Etichetta nutrizionale sugli alcolici Obbligatoria tra un anno, è già polemica

13 marzo 2017 | 18:16
I produttori di bevande alcoliche, vini compresi, hanno tempo un anno per trovare un accordo su un'etichetta per fornire ai consumatori informazioni circa gli ingredienti e il loro valore nutrizionale. Lo rende noto la Commissione europea, presentando il rapporto sull'etichettatura obbligatoria per le bevande alcoliche. Saranno esentate quelle con contenuto alcolico inferiore all'1,2% per volume. Se la Commissione riterrà la proposta di autoregolamentazione dei produttori inadeguata lancerà una valutazione di impatto che porterà a una regolamentazione.



Pronta è arrivata la risposta di Cia-Agricoltori: «I nostri produttori di vino - si legge in una nota ufficiale - non hanno certo bisogno di ulteriori aggravi burocratici e di costi aggiuntivi che, alla fine, andrebbero a gravare anche sui consumatori finali. Tanto più che i dettagli sul modo in cui verrebbero realizzate le nuove etichette sono confusi e difficilmente applicabili alla realtà vitivinicola europea, fatta di migliaia di aziende diversificate e non di poche imprese agro-industriali».

«Ai “burocrati” di Bruxelles - prosegue il comunicato - sfugge evidentemente che il vino è il prodotto che origina dalla fermentazione naturale dell’uva e non da un processo industriale su larga scala. Non è pensabile realizzare specifiche etichette per ognuna delle tipologie di vino prodotte: solo in Italia si tratterebbe di mettere mano a oltre 500 denominazioni riconosciute. In questo modo, non solo l’informazione rischia di trasformarsi in confusione ma si genererebbero oneri aggiuntivi e complicazioni eccessive, che sono insostenibili per le piccole e medie imprese vitivinicole».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Coldiretti: «L’etichetta nutrizionale sul vino e gli altri alcolici - spiegano - non deve tradursi in un inutile aggravio di oneri burocratici per le aziende vitivinicole, a partire da quelle medio-piccole che contribuiscono in misura importante al nuovo record delle esportazioni di 5,6 miliardi nel 2016. L’obiettivo comune deve essere quello di fornire informazioni corrette senza però che questo vada a caricare le imprese agricole di adempimenti burocratici difficili da sostenere, considerata la grande varietà delle produzioni made in Italy».

Negativa anche l'opinione di Confagricoltura che si dice «contraria all’etichetta nutrizionale e alle indicazioni degli ingredienti per il vino. Un costo notevole per il produttore con un effetto nullo sulla protezione dei consumatori. La tabella nutrizionale e la lista degli ingredienti non rientrano, infatti, fra gli elementi di scelta di un vino».

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Alberto Lupini


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