I vini dell’Oltrepò Pavese conquistano gli Usa

È quanto emerge dai commenti riportati dai vertici del Consorzio tutela vini e da alcuni produttori che hanno già avuto contatti con i compratori a stelle e strisce durante gli eventi organizzati negli Usa da Slow Wine

08 febbraio 2022 | 11:30
di Stefano Calvi

LOltrepò Pavese fa il pieno di consensi negli Usa, stando ai commenti della critica riportati dai vertici del Consorzio tutela vini e da alcuni produttori che hanno già avuto preziosi abboccamenti con buyer a stelle e strisce. Scattato il 24 gennaio da San Francisco, nel primo dei cinque eventi organizzati da Slow Wine negli States, lo Slow Wine Tour americano si è concluso il 2 febbraio, a New York dopo aver fatto tappa a Seattle, Austin, Miami. California, Washington, Florida e New York. Questi gli Stati che hanno visto il Consorzio tutela vini Oltrepò Pavese partner di un tour di degustazione e racconto dei vini italiani, selezionati da Slow Wine Guide, una delle iniziative top di Slow food nel mondo.

Le cinque tappe di Slow wine negli Usa sono stati un successo per i vini del Consorzio dell'Oltrepò Pavese

Dalla West Coast alla East Coast, passando per il Texas, queste le cinque tappe di Slow Wine negli Usa. Date che hanno avuto sempre successo, con un finale importante a New York che ha visto raddoppiare i visitatori, tutti professionisti del settore. San Francisco, Seattle, Austin, Miami e New York sono state le occasioni per incontrare negli States le Denominazioni dell’Oltrepò Pavese, con la presenza e la guida di Carlo Veronese, direttore del Consorzio che ha promosso le diverse tipologie, illustrato il territorio e facilitato incontri e contatti con importatori, buyers e divulgatori tecnici (anche media) del settore, naturalmente interlocutori diversi Stato per Stato. Ogni tappa del Tour è stata dedicata esclusivamente al settore trade (importatori, distributori, giornalisti, opinion leader, sommelier, agenti, enotecari, ristoratori) selezionato per contattare aziende già presenti sul mercato Usa. A New York il pubblico è raddoppiato anche per via dell’evento collegato agli appassionati “consumatori” che frequentano l’importante location Eataly Downtown. Cavalcando la tendenza in crescita dei consumi del vino italiano negli States (aumentati a volume del 28%), la scelta di essere presenti in questo Tour americano, per il Consorzio Oltrepò Pavese si è rivelata vincente. Una vera apertura di mercato destinata a dare i suoi frutti.

Il presidente del Consorzio: «Colpisce l’attenzione degli addetti ai lavori ai nostri prodotti»

Al termine della quinta tappa dello Slow Wine Tour negli Stati Uniti a New York, Carlo Veronese, direttore del Consorzio tutela vini Oltrepò Pavese, partner del Tour, presente in tutti gli eventi, ha commentato così il tour: «Torniamo soddisfatti per la risposta che c’è stata, diversa e articolata, tappa dopo tappa, stato dopo stato - ha dichiarato - Come spesso accade negli Stati Uniti. L’affluenza professionale è sempre stata ben gestita e garantita, di sicuro senza il Covid di mezzo sarebbe stata ancora superiore soprattutto in un paio di stati come ad esempio in California. C’era una grande attenzione nell’approcciare l’area Oltrepò Pavese di cui non si conosceva tutta questa biodiversità». Gli americani hanno ammirato la grande proposta vinicola del Consorzio. «Le tipologie sono state tutte apprezzate in particolare il metodo classico, il Pinot nero e il Sangue di Giuda - ha ripreso - A New York, il successo è triplicato, forse anche perché abbiamo riproposto i nostri vini in un contesto che ci aveva “scoperto” qualche mese fa. Colpisce molto l’attenzione di questi esperti interlocutori, buyers, importatori, ristoratori e educatori del vino, che abbiamo incontrato sempre numerosi, tappa dopo tappa, nello Slow Wine Tour, verso la biodiversità della tipologia. Molto evidente nel Pinot nero che viene apprezzato nelle varie interpretazioni e annate, dalle versioni più fresche alle versioni più invecchiate e naturali. In sintesi, è stata un’attività molto interessante, nella quale ha vinto presentarsi come territorio per fare cultura su questa area ancora poco conosciuta negli Stati Uniti, ha vinto la nostra tipicità, poliedrica, ricca, di qualità. Ed è quanto ci è stato detto all’assaggio dei vini».

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Alberto Lupini


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