L'Amarone di Collina dei Ciliegi segna la ripresa post-Covid

L’azienda veronese di Massimo Gianolli ha proposto una degustazione “dal vivo” per segnare la ripartenza. Viaggio tra le etichette di colui che è partito con l’idea di fare «il vino più buono del mondo»

03 luglio 2020 | 16:03
di Cinzia Dal Brolo
Ci voleva un evento come “Collina&Friends” (14-16 giugno) - open day dedicato alla “riapertura in sicurezza”, tra degustazioni a marchio La Collina dei Ciliegi, relax e visite guidate nei vigneti - per farmi raggiungere Erbin (Vr), storico borgo della Valpantena, a pochi chilometri dalla città scaligera. Un luogo affascinante, dove lo stupore iniziale si trasforma in consapevolezza di un genius loci che regola la progressione delle attività sui ritmi della natura, privilegiando le colture autoctone - vigneti in primis (32 ettari) e ciliegeti -, da cui il nome Collina dei Ciliegi per l'azienda vitivinicola guidata da Massimo Gianolli (ad e presidente).


La degustazione

Diviso tra l'amore per la terra - adolescenza in Valpantena lavorando i campi, studi in Agraria - e l'impegno nella finanza (presiede Generalfinance Spa), Massimo persegue il suo sogno: realizzare il vino più buono del mondo. Un azzardo? Forse, ma conoscendo la tempra di Gianolli, non esistono ostacoli: aumenta e diversifica la produzione, elabora nuove strategie commerciali, stipula partnership prestigiose (con il Milan), infine traghetta l'azienda (nata nel 2010) sui mercati internazionali. Il successo ripaga gli sforzi e premia la qualità dei vini, “espressione di un terroir unico”, dove le brezze della Lessinia, il microclima particolare e il suolo ricco di minerali garantiscono forte consistenza aromatica alle bucce.


Collina&Friends

In omaggio al territorio, anche le etichette e i nomi dei vini che compongono la Linea Classica - Cà del Moro, un bianco delicato (Garganega 100% vinificata in purezza e lavorata in acciaio); Camponi (Corvina 100%) è un rosso versatile, dal tannino leggero e sottile; Formiga ((Valpolicella Superiore 2017) è un vino molto elegante ricco di frutto; Maciòn (Ripasso Superiore 2017), prodotto da vitigni autoctoni (Corvina, Corvinone, Rondinella) fa 6 mesi di barrique – derivano dagli appezzamenti locali. Ma solo durante il tour in quad (guidato dall'agronomo Claudio Zanini che illustra le peculiarità delle vigne) realizzo l'ampiezza della tenuta (53 ettari), che alterna bosco, prati, alberi da frutto.

La barricaia immersa nel verde ospita le collezioni più prestigiose: 200 barrique - tra cui quelle vendute En Primeur con dedica - in rovere francese, usate principalmente per il passaggio in Ripasso Superiore, poi Amarone (La Collina dei Ciliegi produce circa 10mila bottiglie). «Dallo scorso anno - spiega l'enologo Paolo Posenato - abbiamo inserito il tonneau, ma entro dicembre arriveranno le barrique più grandi (20-25 ettolitri) con lo scopo di “parcellizzare” le vinificazioni dei singoli cru». Un'evoluzione attestata nel corso degli assaggi guidati: Amarone 2019 (ovviamente adesso si sente il legno); Amarone 2016 – qui il vino esprime sentori di frutta matura (ciliegia), bella sapidità e acidità, caratteristica propria di vigneti di Collina dei Ciliegi, posti ad una altitudine tra i 400-700 metri slm, sempre ventilati – ; Amarone 2015 (la miglior annata); Amarone Riserva 2011 fino all'Amarone 2007 (gusto pieno).


Collina dei Ciliegi

Dulcis in fundo, la sosta a Ca' del Moro Wine Retreat, location elegante ristrutturata nel pieno rispetto della tradizione lessina, mi consente di gustare la cucina di Gabriele Pace, talentuoso chef alla guida dell'omonima Locanda, fatta di sapori autentici, materie prime selezionate, stagionalità. Sfizioso il cestino di tartare con riduzione di Recioto, insuperabile per qualità e presentazione il Filetto di manzo al fumo (servito in una terrina di ceramica) con salsa al Macion e patate arrostite.

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Alberto Lupini


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