Graziano Prà: il tappo a vite per esaltare la personalità dei suoi Soave

Un viaggio tra eleganza e personalità dei Soave di Graziano Prà all'Enopatteria "I Sapori della Tradizione" di Napoli per raccontare i propri vini e la scelta di adottare il tappo a vite già a partire dal 2010

06 luglio 2024 | 09:30
di Fosca Tortorelli

«Per il vino sono solo una guida che non migliora quello che offre la natura, ma che la conduce nella giusta direzione verso un vino elegante e prezioso». Con queste parole Graziano Prà si racconta all’Enopanetteria "I Sapori della Tradizione" di Stefano Pagliuca, arrivato a Napoli insieme al figlio Federico per far conoscere la loro azienda di Monteforte d’Alpone (Vr).

 

Graziano Prà, le sfumature del Soave

Vignaiolo verace, Graziano Prà è uno degli interpreti del Soave come un bianco di forte personalità: tutto inizia nel 1983 - prima annata di produzione del 1983. Soave OTTO - dopo aver ereditato giovanissimo l'azienda agricola del padre. Da lì una strada segnata, che Graziano ha scelto di percorrere con impegno e onestà. Formatosi come enologo, Graziano oggi è arrivato alla sua quarantesima vendemmia e con trasporto e passione racconta il lavoro svolto fino ad ora. Con lui l’azienda è cresciuta dando importanza ai territori, non solo nel Soave, ma anche nella Valpolicella, dove ha invece otto ettari composti da un suolo calcareo a scaglie, una zona molto fredda, influenzata dalle correnti fredde dei Monti Lessini. I vigneti di Graziano si trovano su quaranta ettari tra le colline del Soave e coprono tutti i cru, si passa da terreni bianchi calcarei e ricchi di fossili marini a suoli neri di basalto vulcanico; in questi suoli la Garganega e il Trebbiano di Soave, allevati in regime biologico, hanno trovato l'habitat ideale per essere trasformati nelle diverse declinazioni che Graziano ha scelto di dare.

Da questi suoli nascono cinque declinazioni di Soave, dall’immediatezza dell’Otto, alla personalità di Wild, fratello “selvaggio” di Otto, dall’eleganza del Monte Grande, alla raffinata complessità di Staforte, per chiudere con la profondità del Colle Sant’Antonio. Prima di entrare nel vivo degli assaggi è interessante sottolineare anche lo spirito e la filosofia produttiva di Graziano, non solo la sua idea, fin dal principio, di produrre vini a partire da sole uve autoctone, ma la costante ricerca di pulizia nel vino e nella capacità di essere gastronomico. Per lui è importante il potere che ha la cucina di unire le persone e producendo vini gastronomici si può contribuire a rendere più gioioso un piatto o una ricetta. Misura, grazia e pulizia contraddistinguono le etichette di casa, tutte con grandi potenzialità evolutive. Potenzialità che viene sicuramente aiutata anche dalla scelta illuminata del tappo a vite.

Graziano Prà, la svolta del tappo a vite

«Credo nella vite, anche quando si tratta del tappo». In questa affermazione si legge la schietta posizione di Graziano Prà, che già nel 2010 ha fatto uso di questa chiusura. Una soluzione, come lui stesso sostiene è la soluzione perfetta per produrre vini buoni nel tempo, senza difetti, puliti ed eleganti, assicurando un invecchiamento dipendente dalle caratteristiche del terroir, dell’annata, della mano del vignaiolo, e non dalla chiusura della bottiglia.

Graziano Prà, orizzontale e mini-verticale di Soave

In occasione dell’incontro organizzato insieme con Adele Granieri e Alessandro Marra, coordinatori della sede didattica napoletana della Banca del Vino, Graziano e Federico Prà hanno presentato in degustazione, prima un’orizzontale di tre dei loro Soave e a seguire una mini-verticale del loro Staforte, un interessante panoramica che ha messo in luce e rafforzato anche la scelta della chiusura con tappo a vite.

Il Soave Cl. Otto 2021 dimostra una bella freschezza e dinamica con le sue tinte floreali di biancospino e il gelsomino e fruttate di pompelmo, un vino slanciato, teso, di slancio salino, davvero gradevolissimo. Altro registro per il Soave Cl. Staforte 2021, il cui nome non è altro che l’antico nome di Monteforte negli anni mille, antica rocca medievale, nato come una sfida nel 2004, quando Graziano ha iniziato a produrlo. Si tratta di una selezione di uve garganega in purezza che affina in acciaio con batonage, una vera controtendenza al tempo, visto l’uso delle barrique. Nel calice dimostra la ricchezza derivante dal batonage e del contatto con le fecce nobili, che gli danno note di mandorla amara, albicocca e camomilla. Ampio nel sorso con una piacevole rotondità glicerica. Altro passo si riscontra nel Soave Cl. Monte Grande 2021, vero cru, che nasce dal vigneto storico della famiglia, collinare ed esposto a sud. In questo vino non c’è solo Garganega 100%, ma una piccola quota del 30% di Trebbiano di Soave. Nel calice troviamo un vino di grande eleganza, che rappresenta l’incontro tra la ricchezza della Garganega raccolta in surmaturazione e la vitale freschezza ed energia del Trebbiano di Soave.

In merito alla mini-verticale del Soave Cl. Staforte, la 2014 risente della tappatura, che in quegli anni ancora non era con tappo vite. La 2014 è stata una bellissima annata per i bianchi. Un vino che si difende mostrando la sua giusta evoluzione, ma ancora integra nel sorso e di acidità e persistenza ancora ben presenti. In merito al Soave Cl. Staforte 2016, si ritrova il frutto di un’annata non facilissima, piuttosto calda, dove il risultato nelle calie esprime di grande pienezza e rotondità. Si chiude con il Soave Cl. Staforte 2017, che si rivela un vino ammaliante e di grande personalità e pieno di vitalità espressiva.

Un viaggio tra le espressioni del Soave che conferma quanto il rispetto del luogo, l’accurata selezione di uve autoctone e il rispetto del tempo, riescono a dare vini eleganti, longevi e autentici.

Azienda Agricola Graziano Prà
Via della Fontana 31 - 37032 Monteforte d'Alpone (Vr)
Tel 045 7612125

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