Il futuro del packaging nel mondo del vino: innovazioni e sostenibilità

Il packaging del vino si evolve verso la sostenibilità. Dalla carta al vetro leggero, dalle lattine all’alluminio, soluzioni innovative e più sostenibili stanno emergendo . Le nuove generazioni influenzano il cambiamento e, tra tradizione e modernità, si cercano soluzioni a basso impatto ambientale

21 settembre 2024 | 05:00
di Piera Genta

Anche sul futuro del packaging occorre fare molte riflessioni. Sicuramente l’orientamento è verso la sostenibilità e nonostante alcuni cambiamenti significativi ancora molto è da fare. Le innovazioni sono lente a prendere piede perché da un lato i disciplinari di produzione che pongono dei limiti sul confezionamento e d’altro la tradizione dove una gran parte di consumatori preferisce la classica bottiglia in vetro con etichetta tradizionale e tappo in sughero.

Packaging del vino: la bottiglia di carta e la sua impronta sostenibile

Molti studi evidenziano che i consumatori più giovani hanno punti di vista ed occasioni di consumo differenti e qui i cambiamenti. Le bottiglie di vetro diventano più leggere, cambiano i tappi e si adottano nuove soluzioni quali i vini alla spina, i bag in box, la lattina, il Pet e la carta. Inizio proprio dall’ultima soluzione, la bottiglia in carta, la Frugal Bottle realizzata da una società inglese con il 94% di carta riciclata.

Si tratta di una bottiglia con tappo a vite, cinque volte più leggera del vetro con un’impronta di carbonio sei volte inferiore. Viene utilizzata dal 2020 dalle cantine Goccia (Castiglione del Lago, Perugia) con tre referenze di Umbria igt che viene venduta soprattutto all’estero nei mercati del Nord Europa e in UK. Anche la società inglese When in Rome che imbottiglia vino italiano utilizza la stessa bottiglia. Da maggio di quest’anno Aldi vende nei suoi punti vendita nel Regno Unito la prima bottiglia di carta del Greyson’s London Dry Gin.

Packaging: dall'importanza del peso al bag-in-box

Per quanto riguarda il peso delle bottiglie di vetro nel 2023 il Sustainable Wine Roundtable (SWR), una piattaforma nata per promuovere la sostenibilità nell’industria del vino di cui fanno parte nove importanti rivenditori di vino internazionali, ha promosso il Bottle Weight Accord con l’obiettivo di ridurre il peso medio delle bottiglie di vino da 750 ml da un attuale valore medio di circa 550 grammi a meno di 420 grammi entro la fine del 2026.

Il Consorzio di tutela vini Colli tortonesi, uno tra i primi impegnati su questo fronte, ha inserito nel nuovo disciplinare, in attesa del riconoscimento del Ministero, un limite massino al peso delle bottiglie pari a 600 grammi, ancora lontano da quello che prevede l’accordo della SWR. L’unica guida vini italiana che indica anche il peso della bottiglia è quella di Winesurf, da anni impegnati nella battaglia di spingere il mondo del vino a usare vetri più leggeri. Prossimamente verrà indicata anche la tipologia di tappo utilizzato per chiudere la bottiglia.

 

Forse il bag-in-box è poco attraente, ma sta conquistando i mercati. Brevettato negli anni Cinquanta in USA poi diffuso in Australia, si tratta di un contenitore alimentare di materiale resistente e deformabile che viene inserito all’interno di un cartonato rigido. La sacca è collegata ad una valvola di non ritorno ed un rubinetto regola la mescita del vino. È riservato ai vini da bere subito e non destinato ad essere conservato in cantina. Questo tipo di packaging piace non solo ai consumatori finali, ma anche al settore horeca e sta mostrando un tasso di crescita interessante. Naturalmente questo tipo di confezionamento è consentito per tutti i tipi di vini ad eccezione in generale dei Dop e degli spumanti (sempre che non sia ammesso dai relativi disciplinari di produzione), così come accade per i vini in brik.

Packaging del vino: la bottiglia di alluminio e il vino in lattina

Arriviamo alla bottiglia di alluminio. Le cantine Ceci 1938, storica azienda di Torrile in provincia di Parma, propone i vini Otello nero di Lambrusco e Otello Brut Bolle di Chardonnay in una bottiglia di alluminio con tappo a fungo dal nome For the future realizzato con Berlin Packaging, leader del settore. E dalla bottiglia in alluminio il vino in lattina, sdoganata sui mercati USA e Regno Unito, ma anche i paesi del nord Europa in particolare la Svezia.

Il primo vino in lattina in Italia negli anni Ottanta è stato l’8 e ½ , un rosso ed un bianco frizzante, della cantina Giacobazzi nel modenese. Anche se fu un successo, purtroppo il permesso per confezionare il vino in lattina era provvisorio. Oggi Giacobazzi ha ripreso a produrre vino in lattina con la linea My wine con quattro referenze, compreso uno Chardonnay. Un altro riferimento per il vino in lattina è la cantina Sgarzi dal 1933 in provincia di Bologna, oggi alla quarta generazione. Da oltre vent’anni si sono specializzati nella produzione e commercializzazione del vino in lattina con oltre 15 milioni. Vari formati e vendite all’estero, la percentuale di vendita in Italia, come racconta Francesca Sgarzi, è irrisoria. Il loro marchio Ciao nato negli anni Duemila, a fine anno sarà sottoposto a restyling e presentato nelle prossime manifestazioni dedicate al vino.

Inoltre con il loro progetto Villa Francesca, anche un Merlot, 15% in lattina da 250 ml. Nel 2020 fu la cantina veronese Zai Urban Winery a lanciare la prima linea di vini biologici e di qualità con 6 referenze dalla glera al merlot. A Calamandrana, nell’Astigiano, la Sovipi produce dal 2021 il vino in lattina, circa 6 milioni di lattine anno per aziende italiane che esportano all’estero.

Le lattine vengono acquistate all’estero, anche questo un mercato molto competitivo, tra cui: Crown Holdings, Inc. (Stati Uniti), Palla Corporation (Stati Uniti), Ball (Stati Uniti), Silgan Holdings Inc. (Stati Uniti) che ha acquistato l’italiana Easytech Closures, produttore leader di chiusure metalliche ad apertura facilitata per contenitori alimentari in Europa, Ardagh Group (Lussemburgo) e CCL Container (Stati Uniti). In questa edizione del Vinitaly all’interno della sezione Enolitech la Sipa, azienda di Treviso che progetta, produce e vende tecnologie per la produzione di contenitori in PET, ha presentato la prima bottiglia in PET al mondo per vino spumante.

Packaging del vino: lattina, tra sfide e sostenibilità

Altra leva positiva nella comunicazione dei vini in lattina è quella della sostenibilità. L’alluminio è riciclabile all’infinito, tant’è che l’85% del materiale utilizzato nel mondo proviene dallo stesso riuso e richiede un dispendio energetico pari al 5%, a fronte del 40% per la plastica e del 10% per il vetro. Inoltre, questo contenitore pesa poco, occupando poco spazio di stoccaggio e rende meno impattante l’inquinamento dovuto ai trasporti. Così come per le altre bevande, l’interno delle lattine da vino viene ricoperto con uno strato protettivo per evitare che il liquido vada a contatto diretto con l’alluminio. Qui, tuttavia gli strati diventano quattro, rispetto all’unico utilizzato per le bevande analcoliche.

Inoltre, il vino destinato alle lattine deve avere bassi livelli di SO2, (i famosi solfiti) - il che spiega il motivo di un consumo per lo più veloce di questo prodotto. Di conseguenza, la poca anidride solforosa presente nei vini in lattina rende questi più “naturali”. Come specifica Enartis, brand internazionale nel settore dei prodotti enologici e dell’assistenza tecnica, non tutti i vini sono adatti alla lattina. Abbiamo già detto del rivestimento per evitare che il vino corroda l’alluminio (essendo un liquido con un pH e un’acidità importanti). Va da sé che, se un vino è destinato a essere contenuto in una lattina, la scelta va fatta a monte, in modo da utilizzare le appropriate tecniche enologiche in fase di vinificazione.

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