La Delizia si rafforza con l’export e con il “fenomeno” Prosecco
12 giugno 2016 | 10:52
La cantina produttori Viticoltori Friulani La Delizia, formata da 450 soci conferitori che lavorano oggi 2mila ettari di vigneti nella zona Friuli Grave e Prosecco Doc, ha chiuso il bilancio della precedente campagna vendemmiale con circa 38 milioni di euro, fatturato che per la campagna 2015 in corso è stimato in un’ulteriore importante crescita. Ottima la performance all’ultimo Concours Mondial de Bruxelles, dove l’azienda ha ricevuto una medaglia d’oro per il Naonis Spumante Brut Prosecco Doc e due medaglie d’argento per il Sauvignon 2015 Friuli Grave Doc e il Naonis Jader Cuvee Spumante Brut.
L’azienda ha inoltre recentemente avviato un piano d’investimento di 10 milioni di euro che la porterà alla realizzazione e avviamento di un nuovo sito produttivo che sorgerà nella zona ex Friulvini, nel comune di Zoppola, a 5 km dall’attuale sede principale di Casarsa della Delizia (Pn). Il direttore generale Pietro Biscontin ci racconta numeri e strategie in atto.
Come vanno le cose per La Delizia?
Il 2015 è stato un ottimo anno, con una crescita delle vendite di oltre il 13% che ci ha portati a un fatturato di 38 milioni di euro. Quest’anno ci siamo posti un obiettivo ancora più ambizioso perché puntiamo a raggiungere un giro d’affari di 43 milioni di euro.
Che cosa ha consentito questi positivi risultati?
In primis un meticoloso lavoro in vigna, finalizzato a migliorare la qualità del prodotto. Poi sicuramente una maggiore cura della rete commerciale che è stata rinnovata e riorganizzata, soprattutto a livello nazionale. Molto importante è stato anche il lavoro fatto sull’export: ci stiamo impegnando a diversificare i mercati e a non concentrarci solo su quelli tradizionali. Non ultimo, una grossa mano ci sta arrivando dalle bollicine.
Quando parla di non concentrarsi sui mercati tradizionali esattamente che cosa intende esattamente?
Noi storicamente all’estero siamo sempre stati molto forti sul mercato americano. Negli ultimi anni abbiamo puntato molto anche su altri Paesi come la Germania, l’Inghilterra oppure la Russia, (mercato complicato per via dell’aspetto finanziario del rublo). Quando parlo di nuovi mercati mi riferisco per esempio alla Lituania, alla Serbia, alla Turchia o al Messico, nonché ai paesi del sud est asiatico in cui non siamo ancora a regime ma cerchiamo di cogliere crescenti spazi e opportunità.
L’export quanto pesa attualmente sul totale del vostro fatturato? In prospettiva pensate che crescerà ulteriormente?
L’export pesa più del 60% ormai e francamente non so dirle se crescerà ulteriormente. L’auspicio è sicuramente quello ma noi stiamo lavorando intensamente anche sul mercato domestico: il nostro obiettivo è presidiare entrambi e continuare, in un’ottica di crescita programmata, a mantenere un rapporto 40-60% che è una proporzione ottimale. Il mercato italiano resta fondamentale sia per quanto riguarda l’horeca, canale in cui stiamo ottenendo successi molto importanti, sia per quanto riguarda la grande distribuzione.
All’interno di questo 40% del mercato domestico quanto pesa la grande distribuzione e che cosa, secondo lei, i buyer delle catene in cui siete presenti apprezzano maggiormente della vostra proposta?
Se volessimo schematizzarlo direi che è un 60% sulla grande distribuzione e un 40% sul canale horeca. Credo che i buyer della nostra azienda apprezzino l’aspetto della filiera: noto sempre di più un interesse verso quelle realtà che, come noi, hanno la possibilità di garantire dalla produzione alla distribuzione, cioè dalla vigna al consumatore finale. La spiegazione è ovviamente che in questo modo si sentono più sicuri sulla qualità del prodotto e sono in grado di riconoscere anche la filosofia ambientale che c’è dietro e comprende la tracciabilità e il concetto di responsabilità.
Siete anche copacker?
Sì, siamo anche fornitori di prodotto a marchio sia per catene italiane che per catene straniere.
Quanto peserà sulle buone prospettive di crescita a cui accennava prima l’effetto bollicine?
L’effetto prosecco è importante. ma noi siamo anche produttori di pinot grigio che sul mercato estero è molto importante e sta crescendo sia in termini di volumi che a valore. Parallelamente stiamo lavorando anche sul miglioramento dei vini fermi tipici della nostra zona del Friuli. Proprio pochi giorni fa siamo riusciti a ottenere l’autorizzazione per la Doc Friuli a livello regionale e questo sicuramente ci aiuterà a presentarci con una offerta di qualità riconosciuta ma soprattutto come identità di territorio.
Vini La Delizia
via Udine 24 - 33072 Casarsa della Delizia (Pn)
Tel 0434 869564
www.ladelizia.com
info@ladelizia.com
L’azienda ha inoltre recentemente avviato un piano d’investimento di 10 milioni di euro che la porterà alla realizzazione e avviamento di un nuovo sito produttivo che sorgerà nella zona ex Friulvini, nel comune di Zoppola, a 5 km dall’attuale sede principale di Casarsa della Delizia (Pn). Il direttore generale Pietro Biscontin ci racconta numeri e strategie in atto.
Come vanno le cose per La Delizia?
Il 2015 è stato un ottimo anno, con una crescita delle vendite di oltre il 13% che ci ha portati a un fatturato di 38 milioni di euro. Quest’anno ci siamo posti un obiettivo ancora più ambizioso perché puntiamo a raggiungere un giro d’affari di 43 milioni di euro.
Che cosa ha consentito questi positivi risultati?
In primis un meticoloso lavoro in vigna, finalizzato a migliorare la qualità del prodotto. Poi sicuramente una maggiore cura della rete commerciale che è stata rinnovata e riorganizzata, soprattutto a livello nazionale. Molto importante è stato anche il lavoro fatto sull’export: ci stiamo impegnando a diversificare i mercati e a non concentrarci solo su quelli tradizionali. Non ultimo, una grossa mano ci sta arrivando dalle bollicine.
Quando parla di non concentrarsi sui mercati tradizionali esattamente che cosa intende esattamente?
Noi storicamente all’estero siamo sempre stati molto forti sul mercato americano. Negli ultimi anni abbiamo puntato molto anche su altri Paesi come la Germania, l’Inghilterra oppure la Russia, (mercato complicato per via dell’aspetto finanziario del rublo). Quando parlo di nuovi mercati mi riferisco per esempio alla Lituania, alla Serbia, alla Turchia o al Messico, nonché ai paesi del sud est asiatico in cui non siamo ancora a regime ma cerchiamo di cogliere crescenti spazi e opportunità.
L’export quanto pesa attualmente sul totale del vostro fatturato? In prospettiva pensate che crescerà ulteriormente?
L’export pesa più del 60% ormai e francamente non so dirle se crescerà ulteriormente. L’auspicio è sicuramente quello ma noi stiamo lavorando intensamente anche sul mercato domestico: il nostro obiettivo è presidiare entrambi e continuare, in un’ottica di crescita programmata, a mantenere un rapporto 40-60% che è una proporzione ottimale. Il mercato italiano resta fondamentale sia per quanto riguarda l’horeca, canale in cui stiamo ottenendo successi molto importanti, sia per quanto riguarda la grande distribuzione.
All’interno di questo 40% del mercato domestico quanto pesa la grande distribuzione e che cosa, secondo lei, i buyer delle catene in cui siete presenti apprezzano maggiormente della vostra proposta?
Se volessimo schematizzarlo direi che è un 60% sulla grande distribuzione e un 40% sul canale horeca. Credo che i buyer della nostra azienda apprezzino l’aspetto della filiera: noto sempre di più un interesse verso quelle realtà che, come noi, hanno la possibilità di garantire dalla produzione alla distribuzione, cioè dalla vigna al consumatore finale. La spiegazione è ovviamente che in questo modo si sentono più sicuri sulla qualità del prodotto e sono in grado di riconoscere anche la filosofia ambientale che c’è dietro e comprende la tracciabilità e il concetto di responsabilità.
Siete anche copacker?
Sì, siamo anche fornitori di prodotto a marchio sia per catene italiane che per catene straniere.
Quanto peserà sulle buone prospettive di crescita a cui accennava prima l’effetto bollicine?
L’effetto prosecco è importante. ma noi siamo anche produttori di pinot grigio che sul mercato estero è molto importante e sta crescendo sia in termini di volumi che a valore. Parallelamente stiamo lavorando anche sul miglioramento dei vini fermi tipici della nostra zona del Friuli. Proprio pochi giorni fa siamo riusciti a ottenere l’autorizzazione per la Doc Friuli a livello regionale e questo sicuramente ci aiuterà a presentarci con una offerta di qualità riconosciuta ma soprattutto come identità di territorio.
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