Francesco Moser brinda con il nuovo e nobile Sauvignon Blanc

La nuova etichetta amplia la linea di Maso Warth della famiglia Moser e si affianca al Gewürztraminer, al Riesling Renano, al Moscato Giallo, al Müller Thurgau, al Lagrein, al Teroldego e alla sua riserva, il Rubro

19 giugno 2023 | 17:07
di Giuseppe Casagrande

Avete mai assaggiato un Sauvignon Blanc, non importa se italiano (in questo caso trentino, altoatesino, friulano) o francese o renano? O, ancora: australiano, neozelandese, californiano? Ai miei esordi giornalistici nel settore dell'enogastronomia, 40 anni fa o giù di lì (in precedenza mi ero occupato di sport) in occasione della presentazione nel Collio goriziano del "Terre Alte" di Livio Felluga (un blend di Sauvignon Blanc, Pinot Bianco e Tocai friulano) rimasi choccato da un'espressione usata da Luigi Veronelli che, dopo aver portato il calice al naso, uscì con questa espressione, ripresa poi da altri giornalisti presenti: Isi Benini, Franco Tommasi Marchi, Silvano Bertossi, Walter Filiputti. Quel vino sapeva di "pipì di gatto". Un difetto, pensai di prim'acchito. Poi mi spiegarono che difetto non era, bensì un pregio. Tale sensazione era determinata da un aroma varietale che si trova in alcune uve per la presenza di una molecola dell'azoto e dei suoi dertivati: la pirazina.

Quelle piacevoli note di sambuco, pesca, ortica, salvia, peperone

Da quel giorno, di Sauvignon (è uno dei bianchi da me preferiti assieme al Riesling) nel corso degli anni ne ho assaggiati a centinaia e in quasi tutte le bottiglie di varia provenienza ho sempre ritrovato in maniera più o meno accentuata quel particolare sentore che, assieme alle note erbacee, all'ortica, alla salvia, al peperone verde, alle note floreali (sambuco e  biancospino) e fruttate (pesca, mela cotogna, ananas) lo rendono inconfondibile anche ai profani.

Moser valorizza le uve della collina di Trento e della Val di Cembra

L'ultimo che ho assaggiato in ordine di tempo, ed è notizia di oggi, è il Sauvignon Blanc di Francesco Moser presentato ieri a Maso Warth. Prodotto in purezza da un vitigno inedito per la cantina, il nuovo vino racchiude e valorizza, secondo lo stile fresco ed elegante di Moser, le uve provenienti dalle Colline di Trento e della Valle di Cembra. La nuova etichetta si affianca al Gewürztraminer, al Riesling Renano, al Moscato Giallo, al Müller Thurgau, al Lagrein, al Teroldego e alla sua riserva, Rubro. Otto vini fortemente identitari e diretti, nati dal progetto di Carlo e Matteo Moser che oggi guidano oggi la cantina.

Il Sauvignon Blanc, un vino di nobile blasone accanto al Riesling Renano

«Il nostro primo Sauvignon Blanc nasce dalla volontà di esplorare le potenzialità di questo vitigno in un territorio vocato come il nostro, con uve coltivate in un clima continentale, fresco, simile a quello della Valle della Loira, terra d'origine, ma influenzato dalle Dolomiti" ha spiegato  Matteo Moser, l'enologo della cantina. "Siamo un’azienda dall’anima bianchista e con questa etichetta siamo riusciti ad affiancare al Riesling Renano, già presente nella linea Warth, un altro vitigno bianco di nobile blasone e di grande longevità, freschezza e beva, iniziando a produrlo proprio nel 2021, un’annata ottima per questa tipologia di vini». Il Sauvignon Blanc firmato Moser è frutto dell’assemblaggio delle uve di due zone particolarmente vocate: l'intensa mineralità presente nel bicchiere deriva dai terreni calcarei allevati a Guyot presso Maso Warth, sulla collina a Nord di Trento (quota 350 metri di altezza), mentre la nota fresca è data dai vigneti allevati a pergola trentina sui terrazzamenti sabbiosi e porfirici della Valle di Cembra, a 500 metri sul livello del mare.

Piacevoli le note floreali (sambuco) e fruttate (pesca bianca)

Selezionate e vendemmiate a mano, le uve vengono sottoposte a una pigiatura soffice, per procedere poi con la fermentazione in vasche d’acciaio, mentre l’affinamento avviene in bottiglia per almeno un anno. Ne è nato così un Sauvignon Blanc dal colore giallo paglierino con riflessi dorati e dalle piacevoli note floreali (sambuco, glicine, biancospino) e fruttate con richiami di pesca bianca, ananas, banana e litchi. In bocca è sapido, fresco, di buon corpo. Un vino che a tavola si sposa con i risotti primavera, con gli spaghetti con le vongole o con gli scampi, con la frittura mista di pesce e in tempura con le verdure.

L'etichetta disegnata dall'artista Paolo Tait di Mezzolombardo

Come gli altri vini della linea Warth, anche l’etichetta del Sauvignon Blanc è stata disegnata dall'artista Paolo Tait di Mezzolombardo. L’indagine dell’autore, che da sempre contempla lo spettro degli artifici antropici e del mondo naturale riprende gli strumenti del lavoro dell’uomo, forgiati per solcare la terra, contrapponendoli alla presenza eterea dell’uccello appollaiato sul trespolo, armonioso ospite del suo elemento: l’aria.

Esaltato il rapporto viscerale della famiglia Moser con la terra

«La simbologia dell’opera rappresenta il rapporto viscerale della nostra famiglia con la terra: le origini contadine, il valore del lavoro e del sacrificio, la ricerca dell’avanguardia unite al rispetto per il territorio, visto come risorsa da plasmare e conservare, per noi stessi e le nuove generazioni» ha spiegato Carlo Moser. Il logo "Warth", presente su tutte le etichette della linea, è frutto di un gesto netto, solcante e deciso di Tait, che incarna la forte identità e lo stile inconfondibile dell’azienda Moser. In alto i calici. Prosit!

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