I grandi rossi della Toscana nell’interpretazione di Carpineto

Anche quest’anno l’azienda fondata nel 1967 è tra quelle selezionate da Wine Spectator per l’anteprima di Vinitaly Opera Wine, in programma il prossimo aprile

16 dicembre 2019 | 09:51
di Mariella Morosi
È con soddisfazione che le famiglie Sacchet e Zaccheo, che fondarono la Cantina Carpineto di Montepulciano nel 1967, possono seguire i riconoscimenti internazionali dei loro vini, sempre puntuali, vendemmia dopo vendemmia. Anche quest'anno è stata selezionata da Wine Spectator tra le 103 migliori cantine italiane per Opera Wine, anteprima esclusiva di Vinitaly che si svolgerà al Palazzo della Gran Guardia a Verona il 18 aprile 2020.

Una bottiglia di Nobile Riserva

L'etichetta che rappresenterà l'azienda è il Vino Nobile Montepulciano Riserva 2010, più volte nelle top dei migliori vini del mondo, prodotto fin dal 1984 solo in versione Riserva. "Un vino che merita di essere cercato" lo definì nel 2013 Wine Spectator inserendolo nella hot list. Un'altra etichetta icona tra i top di gamma dell'azienda è Il Nobile Cru Poggio Sant'Enrico, prodotto solo in grandi annate e in quantità limitate da due particolari microzone per un totale di 4 ettari.

Ma le loro etichette coprono tutta la gamma dei grandi rossi toscani, dalle Docg fino a vini varietali di grande struttura. La storia di Carpineto risale al 1967 quando due giovani, Giovanni Carlo Sacchet 19 anni, appena diplomato alla Scuola Enologica di Valdobbiadene e il 23enne Antonio Mario Zaccheo, cresciuto nel mondo agricolo, originari del Lazio, furono affascinati dalla terra toscana e con una prima acquisizione di 20 ettari decisero di affidarle il loro futuro.

Carpineto è tra le aziende selezione da Wine Spectator

Fu un atto di coraggio quello di voler fare i migliori vini possibili partendo dalla tradizione, mentre le campagne si spopolavano, pionieri in un'epoca in cui il vino era poco più di una commodity, anche se il Chianti aveva già la sua fama. Vennero così applicate le tecniche più moderne nei processi agronomici e produttivi facendo balzare in avanti gli standard qualitativi dell'epoca. Oggi, tra Montepulciano, Montalcino, Gaville (Alto Valdarno), Dudda (Greve in Chianti) e Gavorrano, l'azienda occupa circa 500 ettari di proprietà, di cui 200 vitati, articolati in cinque tenute (o appodiati) e coltivati con il più profondo rispetto per la natura.

Il Forteto del Drago di Montalcino è la più recente acquisizione, in uno degli insediamenti più alti della denominazione Brunello. Se quello di Carpineto è considerato un esempio imprenditoriale modello, è soprattutto una storia di legami forti e di rapporti di fiducia che ora sono stati trasmessi ai figli. Caterina Sacchet è l'enologa, e attivissimi sono Francesca e Antonio Michael Zaccheo che lavorano insieme a un team di validi collaboratori, vignaioli e cantinieri. A loro e alle loro famiglie tutti gli anni in agosto, quando le vigne promettono il loro frutto, i titolari dedicano una grande festa campestre.

È un momento significativo che spiega più di tanti numeri il segreto di un'azienda sana e vivace. Le tre prestigiose denominazioni regionali, Chianti Classico, Nobile di Montepulciano e Brunello di Montalcino, sono declinate in 30 etichette che rispettano il legame con ogni singolo appezzamento in un'ottica di piena sostenibilità territoriale. Dalle 3 linee di produzione della cantina escono ogni anno 3 milioni di bottiglie esportate in 70 Paesi.

Antonio Michael Zaccheo

Soprattutto il Sangiovese, nelle sue varie interpretazioni, dà vini di grande struttura e longevi, per i quali l'invecchiamento supera talvolta di 6-12 mesi il limite richiesto dai disciplinari. I vigneti coltivati secondo criteri di sostenibilità, con trattamenti esclusivamente al bisogno e mirati, e la vinificazione è gestita nel massimo rispetto dei fenomeni naturali di trasformazione dell’uva con uso di lieviti indigeni, temperature controllate e macerazioni brevi. Carpineto è l'unica azienda a produrre solo la Riserva del Nobile di Montepulciano, con un uvaggio che prevede con il Sangiovese (Prugnolo gentile) l'uso in quantità minore di varietà locali come il Canaiolo, il Colorino e il Mammolo. Il risultato è una forte espressività aromatica con intensi sentori frutti di bosco maturi e di spezie, struttura importante, buon equilibrio dei tannini.

Il Cru Poggio Sant'Enrico, l'altro vanto dell'azienda, risulta complesso e avvolgente, note fruttate e speziate con sentori di amarena, vaniglia, confettura di fragola, tabacco e prugna, tannini morbidi e grande persistenza finale. Curata anche l'etichetta, fatta a mano su carta biologica totalmente naturale realizzata con fibre vegetali. Anche il Bianco, il Rosso e il Rosato della linea Dogaiolo sono stati "vestiti" di etichette vintage con fiori bianchi, frutta rosa e foglie di quercia, con riferimento al territorio. Il Cru Poggio Sant'Enrico è stato scelto per la business class della Finnair, dopo una degustazione alla cieca, da uno dei migliori sommelier del mondo, Markus Del Monego, master of wine, e anche sulla Lufthansa viene servito il loro supertuscan Farnito Cabernet Sauvignon 2015. Nell'appodiato di Montepulciano c'è il cuore dell'azienda. La cantina, costruita 9 anni fa nei colori della terra, è moderna, con tetto lamellare ventilato integrato con un sistema di pannelli solari.

Le vigne dell'azienda Carpineto

Edificata secondo i criteri di ecocompatibilità, con materiali per la bioedilizia, produce energia da fonti rinnovabili in misura maggiore ai propri fabbisogni. Nei 4.500 mq ci sono i locali con botti di diversa capacità, la zona più strettamente produttiva per la vinificazione e quella per la degustazione. Un ballatoio-salone si affaccia sulla bottaia. Intorno c'è il Camponibbio, il vigneto contiguo ad alta densità più vasto d'Italia (65 ettari). La grande area verde - 180 ettari - degrada verso un lago naturale.

Nella proprietà esiste anche una grande costruzione settecentesca completa di cantina di vinificazione e di invecchiamento, con la capacita di stoccaggio di circa 3.700 ettolitri in botti ovali di rovere di Slavonia e in legni piccoli, oltre a serbatoi in acciaio inossidabile termocondizionato per 14.500 ettolitri. Viene praticata anche attività enoturistica: passeggiate in vigna, degustazioni, shopping e sulla costa maremmana di Grosseto, a Marina di Scarlino, c'è un wine bar Carpineto con proposte food della tradizione e con l'olio extravergine dei 12 ettari aziendali coltivati con le classiche varietà toscane Frantoio, Moraiolo, Leccino e Pendolino. L'appodiato di Montalcino, a 500 mt sul livello del mare è anche panoramico con lo sguardo che spazia sul centro storico di Montalcino (da cui dista 4 km) inquadrando l'intero perimetro della cinta muraria.

Comprende antichi casali in pietra circondati da querce secolari e tutto intorno 53 ettari di terreno di cui 10 di vigneto piantati a Sangiovese grosso (3,5 h di Brunello, 5 di Rosso di Montalcino, il resto Sant'Antimo Rosso), un uliveto e un fitto bosco di macchia mediterranea. L'appodiato di Dudda, sede originaria nel Chianti Classico, è rappresentato anche da un archivio enoico tra i più forniti, con un grande numero di annate storiche. L'affinamento dei vini imbottigliati avviene in una cella sotterranea a temperatura costante che può ospitare fino ad un milione di bottiglie. Il complesso è circondato da 8 ettari di vigneti a Sangiovese. Anche questa tenuta di Dudda è aperta ad attività enoturistica. Poco distante c'è l'appodiato di Gaville sulla cima di un colle: 65 ettari tra cui 13 ettari di vigna e 17 di uliveto. Al centro della proprietà, un’antica costruzione storica con un frantoio e, nel sottosuolo, una cantina con un migliaio di barili di legno piccolo.Nell'alta Maremma, infine c'è l'appodiato di Gavorrano, con 165 ettari di cui dieci di vigne piantate a Vermentino, Merlot e Teroldego e cinque ettari di ulivi oltre a seminativi e bosco mediterraneo.

«Anche in Italia, sia i produttori che i consumatori sono sempre più consapevoli dell’importanza della tutela dell’ambiente e della riduzione dell'impatto ambientale, uno dei nostri valori di riferimento - dice Antonio Michael Zaccheo della giovane generazione Carpineto - e per questo abbiamo anche alleggerito la quantità di vetro nelle bottiglie, da 420 gr a 360. Ma sono molto importanti anche le condizioni di lavoro di chi produce ogni giorno vino e cibo sulle nostre tavole, a casa e nelle occasioni di convivialità». Non nasconde il suo orgoglio per i risultati raggiunti in 53 anni di lavoro, premiati da una continuità di riconoscimenti, il padre Antonio Mario. Lo esprime in poche parole: «Carpineto rappresenta il mio lavoro, la mia vita, la mia intera esistenza».

Per informazioni: www.carpineto.com

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