European Beer Trends 2023 Edition: timida ripresa per la birra europea

Segnali positivi per il settore, secondo l'ultimo report di The Brewers of Europe. In Italia la produzione è cresciuta ancora nel 2022 a 18,358 milioni di ettolitri. Ma le previsioni 2023 di vendite ed export sono nere

08 gennaio 2024 | 20:03

Un mercato della birra sulla strada della ripresa, come un animale che si lecca le ferite dopo una battaglia imprevista e durissima. È la fotografia del settore fornita dall’European Beer Trends - 2023 Edition, report annuale di The Brewers of Europe, il collettivo che riunisce a Bruxelles le associazioni birraie di 29 Paesi europee, dando voce a più di 10 mila attività. Le cicatrici della pandemia, che ha costretto bar e ristoranti a chiudere, sono mappate nell’ultima del rapporto sulle tendenze della birra europea. Somme che vedono l’Italia sorridere da anni sul fronte della produzione, anche se le previsioni 2023 non sono rosee.

 

Se nel 2020 erano 15,829 i milioni di ettolitri prodotti, il 2021 ha segnato una crescita a 17,643, confermata anche nel 2022 con 18,358 milioni di ettolitri. Basti pensare che il dato del 2016 recita 14,515 milioni di ettolitri. Cifre che proiettano il Bel Paese al nono posto europeo, dopo Germania (solidissima in testa con 87,832 milioni di ettolitri nel 2022), Spagna (41,136), Polonia (37,797) e, seguire, Uk, Belgio, Olanda, Francia e Repubblica Ceca. Decimo posto per la Romania, staccata di circa 3 milioni di ettolitri.

I dati del 2023 non saranno così entusiasmanti, viste le anticipazioni delle organizzazioni del settore, con contrazioni nelle vendite del 6,6% nei primi 8 mesi dell’anno ed export crollato del 7,4% rispetto ai primi 6 mesi del 2022. Eppure, sempre secondo l’European Beer Trends - 2023 Edition, in molti altri Paesi del continente, il 2020 ha segnato la brusca fine della graduale crescita della produzione e del consumo di birra.

Birra in ripresa in Europa dal 2020

La ripresa è stata costante, pur senza tornare ai livelli pre-Covid. Le statistiche mostrano che le vendite di birra nell’Unione europea sono scese da 322 milioni di ettolitri nel 2019 a 297 milioni di ettolitri nel 2020. E mentre quasi due terzi delle perdite erano state assorbite entro la fine del 2022, il consumo di birra era ancora solo a 313 milioni di ettolitri. I dati mostrano anche come il settore dell’ospitalità abbia pagato il prezzo maggiore della situazione emergenziale, rimanendo sotto pressione a causa dell’aumento dei costi e del cambiamento degli stili di vita.

«Sebbene ogni Paese abbia le sue tradizioni - evidenzia Simon Spillane, head of operations di The Brewers of Europe - l’equilibrio tra il consumo immediato e il settore off-trade dei negozi al dettaglio si è spostato verso quest’ultimo. Tra il 2019 e il 2022, il mix di scambi on/off trade è passato da 68/32 a 59/41 in Spagna, da 35/65 a 31/69 nella Repubblica Ceca e da 45/55 a 41/59 nel Regno Unito». Gli elevati costi di produzione (a metà del 2023 erano del 20-25% più alti rispetto al 2019), insieme a un forte aumento dei costi delle spedizioni, hanno impedito la crescita dinamica delle esportazioni del decennio precedente.

Cresce il numero di birrifici in Europa

Buone notizie arrivano comunque dalla crescita del numero dei birrifici attivi. Nell’Ue è tornato a crescere da 9.500 birrifici nel 2021 a 9.680 nel 2022, ancora lontani dagli incrementi nell’ultimo decennio, quando il numero dei birrifici aumentava di mille all’anno. «Ma è un segnale sicuro che il fascino dei consumatori per la birra rimane - ravvisa ancora Simon Spillane - e, con questa crescita del numero dei birrifici, si ravvisa un aumento parallelo nella diversità e nell’ampiezza dell’offerta».

«I birrai - continua - sono persone naturalmente intraprendenti e positive. Siamo creativi e adattabili. Stiamo innovando per soddisfare la domanda dei consumatori di diversità e qualità, garantendo che ci sia una birra per tutti e per ogni occasione. Ad esempio, la birra analcolica rappresenta oggi oltre il 5% del mercato europeo della birra».

Le sfide del settore rimangono numerose. La guerra tra Russia e Ucraina sta per esempio causando difficoltà nell’approvvigionamento delle materie prime, a causa dell’impennata dei costi. Problematica che si va a sommare, sempre secondo quando emerge dall’European Beer Trends - 2023 Edition, alle difficoltà nell’importazione di cereali e malto, nel reperimento di bottiglie di vetro e di lattine, oltre che nella fluttuazione dei costi energetici.

L'aumento dei costi e la sfida al Parlamento Ue

«Per essere chiari - sottolinea l’head of operations di The Brewers of Europe - la maggior parte di questi fattori sta avendo effetti su tutta l’economia. Ma in questi tempi difficili, i produttori di birra hanno bisogno di un regime fiscale e politico di sostegno, che riconosca anche il contributo positivo e sostenibile che la birra e la produzione della birra apportano alle comunità europee, al suo benessere sociale e all’economia. Né possiamo ignorare la crisi climatica: la variazione delle temperature verso livelli estremi sta colpendo l’agricoltura, con raccolti che arrivano prima e, in alcuni casi, incendi e inondazioni che la distruggono».

Un quadro in cui la sostenibilità della produzione diventa ancora più una necessità. «Il futuro della birra - evidenzia Simon Spillane - è un futuro sostenibile. Abbiamo ridotto il nostro impatto ambientale e nel corso degli anni i nostri produttori di birra hanno lanciato centinaia di iniziative pionieristiche di sostenibilità. Continueremo la transizione verso un’economia pulita, stabile e circolare».

«Possiamo farlo anche mentre affrontiamo le crisi. Mentre ci avviciniamo al 2024, ci saranno elezioni in molti luoghi, non ultimo per il Parlamento Europeo a giugno. Ciò determinerà il futuro politico dell’Europa: quando la nuova Commissione europea sarà insediata, fisserà nuove priorità politiche. Noi birrai dovremo dimostrare l'importanza e l'unicità della birra, che sappiamo stare al passo con i tempi e che sappiamo adattarci ai cambiamenti ambientali».

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Alberto Lupini


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