Inchiesta antidumping Brandy, Federvini: «Basta ritorsioni dalla Cina»

Circa 10 anni fa, ricorda la presidente Micaela Pallini, il vino fu oggetto di un’indagine simile: «Il nostro settore è estraneo ad una querelle di natura politica». Probabile innalzamento dei dazi all’importazione

11 gennaio 2024 | 15:46

Dopo Assodistil, che nei giorni scorsi non aveva nascosto i propri timori per la filiera del Brandy italiano, tocca a Federvini esprimere preoccupazione per l'inchiesta antidumping della Cina su alcuni prodotti alcolici provenienti dall'Ue. Il ministero del Commercio della Repubblica Popolare cinese sta verificando la sussistenza di pratiche di dumping commerciale riguardante l'importazione di distillati di vino di origine comunitaria. Una misura intrapresa alla luce di sollecitazioni giunte dalla China Liquor Industry, l'associazione nazionale che rappresenta i produttori di spiriti che lamenta un danno all'industria locale.

 

Federvini: «Anche il vino sotto inchiesta in Cina, 10 anni fa»

«Ancora una volta - commenta la presidente di Federvini, Micaela Pallini - ci troviamo di fronte ad una vera e propria ritorsione che rischia di colpire ingiustamente un settore estraneo ad una querelle di natura politica, supponiamo in parte legata all'indagine attivata dalla Ue sui veicoli elettrici cinesi. Non dimentichiamoci – aggiunge la Presidente Pallini - che il settore, in virtù della controversia Airbus-Boeing ha subìto dazi ad valorem pesantissimi negli Stati Uniti per circa due anni dal 2019 al 2021. In uno scenario internazionale così incerto e delicato, segnato da conflitti - continua Pallini - non è auspicabile intraprendere nuove guerre commerciali. Tra l'altro non è la prima volta che la Cina colpisce duramente uno dei settori emblema del Made in Italy, circa 10 anni fa già il vino fu oggetto di un'indagine simile e grazie ad un intenso lavoro di diplomazia europea si riuscì a trovare una soluzione condivisa».

Federvini, l'associazione confindustriale dei produttori di vini, spiriti e aceti, auspica che le istituzioni nazionali e comunitarie non facciano mancare il proprio supporto e che a livello diplomatico sia attivato un confronto costruttivo per scongiurare misure di ritorsione. L'iniziativa desta preoccupazione tra i produttori europei, non solo italiani. «A seconda dei suoi esiti e delle decisioni che verranno prese dal Governo della Repubblica Popolare cinese - sottolinea Federvini - potrebbe configurarsi per il settore italiano della produzione e commercializzazione di acquaviti, in particolare il Brandy, una nuova limitazione al commercio internazionale nonché un probabile innalzamento dei dazi all'importazione, già a partire da due mesi dall'avvio dell'indagine, presentata il 5 gennaio 2024.

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Alberto Lupini


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