I vini Carpineto alla conquista del mercato, rincari permettendo
L'aumento del costo delle materie prime e dei beni energetici rischia di impattare il settore vitivinicolo che si è appena messo alle spalle la crisi Covid. Antonio Michael Zaccheo: «La bottiglia costa sempre di più»
Il mercato del vino sta ritrovando la sua normalità dopo le perdite dovute alla pandemia, e anche se non si può ancora festeggiare sembra che il periodo più duro per la vitivinicoltura italiana sia ormai alle spalle. Inoltre, se è vero che i cambiamenti climatici hanno limitato le rese dell'uva, la voce quasi unanime che arriva dalle cantine è che il livello qualitativo del prodotto finale compensi i cali registrati in vendemmia. A preoccupare, tuttavia, il comparto sono i minacciati ulteriori rincari di energia, materie prime e trasporti. Riuscirà l'aumento dell'export, già in ripresa nel primo semestre dell'anno, a tutelare la redditività e la competitività delle aziende italiane? Ne parliamo con Antonio Michael Zaccheo, export manager dell'azienda toscana Carpineto di Montepulciano, produttrice delle grandi denominazioni toscane - Chianti Classico, Vino Nobile di Montepulciano e Brunello di Montalcino - appena rientrato dagli Stati Uniti.
L'intervista ad Antonio Michael Zaccheo
Come il comparto sta vivendo queste prove di ripresa?
La situazione si va normalizzando ma le sfide che ci attendono nel prossimo futuro sono molte e impegnative e richiedono nuove strategie e innovativi modelli di vendita e di comunicazione. Il mercato è in ripresa e negli ultimi mesi, anche se non si possono fare comparazione con il 2020, rispetto al 2019 si rileva un leggero incremento, specialmente nel settore Horeca, confermando la tendenza già registrata nei primi sei mesi di quest'anno. Segnali positivi arrivano anche dall'export nel Nord America, Stati Uniti e Canada, i nostri migliori mercati. Hanno un buon potenziale di spesa ed è aumentata la richiesta di vini premium. Abbiamo mantenuto i numeri del 2019 ma negli ultimi mesi stiamo accelerando fino a un +3% . Invece, il mercato asiatico è completamente fermo e a soffrire moltissimo è stata soprattutto la ristorazione. Ad Hong Kong, ad esempio, ancora oggi non si può neppure entrare.
Secondo l'Unione Italiana Vini i rincari su materie prime, trasporti ed energia peseranno per 800 milioni di euro sul comparto vino. Basteranno alle aziende nuovi modelli di comunicazione e di vendita per fronteggiare le perdite, nonostante le buone performance che stanno consolidandosi, o sarà inevitabile l'aumento generale del prezzo della bottiglia?
I prezzi sono ormai fuori controllo e già stiano subendo le conseguenze degli aumenti. Inoltre bbiamo avuto una vendemmia scarsa, per noi è stata un 25% meno, anche se è stata compensata dalla più che promettente qualità delle uve. Ma quello che incide molto sui bilanci delle aziende è il costo della bottiglia in sé, per la materia e per l'energia che richiede in tutti i suoi passaggi nella filiera. I nostri fornitori hanno già alzato i prezzi. Noi non lo abbiamo ancora fatto ma nel prossimo futuro sarà una scelta inevitabile per tutte le aziende del vino e non solo. Il costo del lavoro per noi invece è rimasto stabile grazie ad un consolidato rapporto con persone, specialmente giovani e studenti, che collaborano per noi da anni specialmente in periodo di vendemmia.
L'altra grande sfida del prossimo futuro sono i cambiamenti climatici e le annate sono sempre più anomale. Come è andata quest'anno per voi?
Siamo soddisfatti perchè la qualità dell'uva era ottima, matura al punto giusto e con una previsione di una gradazione importante e di lungo invecchiamento del vino. Il punto negativo è stata però una vendemmia scarsa come quantità. E non è stato un caso isolato, perché anche negli ultimi 4-5 anni le gelate primaverili ci hanno dato molti problemi. Ma mai come quest'anno il gelo aveva colpito con un -4, -5 e anche -7 gradi, una temperatura da pieno inverno. Non era mai accaduto, specialmente a Montepulciano e in Maremma. Siamo attrezzati per contenere il danno alle gemme, ma solo quando la temperatura è appena sotto lo zero. Possiamo intervenire con la metodologia, ad esempio modulando i tempi di potatura sulle varietà più o meno tardive. Meno penalizzato è stato il nostro vigneto di Montalcino che è a 500 m di altitudine, perchè il gelo tende a scendere a valle. E poi c'è stato un altro grande problema: la siccità. Dai primi di giugno fino alla fine di agosto non abbiamo visto una sola goccia di pioggia e le viti hanno sofferto molto.
La pandemia ha accelerato importanti processi di cambiamento oltre che nei mercati del vino anche negli stili di vita dei consumatori con la necessità di rimodulare le strategie aziendali. Soprattutto: bisogna avere la capacità di parlare della propria identità in diverse forme.
Ogni azienda cerca di dare un'impronta al suo vino che si aggiunge a quella che viene conferita dal territorio. Si cerca di trasferire il vissuto, la storia della famiglia, soprattutto quando l'attività è generazionale, come nel nostro caso. La comunicazione che valorizza la qualità non essere un tema marginale. Soprattutto c'è da sottolineare un effetto della pandemia. Noi facciamo vino con la convinzione di fare un prodotto destinato a palati raffinati, voluttuario. Invece il contributo più importante alla domanda è arrivato dai consumi delle famiglie. Abbiamo capito il vino si beve, nonostante le difficoltà economiche personali o familiari. Forse non si acquista un Brunello, ma una bottiglia di Chianti è alla portata di tutti.
Carpineto, da Montepulciano al mercato globale
Carpineto, con sede a Montepulciano, interpreta le migliori declinazioni del Sangiovese nelle denominazioni più importanti della regione. Dal 1967, quando l'azienda fu fondata da Giovanni Carlo Sacchet ed Antonio Mario Zaccheo, il padre di Antonio Michael, la superficie dei vigneti si è decuplicata, da 20 a oltre 200 ettari, articolati su cinque Tenute o Appodiati a Montepulciano, Montalcino, Greve in Chianti, Gaville (Alto Vald'Arno) e Gavorrano. Soprattutto negli ultimi anni ha vissuto una fase di espansione con ulteriori acquisizioni sempre applicando i principi dell'assoluto rispetto ambientale. Ha mantenuto negli anni l'assetto familiare crescendo costantemente fino a diventare un brand dal successo internazionale per l'eccellenza della sua produzione. E' molto ben posizionata all'estero con un export diretto verso oltre 70 Paesi. Tre sono le linee di produzione e oltre 30 le etichette con una produzione complessiva di 3 milioni di bottiglie. Nell'ottica dello scenario internazionale l'azienda rivolge sempre più attenzione al mercato e alla realtà italiana.
Carpineto S.r.l.
Dudda – 50022 Greve in Chianti (Fi)
Tel. 055.8549062
www.carpineto.com
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Alberto Lupini