Quando dici Ferrari a un appassionato di vino sai già a cosa penserà: a Trento, al Trentino, a quel territorio bellissimo che regala un vino iconico e prestigioso. A maggior ragione durante le festività quando le bollicine la fanno da padrone. Del resto, Ferrari Trento viene sempre preceduto dalla propria fama. E ora ancora di più, dopo l’ultima edizione del “World’s best vineyards” che aveva visto la cantina trentina conquistare i vertici della classifica internazionale dedicata all’enoturismo, con un undicesimo posto che ha tanto il sapore del trionfo.
La classifica che seleziona le più belle cantine al mondo ideata da William Reed, storico editore inglese che organizza anche i prestigiosi “World’s 50 best restaurants” e “World’s 50 best bars”, assolute autorità nel mondo della ristorazione e della "mixology", ha scelto quest'anno di premiare in modo speciale Ferrari Trento. Cinquanta le posizioni scalate in una sola edizione, consentono così alla realtà trentina di aggiudicarsi il premio di "Highest climber" della classifica, che coinvolge una giuria di 500 sommelier, esperti di vino e viaggio, che valutano le cantine in base all’esperienza complessiva offerta. Lo scopo principale dell'iniziativa è, per l’appunto, quello di promuovere il turismo del vino, presentando ogni anno un elenco di 100 cantine con proposte molto differenti tra loro, ma sempre di alto livello e qualità.
Ferrari, un mito nato da un sogno
Un mito che nasce grazie al genio e alla lungimiranza di un giovane imprenditore della Valsugana, Giulio Ferrari, e al sogno di creare uno spumante italiano al 100% degno di confrontarsi con i migliori Champagne francesi. Giulio Ferrari in questo fu un grande pioniere. Dalla sua cantina negli anni le bottiglie sono passate da poche migliaia agli attuali 6 milioni, e hanno conquistato il mondo. Sono infatti ormai diventati iconici il Ferrari Brut, il Ferrari Maximum Brut Blanc de Blancs, il Ferrari Rosé, il Ferrari Perlé millesimato, le Riserve Lunelli e il mitico Giulio Ferrari Riserva del Fondatore. Spumanti unici, vere e proprie icone che esaltano lo stile di una cantina senza eguali e un territorio - il Trentino - che ha dimostrato di poter competere ad armi pari con le migliori bollicine del mondo, Champagne compreso.
Gli studi e le prime esperienze tra Germania e Francia
Nato nel 1879 a Calceranica, sulle sponde del lago di Cadonazzo, da una famiglia della borghesia agricola trentina, Giulio Ferrari dopo le scuole primarie frequenta l'Istituto Agrario di San Michele all'Adige. Nel 1897, finito il biennio di studi, parte per la Francia dove si specializza in viticoltura alla prestigiosa Ecole Superieure Agronomique di Montpellier. Nel 1900 si trasferisce in Germania nella regione del Reno e qui, incuriosito dalle metodiche di vinificazione, si iscrive al Botanisches Institut di Geisenheim. Si sposta poi nel territorio della Champagne, precisamente a Épernay, dove l'amico Pierlot, che aveva conosciuto a Geisenheim, gli propone uno "stage" lavorativo. È qui che intuisce le analogie pedoclimatiche delle colline di Reims con le montagne del Trentino. In seguito ritorna a Montpellier dove è assunto dal vivaista Richter. Qui perfeziona la conoscenza della moltiplicazione delle talee e dell'innesto della vite. Grazie alla ditta Richter ha anche l'opportunità di sperimentare le nuove tecniche di coltura della vite in Tunisia, all'epoca colonia francese.
Il ritorno in Trentino, la rivoluzione, l’ingresso di Lunelli
Ormai la carriera di Ferrari è scritta: il giovane enologo ha intuito la straordinaria vocazione spumantistica del Trentino e comincia a diffondere, per primo in Italia, le barbatelle di Chardonnay. Dalle barbatelle alla spumantizzazione il passo è breve e così comincia a produrre poche selezionatissime bottiglie con il metodo "champenois". Bottiglie che da subito entrano nel cuore dei cultori più esigenti che mai, in Italia, avevano assaggiato spumanti così eleganti e rivoluzionari.
Il successivo ingresso in società di Bruno Lunelli - scelto da Ferrari in persona per portare avanti il suo sogno - segna una svolta per le bollicine trentine: negli anni Cinquanta l’azienda incrementa la produzione, senza mai scendere a compromessi con la qualità, seguendo quella stessa linea tracciata dal fondatore. La tradizione continua e Bruno Lunelli trasmette la passione ai suoi figli: sotto la guida di Franco, Gino e Mauro, la maison Ferrari diventa leader in Italia e sinonimo del brindisi italiano per eccellenza. In questi anni stanno vedendo la luce alcune delle etichette destinate a entrare nella storia: il Ferrari Brut, il Ferrari Maximum Brut Blanc de Blancs, il Ferrari Rosé, il Ferrari Perlé millesimato, le Riserve Lunelli e il prestigioso Giulio Ferrari Riserva del Fondatore.
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Ferrari è la bollicina italiana nel mondo
Oggi, a distanza di 120 anni, quando dici ‘Ferrari’ parli delle bollicine italiane conosciute in tutto il mondo. Una realtà partita dalle 10mila bottiglie custodite nel 1952 (anno del passaggio di proprietà) nella storica cantina di via Belenzani e arrivata oggi a superare abbondantemente quota 6 milioni. Spumanti che hanno fatto la storia e che la faranno ancora per tanti, tantissimi anni, vini che parlano di una cantina dallo stile unico e di un territorio, quello trentino, che ha ormai vinto la scommessa di poter competere ad armi pari con le migliori bollicine del mondo, Champagne compreso ovviamente.
Il legame col territorio trentino
Al territorio trentino e alle sue montagne è infatti legata l’identità di Ferrari, che si fa ambasciatore di questi luoghi anche valorizzandone e promuovendone il patrimonio artistico. I festeggiamenti per il 120esimo anniversario - avvenuti all’inizio del 2022 - sono stati l’occasione per presentare la rinnovata bellezza di Villa Margon, gioiello cinquecentesco immerso nei vigneti e sede di rappresentanza del Gruppo Lunelli, che, negli ultimi due anni, è stata oggetto di importanti interventi di ristrutturazione, nonché di un attento lavoro di ricerca dal punto di vista storico e artistico. Nei meravigliosi affreschi della Villa - che continuerà a restare aperta al pubblico - era già raffigurata l’antica vocazione di queste terre alla produzione di vino, vocazione che Giulio Ferrari ha saputo intuire e che l’azienda porta avanti con l’orgoglio di una tradizione importante ma con lo sguardo sempre rivolto al futuro.
I 120 anni all’insegna della sostenibilità
Centoventi anni non li festeggia tutti i giorni un’azienda. Per questo Ferrari Trento ha voluto celebrare questo traguardo prestigiosissimo con un nuovo traguardo nel percorso verso la sostenibilità: la certificazione di azienda Carbon Neutrality. L’obiettivo, che rende pari a zero l’impatto climatico delle emissioni dirette, è stato raggiunto grazie ad una serie di scelte, avviate da anni, volte alla riduzione delle emissioni, fra cui la realizzazione di un parco fotovoltaico sul tetto della cantina e l’acquisto di energia elettrica unicamente da fonti rinnovabili, unite a un’attività di compensazione con crediti carbonici certificati.
Questo traguardo si aggiunge alla certificazione Biodiversity Friend e Biologica di tutti i vigneti di proprietà, ottenute rispettivamente nel 2015 e nel 2017, e si inserisce nella visione di responsabilità sociale di lungo termine dell’azienda, sancita pochi mesi fa anche dalla pubblicazione del primo Report di Sostenibilità.
Le emissioni di Ferrari Trento sono state certificate e compensate da Climate Partner, società internazionale specializzata nella valutazione e soluzione di problemi di impatto climatico, secondo il Greenhouse Gas Protocol Corporate Accounting and Reporting Standard, uno dei più noti metodi internazionali.
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Alberto Lupini
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