L'Ue avvia il riconoscimento del Prosek croato. La filiera italiana subito in campo a difesa del Prosecco

Dalla Commissione Europea arriva l'ok alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della domanda di registrazione del vino bianco della Dalmazia meridionale. Nel Belpaese insorgono ministero, consorzi e filiera

14 settembre 2021 | 11:18

Dopo averci provato senza successo nel 2013, il croato Prošek stavolta sembra vicino a farcela: la Commissione Ue ha dato parere favorevole alla registrazione della menzione tradizionale del vino bianco da dolce che proviene dalla zona meridionale della Dalmazia. Una decisione accolta da una levata di scudi in Italia a difesa del Prosecco: il vino italiano più copiato al mondo oltre che un vero e proprio campione dell'agroalimentare nostrano con un giro d'affari di oltre un miliardo di euro per il solo export (+35% nei primi sei mesi del 2021). Il tutto a pochi giorni da un'altra storica decisione, stavolta della Corte di giustizia dell'Unione Europea, che avevamesso uno stop ai nomi truffa che evocano in modo strumentale e ingannevole prodotti a denominazione di origine riconosciuti e tutelati dall'Ue.

 

 

Dalla Commissione europea primo ok al processo di riconoscimento del Prošek

Più nel dettaglio, la Commissione europea ha dato il proprio nullaosta per la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell'Ue della domanda di registrazione della referenza Prošek come richiesto dalle autorità croate. La notizia è emersa a seguito dell'interrogazione urgente presentata dall'eurodeputata italiana (in quota Lega), Mara Bizzotto. La stessa ha annunciato le «barricate» per difendere quello che dall'Italia sembra un attacco diretto al Made in Italy. Si preannuncia quindi battaglia nei prossimi due mesi, un lasso di tempo entro il quale si possono presentare ricorsi e obiezioni prima della decisione finale della Commissione Ue. L'obiettivo è uno solo: determinare una volta per tutte che il vero Prosecco è solo quello che si coltiva fra Veneto e Friuli Venezia Giulia, in nove province e rispondente a tre denominazioni d’origine (Prosecco Doc, Prosecco di Conegliano Valdobbiadene Docg e Asolo Prosecco Docg) per una produzione complessiva che ha superato 600 milioni di bottiglie. Un territorio che dal 2019 è anche patrimonio dell'Unesco. 

 

Il ministero delle Politiche agricole si è già opposto e si prepara la task-force

A difendere il Prosecco si è mosso tutto il mondo dell'agroalimentare. A partire dal ministero per le Politiche agricole. «La decisione della Commissione Europea sul riconoscimento dell'indicazione geografica protetta del vino croato Prosek è sbagliata. Il ministero si è già opposto a questo riconoscimento e utilizzerà ogni argomentazione utile per respingere la domanda di registrazione promossa dalla Croazia, anche appellandosi ai principi di tutela espressi dalla Corte di Giustizia in casi analoghi», si legge in una nota. «Nei confronti di uno dei prodotti simbolo del nostro Made in Italy da Bruxelles arriva una decisione gravissima e con cui di fatto l’Europa smentisce se stessa», ha aggiunto il sottosegretario all'Agricoltura, Gian Marco Centinaio.

Il sottosegretario non ha poi perso tempo e ha chiesto che sia istituito un gruppo di lavoro tecnico ad hoc presso il Mipaaf. «L’obiettivo è mettersi subito al lavoro così da portare il prima possibile le nostre ragioni in Europa. L'intenzione è quella di coinvolgere anche le associazioni rappresentative del comparto e le regioni interessate, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Dobbiamo fare squadra per rispondere in modo tempestivo a quello che è un chiaro attacco nei confronti del nostro Made in Italy. Non c'è tempo da perdere. Se Bruxelles sostiene di voler tutelare le eccellenze dell’Ue, allora deve necessariamente tutelare anche il Prosecco, che è un'eccellenza non solo italiana ma europea», ha spiegato Centinaio.


La sentenza della Corte di giustizia Ue: stop ai nomi truffa

Il riferimento è alla sentenza della Corte di giustizia dell'Ue a seguito del ricorso del Comité Interprofessionnel du Vin de Champagne (Civc), organismo per la tutela degli interessi dei produttori di champagne, contro una catena di bar spagnoli che usa il nome “Champanillo” (che in lingua spagnola significa «piccolo champagne») per promuovere i locali, con un supporto grafico raffigurante due coppe riempite di una bevanda spumante. Una diatriba finita prima nelle mani della magistratura iberica e poi direttamente in Lussemburgo, dove ha sede la Corte di giustizia europea chiamata a chiarire se, secondo il diritto comunitario, fosse possibile utilizzare un termine nel commercio per designare dei servizi piuttosto che dei prodotti. Risposta? No!

 

 

Consorzi di tutela pronti a fare squadra

Tra i più preoccupati (e agguerriti) ci sono i consorzi di tutela. Elvira Bortolomiol, presidente del Consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg ha parlato di scelta «sconcertante». Per farvi fronte è gi à scattata la chiamata a raccolta di tutta la filiera: «Dobbiamo fare squadra per proteggere il nostro prodotto e il nome Prosecco ma anche per non creare pericolosi precedenti. L'Italia è ricca di prodotti simbolo amati in tutto il mondo e la loro difesa è fondamentale per l'economia italiana», ha concluso Bortolomiol. «La faccenda non è affatto conclusa: da quando l'istanza giunta dal Prosek verrà pubblicata sulla Gazzetta ufficiale europea avremo 60 giorni per presentare le nostre osservazioni», ha rilanciato Stefano Zanette, presidente del Consorzio Prosecco Doc. All'orizzonte c'è il rischio di creare un precedente «le cui derive sono facilmente intuibili», ha previsto Zanette.

 

La filiera si mobilita per difendere l'export

Al grido di battaglia dei consorzi ha risposto la filiera vitivinicola. Per Confagri, il problema principale sta nel rischio - escluso dalla Commissione Europea - di omonimia che potrebbe mettere in confusione il consumatore. Se, infatti, per l'organo regolatore europeo Prosecco e Prošek non avrebbero nulla in comune perché si tratta di due categoria di prodotto diverse e vendute in bottiglie diverse tra loro, per Confagricoltura il limite è molto più labile. E questo potrebbe ripercuotersi sulla filiera tutta: «Le vendite del Prosecco hanno trainato il nostro export negli ultimi anni e anche nel periodo di pandemia hanno tenuto bene, a sostegno di tutta la filiera produttiva delle regioni interessate. Non è ammissibile che tale filiera, così importante non solo per la viticoltura italiana, ma anche europea, che ha lavorato con dedizione all'affermazione di queste importanti Dop nel mondo, venga danneggiata per proteggere la menzione Prošek della Croazia», si legge in una nota.

 

 

Sulla stessa linea anche la Coldiretti: «È necessario preparare subito l’opposizione da presentare non appena avvenuta la pubblicazione per fermare una decisione scandalosa che colpisce il vino italiano più venduto nel mondo», ha annunciato il presidente Ettore Prandini. D'altronde, il Prosecco è la star delle bollicine italiane. Anche all'estero. Gli Stati Uniti sono diventati il primo acquirente di bottiglie con un aumento del +48% mentre in Russia gli acquisti sono più che raddoppiati (+115%) e in Germania guadagna il +37%, seguita dalla Francia (+32%), il paese dello Champagne in cui le bollicine italiane mettono a segno una significativa vittoria fuori casa, nei primi sei mesi del 2021.

Più guardinga Cia-Agricoltura: «Da quanto abbiamo appreso la Commissione ha risposto seguendo la procedura, ovviamente l'auspicio è che la Commissione non proceda. Dovremmo capire come i soggetti interessati potranno presentare obiezioni e farci promotori eventualmente. L'unico vero prosecco è quello prodotto nei nostri territori e ci batteremo su questo fronte», si legge in una nota.

 

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