Fausto Maculan, 50 anni tra Torcolato, grandi rossi e vini Piwi
Festeggiata a Breganze la storia enologica di Fausto Maculan, protagonista del Rinascimento vitivinicolo italiano. Oggi assieme alle figlie Angela e Maria Vittoria guarda al futuro con il progetto vitigni resistenti
Diciamolo francamente: la storia di Breganze, cittadina della Pedemontana vicentina adagiata alle falde dell'Altopiano di Asiago, più che per il vino, i torresani allo spiedo e le ciliegie marosticane, è legata al marchio Laverda. Un marchio famoso sia per le macchine agricole (l'azienda fu fondata a fine Ottocento da Pietro Laverda) sia per la fabbrica di ciclomotori, scooter e moto sportive fondata nel 1949 dal figlio Francesco Laverda (oggi il marchio, dopo un breve interregno Aprilia, è di proprietà del gruppo Piaggio). Il museo dove sono esposte oltre cento moto Laverda merita una visita.
La storia di Fausto Maculan, un visionario vicentino
Francesco Laverda era un visionario cosi come lo è Fausto Maculan (ecco che riemerge prepotente il "genius loci" degli imprenditori vicentini) che nei giorni scorsi ha festeggiato i 50 anni di carriera come enologo. Un protagonista del Rinascimento del vino italiano dopo lo scandalo del metanolo. Fin da giovanissimo, oltre all'amore per gli studi classici, in lui prende il sopravvento la passione per il mondo del vino che lo porta, a soli 13 anni, accompagnato dall'autista, a far visita ai clienti di papà Giovanni, il patriarca dell'azienda vitivinicola. L'anno successivo papà lo indirizza alla Scuola Enologica di Conegliano dove nel 1970 si diplomerà con il massimo dei voti. Dopo il servizio militare nel corpo degli Alpini, torna a Breganze e nel 1973 assume la direzione produttiva e commerciale dell'azienda di famiglia. Qui inizia la "rivoluzione" di Fausto Maculan che, malgrado qualche errore iniziale frutto dell'esuberanza giovanile, nel tempo diventerà parte del suo patrimonio di esperienza e consapevolezza, grazie anche ai numerosi viaggi, in particolare in Francia e negli Stati Uniti, e ad una serie di incontri con alcune importanti figure internazionali.
L'obiettivo di Maculan: Mettere nelle bottiglie il massimo della qualità
«L’obiettivo primario della mia carriera è stato e continua ad essere lo strumento attraverso il quale riuscire a mettere in bottiglia il massimo della qualità» ha spiegato Fausto Macuan durante una degustazione delle etichette che hanno rappresentato la storia e l'evoluzione del brand Maculan. «Tra gli anni’70 e ’80 le mie idee erano piuttosto vaghe, per questo ho iniziato ad esplorare in profondità i singoli elementi che poi, riuniti in un disegno armonico d’insieme, creano il vino. Ho iniziato studiando i terreni, le esposizioni, i sesti d’impianto, le concimazioni. Ho proseguito con le varietà, i rapporti tra cloni e portainnesti, le rese per ettaro e per ceppo. Mi sono quindi concentrato sull’altezza del frutto, la scelta dei germogli e dei grappoli migliori, i tempi e le modalità di vendemmia, seguendo con la stessa precisione la vinificazione in cantina».
«Per queste preziose conoscenze devo ringraziare i viaggi, i corsi, gli studi, le conferenze, le frequentazioni universitarie, gli innumerevoli assaggi e gli incontri con professionisti di altissima caratura, come l’enologo californiano Andrè Tchelistceff e Paul Pontallier, enologo di Chateau Margaux, i quali, insieme ad altri maestri del mondo del vino, mi hanno permesso di dare la giusta svolta qualitativa alla nostra azienda».
Maculan, nel 1977 la prima annata di Fratta, blend di Cabernet Sauvignon e Merlot
Nel 1977 Maculan entra nell'Olimpo dei grandi vini in occasione della presentazione della prima annata di Fratta, un blend di Cabernet Sauvignon e Merlot, con le uve coltivate sulle colline moreniche e tufacee di un vigneto a 10 mila viti per ettaro in zona Ferrata, dove un tempo passava la ferrovia Breganze-Bassano. Maniacale cura nella selezione dei grappoli vendemmiati a mano, fermentazione in piccoli tini di acciaio con frequenti follature durante gli 8 giorni di macerazione, affinamento per 18 mesi in barrique di rovere francese (80% nuove e 20% di secondo passaggio).
Il vino, destinato a diventare uno dei simboli dell'azienda, frutto della personale interpretazione dell'uvaggio bordolese, si presenta con un colore rosso rubino intenso con sfumature violacee ed è un'esplosione di bacche rosse, mirtillo, lampone con piacevoli note speziate e sentori di cacao e caffè. In bocca i tannini sono vellutati che ben si fondono con la struttura e l'eleganza del vino. A tavola si sposa con le carni rosse alla brace, la selvaggina e i formaggi di lunga stagionatura.
Pochi anni dopo Fausto Maculan parte per la prima trasferta Oltreoceano che inaugurerà la presenza negli Stati Uniti dei vini Maculan. Grazie ai numerosi viaggi di formazione in Francia e sul successo ottenuto, nel 1990 assume la carica di vicepresidente del Consorzio di Tutela dei Vini Doc Breganze, ruolo che ricopre tuttora e nel 2002, assieme ad altri vignaioli fonda la "Magnifica Fraglia del Torcolato".
Quel Torcolato di Maculan recensito ed esaltato da Franco Tommaso Marchi
Fausto Maculan ha dedicato molti anni allo studio e alla valorizzazione del Torcolato, questo nettare degli dei che nasce dall'appassimento dell'uva Vespaiola, tipica ed autoctona del comprensorio di Breganze. Il nome Torcolato deriva dal latino "torculum": le uve per essere appassite vengono attorcigliate ad uno spago. Con il filo si fa un anello e si attorciglia l'uva girando lo spago tra un grappolo e l'altro. Questo forma una fila verticale di grappoli chiamati in dialetto locale "rosoli". Ogni rosolo viene appeso alle travi delle soffitte nei locali ventilati delle case coloniche. Molti produttori utilizzano ancora questo sistema per mettere l'uva ad appassire, anche se per il 95% oggi vengono usate cassette di plastica forate sui cinque lati per una migliore circolazione d'aria. Questo permette di maneggiare meno il grappolo, evitando rotture involontarie degli acini, facilita il controllo dello stato di appassimento e preservazione dell'uva. Alla fine del processo si ottiene un vino dolce, da fine pasto, detto anche da meditazione.
In occasione dei festeggiamenti per i 50 anni di carriera enologica di Fausto Maculan, abbiamo assaggiato l'annata 1980: colore ambrato, bouquet intenso con note di miele, fichi, datteri, vaniglia, straordinario equilibrio tra acidità e zuccheri. Si abbina bene con la piccola pasticceria secca e dolci tipici a base di mandorla come la "fregolota" e, perché no, i formaggi stagionati, stravecchi oppure erborinati, e il foie gras. Il top della gamma sono gli "Acininobili" Maculan, il vino icona al cospetto del quale lo storico sommelier milanese Franco Tommaso Marchi, dopo aver assaggiato l'annata 1977, alzando lo sguardo verso Fausto Maculan alzò il pollice gratificandolo con il pù classico dei complimenti francesi: chapeau!
Maculan e i riconoscimenti della critica nazionale e internazionale
Con l'eccellenza dei suoi vini Fausto Maculan ha saputo conquistare i grandi esponenti del mondo enogastronomico e della critica nazionale e internazionale così come i palati dell’élite imprenditoriale affascinata dal suo carattere vulcanico e a tratti istrionico. L'amicizia con Luigi Veronelli e Gualtiero Marchesi, il "tête-à-tête" con il principe Ranieri di Monaco, la collaborazione con il conte Paolo Marzotto per la realizzazione della sua cantina in terra siciliana hanno reso la sua vita una costellazione di aneddoti e incontri con personaggi illustri, restituendo uno scorcio avvincente sulla storia degli ultimi 50 anni.
I 50 anni di carriera di Macula con menu pantagruelico de La Rosina
I giorni scorsi alla festa per i 50 anni di carriera enologica Fausto Maculan ha radunato nella cantina di Breganze grandi personaggi del mondo enoico (dal conte Paolo Marzotto a Mario Pojer, da Silvio Jermann a Mattia Vezzola, solo per citarne alcuni), presidenti e direttori di Consorzi, enotecari, ristoratori, sommelier, buyer stranieri, giornalisti. Il pantagruelico menu è stato curato dalla brigata di Gaetano Lunardon, patron del mitico Ristirante "La Rosina" di Marostica. Per l'aperitivo nel portico: sashimi di ricciola con vinaigrette di ciliegie marosticane; gamberi in tempura con salsa agropiccante; asparagi e verdure pastellate; formaggio Morlacco del Grappa con composta di ciliegie; prosciutto crudo di Sauris al coltello; asparagi marinati; sopressa della casa; tartare di Fassona con nocciole e tartufo; crema bruciata di foie gas.
In cantina: ostriche, uovo nell'uovo e caviale con il metodo cassico "Tre Volti" Maculan formato Magnum. A tavola: vellutata di piselli con gambero rosso di Mazara del Vallo e spuma di burrata; risotto con porcini e capesante mantecato al basilico; petto di piccione e la sua coscetta alla milanese con finferli trifolati, purè di fave e spinacino; filetto di mazetta al Fratta 2017 Maculan con patate fondenti; torta nuziale bresciana e frutta in bellavista. Durante la festa gli esemplari di vecchie e nuove annate di Fratta e Cabernet Franc sono stati versati in una botte: dal blend nascerà il "Vino del Centenario" che l'anno prossimo sarà presentato in una esclusiva edizione limitata.
L'evoluzione stilistica di alcune annate (bianchi e rossi) Maculan
La cena di gala è stata preceduta da una degustazione riservata alla stampa delle etichette rappresentative della storia e dell'evoluzione stilistica di alcune annate firmate Maculan. Esordio in freschezza con il Vespaiolo Valvolpara 2021 (appassimento di 15 giorni, macerazione di 4 giorni sulle bucce, 5 mesi di acciaio). Colore giallo intenso, bouquet di pesca bianca, pera, mela e albicocca, in bocca è fresco, rotondo, piacevolissimo. Lo Chardonnay Ferrata 1996 dal colore leggermente ambrato, al naso è ricco, intenso con sentori di mandorla tostata, vaniglia. In bocca è avvolgente e persistente. Una chicca il Prato di Canzio 1987 (Chardonnay, Pinot Bianco, Tocai) di grande intensità e incredibile freschezza. Dal 2018 è cambiato il blend: 50% Chardonnay (fermentato e affinato in barrique di rovere francese), il Pinot Bianco è stato sostituito dal Vespaiolo e il Tocai dal Sauvignon, entrambi fermentati in acciao. Un vino sapido, ricco, di buona struttura e complessità. Passando ai rossi, sontuoso il Crosara 2010 (Merlot in purezza) con le note suadenti di spezie, caffè e cioccolato. Altrettanto sontuoso il Fratta (Cabrnet Sauvignon e Merlot). Profumo intenso di bacche rosse, mirillo, lampone nell'annata 2011, esplosione di note balsamiche, liquirizia, cioccolata e tabacco nell'annata 2003.
Vino, passione che Fausto Maculan ha trasmesso alle figlie
Tenacia, passione, sede di conoscenza e desiderio di sperimentare hanno fatto di Fausto Maculan un innovatore nel settore e un profondo conoscitore del proprio territorio. Una passione trasmessa alle figlie Angela e Maria Vittoria che dal 2007 condividono la gestione dell'azienda con il padre. Professionali e intraprendenti, rappresentano il futuro della denominazione Breganze in chiave di innovazione tecnologica, sostenibilità e internazionalizzazione. Un esempio è il progetto Piwi con la messa a dimora nl 2017 di vitigni resistenti alle malattie fungine e che quest'anno si è concretizzato nell'uscita di un nuovo vino: MaWi, un blend di Cabernet Volos e Merlot Khorus. Il nuovo prodotto è nato nel 2020 in sinergia con il Dipartimento di ingegneria industriale dell'Università di Padova all'interno del progetto Passaporto Ambientale per i prodotti agroalimentari della montagna vicentina, finalizzato a ridurre l'impatto ambientale. In alto i calici. Prosit!
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Alberto Lupini