L’Italia del vino: tre Lambrusco da scoprire

Un vino conviviale e allegro, fiero di rappresentare un territorio che ha saputo affrancarsi dalle pericolose derive degli anni Settanta con le sue quattro Doc: Sorbara, Grasparossa, Salamino Santa Croce, Modena

07 aprile 2022 | 10:30
di Eros Teboni

Nel volume “Solo Lambrusco” dell’avvocato Giorgio Giusti emerge tutta la leggerezza e la complessità del Lambrusco. A partire dalla prefazione, in cui il giornalista Vittorio Zucconi ci parla di un vino che muove le corde della memoria e lascia affiorare i ricordi dell’infanzia, profondi, veri, indelebili. Di quando ancora bambino, negli anni cinquanta andava con la sua famiglia da Modena a Milano su una Fiat 1100 grigia «...che gemeva sotto il peso delle bottiglie, della colpa e del crimine», perché si temeva di essere fermati dai dazieri che controllavano le merci trasportate e imponevano il pagamento di una tassa, un timore che aumentava in modo esponenziale in prossimità della Casa del Dazio, sulla Via Emilia, non lasciando scampo alla famiglia modenese, che aveva stipato baule e portapacchi di Lambrusco, salsicce, cotechini, cartocci di ciccioli e punte di Parmigiano. Ma una volta giunti a destinazione si dava finalmente il via al rito della tavola e del buon bere: «Le cerimonie di apertura del “pistone”, della bottiglia, con la decantazione della schiuma, degustazione del contenuto e immediato dibattito tra i maschi di famiglia per stabilire se avesse o non avesse la viola», un particolare aroma che caratterizzava il Lambrusco genuino.

Un vino che ha radici antiche ed era già noto agli autori latini, da Virgilio Marone, che nelle Bucoliche ci lascia la più antica attestazione di Labrusca Vitis; a Plinio il Vecchio, che riconosce ai Greci la scoperta della Labrusca, che chiamavano vite selvatica o vite silvestre; fino al Columella che nel De re rustica, scritto tra il 60 e il 65 d.C., descrive i diversi modi di coltivazione della vite nell’antichità. Un vino conviviale e allegro, fiero di rappresentare un territorio che ha saputo affrancarsi dalle pericolose derive degli anni Settanta con le sue quattro Doc - Sorbara, Grasparossa, Salamino Santa Croce, Modena - e ha collezionato podi impensabili solo qualche decennio fa. La provincia di Modena è una terra di motori e belcanto, capace di esprimere straordinarie individualità e produttori virtuosi, che hanno saputo capovolgere un’idea di Lambrusco non aderente alla realtà di ciò che davvero incarna, con cui celebrare la giovialità del momento. Ecco dunque tre grandi Lambrusco, che vorrei condividere con voi.

 

Lambrusco del Fondatore - Cleto Chiarli Tenute Agricole

Varietà: Lambrusco di Sorbara 100%
Forma di allevamento: doppia cortina
Prezzo medio: 11,50 euro
Abbinamenti consigliati: Prosciutto Modena 30 mesi, pasticcio di tortellini in crosta, cappello del prete.

Un Sorbara in purezza che esprime le esperienze e le passioni della più antica azienda privata vitivinicola dell’Emilia Romagna, fondata nel 1860, e un’etichetta che si ispira alla bottiglia che Chiarli portò all’Expo di Parigi nel 1900 fruttando la “Mention Honorable”. Un’esperienza immersiva nel Lambrusco, attraverso l’antico metodo della rifermentazione in bottiglia o Ancestrale, finito nell’oblio alla fine degli anni ‘50 e reintrodotto con coraggio e orgoglio, impiegando una severa selezione delle migliori uve provenienti da oltre 100 ettari di vigneti di proprietà. Un Sorbara dalla spiccata acidità, dal sorso fresco, elegante, ricco di profumi e sentori di lieviti, di tale piacevolezza ed equilibrio da essere incluso nella classifica dei Top 100 vini al mondo di Wine Spectator.

Rito - Cantina Zucchi

Varietà: Lambrusco di Sorbara 100%
Forma di allevamento: spalliera
Prezzo medio: 9,50 euro
Abbinamenti consigliati: Ciccioli montanari, tortellini in brodo di cappone, cotechino in galera.

Nella Bassa modenese, in una piana alluvionale da sempre vocata alla produzione del Lambrusco di Sorbara, resa fertile dal corso sinuoso del fiume Secchia. 100mila bottiglie all’anno, tra Lambrusco di Sorbara, Salamino e Trebbiano Modenese, per una piccola realtà familiare e dieci ettari di vigna, giunta alla terza generazione, con Silvia Zucchi, figlia minore di Davide e Maura, che dopo il diploma in Enologia a Conegliano è entrata in azienda. Raccolta manuale, lavorazioni artigianali, vendemmie anticipate che conferiscono maggior acidità, pressature soffici, spumantizzazione di tipo Charmat lungo, danno un Sorbara in purezza Brut, chiamato Rito, che si distingue per profumi minerali di fiori, ribes e lampone, al palato buona acidità, note suadenti di agrumi, piccoli frutti rossi e rosa.

Le Ghiarelle - Poderi Fiorini

Varietà: Lambrusco di Sorbara, Lambrusco di Fiorano, Barbera, antiche varietà di Grasaprossa
Forma di allevamento: doppio cordone
Prezzo medio: 15 euro
Abbinamenti consigliati: Culatello di Zibello con Parmigiano e crescentine, lasagne classiche.

Tutto iniziò nel 1919 con la “vigna del caso” nei pressi di Campogalliano grazie ad Antonio Fiorini, a cui seguiranno il figlio Ugo e il nipote Giuseppe, in un’esperienza centenaria che anima l’attività dei pronipoti Cristina e Alberto, oggi alla guida della Poderi Fiorini, certificata biologico dal 2019. Oltre un secolo dedicato al Lambrusco, proseguendo nel segno della tradizione, con un passaggio importante nel 2011, con l’acquisizione della storica Torre dei Nanni a Savignano sul Panaro, appartenuta ai letterati Tassoni e Muratori, dove si trova la nuova sede dell’azienda. Tra i vini più interessanti “Le Ghiarelle”, prodotto in sole 900 bottiglie, un Lambrusco a piede franco, con vigne che hanno oltre un secolo e si trovano a pochi metri dal fiume Panaro. Un uvaggio centenario a base di Lambrusco di Sorbara, Lambrusco di Fiorano, Barbera e vigne non identificate, che al naso esprime note di ribes, more e lamponi, al palato fresco, tannico, fruttato, con note di viola.

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Alberto Lupini


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