento delegato UE 2019/934. Ecco dunque che, oltre ai solfiti - i “conservanti” del vino - i consumatori potranno venire a conoscenza dell’eventuale utilizzo, da parte dei produttori di vino, di “additivi” come la gomma arabica, l’acido malico o le mannoproteine di lieviti: a scanso di equivoci, tutti prodotti legali, il cui utilizzo è regolamentato dalla specifica legislazione. Non dovranno invece essere indicati “coadiuvanti” come tartrati, carbonati, bentonite e tannini, responsabili di alcuni processi nell’ambito della vinificazione. Altra grande novità è l’obbligo dell’indicazione dell’eventuale utilizzo di mosto concentrato rettificato (Mcr), utile (anche) per “aggiustare” il livello di alcol del vino.
L’unico “arricchimento” possibile in Italia - tra l’altro secondo i limiti dettati dai disciplinari di produzione - è quello del “mosto rettificato”, che interessa la sola componente zuccherina del mosto (nello specifico glucosio e fruttosio, non saccarosio). In Italia è infatti vietato il cosiddetto “zuccheraggio” con saccarosio, possibile per esempio in Francia, pur con i dovuti distinguo tra zone e denominazioni che hanno rinunciato (o stanno rinunciando) a questa pratica. Tra gli ingredienti di alcuni vini stranieri potrà così apparire la dicitura “saccarosio”, oppure “zucchero”. Per i prodotti vinicoli come gli spumanti Metodo classico, dovrà essere indicato l’utilizzo del “liquore di tiraggio”, nota come liqueur d'expedition.
Coldiretti e Federvini: «Ora serve uniformare gli standard europei»
Sul tema interviene anche Coldiretti, per la quale sarà ora fondamentale uniformare gli standard a livello europeo, adottando la regola secondo cui «per l’inserimento delle informazioni relative a ingredienti e valori nutrizionali si utilizzi un codice QR accompagnato dalla sola lettera “I”». Non si tratta peraltro della prima grana causata al Vigneto Italia dalle politiche adottate dall’Unione Europea. Si va dalla scelta della Commissione di dare il via libera all’introduzione di etichette allarmistiche sul vino decisa dall’Irlanda alla decisione della Ue di autorizzare nell’ambito delle pratiche enologiche l’eliminazione totale o parziale dell’alcol anche nei vini a denominazione di origine, dalla pratica dello zuccheraggio fino al vino senza uva con l’autorizzazione alla produzione e commercializzazioni di vini ottenuti dalla fermentazione di frutti diversi dall’uva come lamponi e ribes molto diffusi nei Paesi dell’Est.
Sulla stessa linea Federvini: «Esprimiamo soddisfazione e apprezzamento per la misura del Ministero dell’Agricoltura - commenta la presidente Micaela Pallini - un elemento di certezza per le aziende vitivinicole italiane in un momento cruciale per l’applicazione dei nuovi obblighi Ue in materia di lista degli ingredienti e dichiarazione nutrizionale. Ricordiamo che già da tempo gli operatori del comparto del vino avevano diligentemente provveduto ad allinearsi alle richieste della Commissione europea e sarebbe stata una beffa non consentire loro di impiegare le etichette già stampate con il simbolo "i" ma senza la dicitura "ingredienti"»
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Alberto Lupini
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