Guerra e inflazione spaventano il vino: vendite giù del 9,6%
Il mercato interno comincia a risentire di tensioni e crisi economica: male anche spirits (-5%) e aceti (-4,3%). Cresce invece l'export, positivo per tutti i comparti con un eccezionale +45% per i liquori
L’incertezza domina sovrana nel 2022, impattando sulle aspettative dei vini, dei distillati, dei liquori, degli aperitivi e degli aceti per i prossimi mesi. Nel sondaggio promosso dall’Osservatorio Federvini le cifre parlano chiaro: le principali preoccupazioni sono inflazione e guerra, seguite a ruota da disoccupazione e cambiamento climatico.
Da qui la necessità di reagire in tempi rapidi e con proposte specifiche. A questo proposito tre sono le parole chiave che hanno fatto da fil rouge durante l’Assemblea generale di Federvini, svoltasi oggi: rilancio, internazionalizzazione e reputazione. Ciascuna delle quali è stata approfondita in un Panel dedicato, e discussa con il contributo di ospiti istituzionali.
Vino italiano: bene l'export, male il mercato interno
L’export, leva importante per i settori della Federazione, è cresciuto nei primi quattro mesi del 2022 nei principali mercati di destinazione: +12% per il settore vini, +45% per il settore spirits e +4,1% per il settore degli aceti.
Il mercato interno invece comincia a risentire del peggioramento della situazione economica. Non è quindi un caso che le vendite al dettaglio in Italia siano in calo, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, del -9,6% per i vini, del -5% per gli spiriti e del -4,3% per gli aceti.
Crescono, invece, i consumi fuori casa di vini e spiriti, in ragione di una dinamica largamente condizionata dall’allentamento delle restrizioni legate alla pandemia, anche se va evidenziato che il settore è ancora distante dai valori raggiunti nel 2019.
La preoccupazione di Federvini
«È un momento di grande incertezza – sintetizza Micaela Pallini, Presidente di Federvini – da mesi segnalavamo il peggioramento della situazione e oggi cominciamo a trarne le prime conseguenze. È necessario un confronto aperto e trasparente con il Governo e le filiere produttive: nessun settore si salva da solo. Noi chiediamo interventi di struttura e misure di mercato, in termini di semplificazioni, promozione e supporto a lungo termine per il nostro export».
Incentivi fiscali e burocrazia
Il dibattito sul mercato interno, nel panel “Italia” presieduto da Albiera Antinori, Presidente del Gruppo Vini di Federvini, si è concentrato sulle proposte di rilancio necessarie a sostenere i settori in una fase congiunturale estremamente delicata.
Federvini ha sottolineato l’esigenza di intervenire su questioni normative non più rimandabili, lo snellimento degli oneri burocratici e gli incentivi di natura fiscale, con l’obiettivo di migliorare la competitività delle aziende italiane sul mercato estero. Al panel sono intervenuti i Sottosegretari alle Politiche Agricole e agli Affari esteri Gian Marco Centinaio e Manlio Di Stefano e il Capogruppo Fl in Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, Raffaele Nevi.
«Sulle semplificazioni possiamo fare molte cose - ha sottolineato Antinori - Due esempi? In Italia dovremmo completare il processo di digitalizzazione del settore vino, collegando lo schedario viticolo al registro telematico. In Europa occorre completare l’armonizzazione del mercato interno sulle vendite a distanza, oggi rese difficoltose dagli adempimenti burocratici in essere che rendono davvero complicato il commercio elettronico dei nostri prodotti. L’altro punto è spingere ancora di più sul tema promozione, con un migliore coordinamento nazionale e focalizzando meglio gli investimenti sui mercati per noi chiave».
Sul tema è intervenuto anche il sottosegretario Centinaio. «I numeri dell’export del nostro agroalimentare sono più che positivi, nonostante la pandemia e la crisi mondiale nel 2021 siamo riusciti a raggiungere il record storico di 52 miliardi. Credo ci sia la necessità che le istituzioni accompagnino il più possibile le nostre imprese e che tanto si possa ancora fare - ha detto - In questo momento si sta facendo un grande lavoro, ma anche le piccole e medie imprese hanno bisogno di avere una marcia in più e non vanno lasciate sole. Abbiamo stanziato 25 milioni di euro e a breve li metteremo a disposizione dei consorzi con una copertura delle spese del 90%. È una cifra importante per promuovere il vino italiano in Italia. E stiamo cercando anche di recuperare risorse aggiuntive sull’Ocm. Attraverso la promozione si possono creare nuovi spazi di mercato, anche nel nostro paese, dove per esempio c'è un 45% di giovani che non conosce il vino. Ma i giovani sono anche quelli che lo consumano, in modo responsabile, in base alla qualità e alla territorialità, due caratteristiche che identificano questo settore più di altri. Ci sono quindi i margini perché si possa crescere, e non solo all’estero».
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Sostenibilità economica e sociale
I temi della sostenibilità - economica, sociale e ambientale - sono stati affrontati nel panel presieduto dal Presidente del Gruppo Spiriti di Federvini, Giuseppe D’Avino, al quale hanno partecipato il Sottosegretario alla Salute Andrea Costa, il Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, Filippo Gallinella, l’europarlamentare Paolo De Castro e la professoressa Elisabetta Bernardi, Nutrizionista, Biologa con specializzazione in Scienza dell’Alimentazione. Alla luce delle recenti iniziative delle Organizzazioni internazionali, quali l’OMS, e delle Autorità regolative, quali la Commissione europea con i piani Green Deal, Strategia From Farm to Fork e il Piano Europeo di lotta contro il cancro, la Federazione ha voluto sollecitare un messaggio di azione da parte del mondo delle Istituzioni contro la demonizzazione dei comparti rappresentati, per valorizzare un modello di consumo mediterraneo e promuovere produzioni di qualità connesse alla cultura del made in Italy.
«La lotta contro ogni forma di abuso dei nostri prodotti deve abbinarsi con la difesa di un consumo moderato e responsabile, in linea con la tradizione italiana basata sulla dieta mediterranea e su uno stile di vita improntato alla sana socialità e convivialità. –ha dichiarato il Presidente Giuseppe D’Avino - È necessario che su questo fronte il Governo e il sistema Paese facciano quadrato. Purtroppo, non mancano proposte demonizzanti e radicali che puntano a colpire indiscriminatamente i nostri prodotti, attraverso l’apposizione di messaggi terrorizzanti in etichetta, forme di tassazione ancora più elevate e divieti di promozione, tutte misure che arrecherebbero gravi danni ai nostri prodotti e ai nostri territori, già provati dalle crisi di questi anni, senza apportare consistenti benefici alla lotta contro l’abuso, che resta il nostro obiettivo primario».
La difesa del patrimonio enogastronomico italiano
Il panel “Europa” presieduto da Giacomo Ponti, Presidente del Gruppo Aceti di Federvini, ha visto gli interventi del Sottosegretario agli Affari europei, Vincenzo Amendola, del Presidente della Commissione politiche dell’UE al Senato Dario Stefano. Nel panel conclusivo si è dibattuto in primo luogo il tema della difesa del patrimonio enogastronomico italiano dai tentativi internazionali di imitazione e revisione. In secondo luogo, dalla valorizzazione dei vini italiani che godono di un ottimo posizionamento sui canali online, nasce la richiesta di semplificare le vendite a distanza a consumatori privati. Occorre il supporto delle istituzioni per difendere l’interesse nazionale e sviluppare nuove opportunità di business per le aziende dei comparti interessate ad accrescere la fidelizzazione del consumatore.
«Riteniamo che la tutela delle indicazioni geografiche debba essere una delle priorità fondamentali del Governo Italiano. Quanto accaduto con il caso Prosek e il caso dell’”aceto balsamico sloveno” ci mostra come, anche in Europa, non manchino attacchi ai nostri prodotti di punta. Ci auguriamo che in tutte le sedi i nostri rappresentanti difendano fermamente questo principio. Sul caso sloveno purtroppo stiamo ancora aspettando che il Governo dia il via libera all’apertura del contenzioso con la Slovenia, che in questi mesi ha già immesso nel mercato prodotti etichettati come “aceto balsamico», ha evidenziato Ponti.
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Alberto Lupini
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