Chi era Vittorio Vallarino Gancia, lo storico re dello spumante

Cavaliere del lavoro e per anni presidente dei produttori di vino ha segnato un'epoca per l'enologia tricolore. Il marchio Gancia (oggi russo) è alla base della nascita delle bollicine italiane

13 novembre 2022 | 20:20

Vittorio Vallarino Gancia, lo storico re degli spumanti italiani, è morto a 90 anni. Per decenni guidò la Gancia, l’azienda piemontese che era stata fondata a Canelli dal suo bisnonno nel 1850 che inventò a metà Ottocento lo spumante italiano e diede origine a un marchio, il 'Gancia', che oggi accompagna i suoi prodotti in oltre sessanta Paesi in ogni continente. Nell’Ottocento era nato coi Gancia uno "champagne italiano" che non avesse nulla da invidiare a quello transalpino: il risultato fu lo "spumante", un vino a base moscato dall'aroma più dolce rispetto al cugino francese ma assai apprezzato, messo a punto con una procedura poi scolpita nella formula del "metodo classico”.

Vittorio Vallarino Gancia, nato nel 1932, aveva dedicato la vita all'azienda di famiglia (di cui era rimasto dal 1996 presidente onorario) portata a Canelli dal bisnonno Carlo, portandola a dimensioni e notorietà internazionali. Nella sua lunga vita, Vittorio Vallarino Gancia ha ricoperto diversi incarichi, tra i quali quelli di presidente del Consorzio dell’Asti, di Federvini, presidente dell'Unione italiana vini e presidente della Camera di commercio di Asti. . Nel 1994 il presidente della Repubblica Scalfaro lo nominò Cavaliere del Lavoro. A Canelli, dove era nato, restava per tutti "il dottor Vittorio". Laureato in Scienze politiche e grande tifoso della Juve (a un pranzo troppo lento alla fiera del tartufo d’Alba, si alzò e disse: sbrigatevi, alle 3 c’è la partita), il "dottor Vittorio" era conosciuto e riverito in paese per la sua semplicità. Fino a quando le condizioni di salute e il Covid lo hanno costretto a ritirarsi in casa. Con la moglie Rosalba, che gli è stata vicina fino all’ultimo giorno. Oltre alla moglie lascia i figli Massimiliano e Lamberto.

I Gancia, una famiglia potente e capace di innovare

La famiglia Ganica è stata potente, un po' come gli Agnelli o i Ferrero, per restare in Piemonte, al punto  da Walt Dinsey  e il suo indimenticabile  Biancaneve e i sette nani. E non a caso il re degli spumanti fu rapito dalle Brigate Rosse. Vittorio, imprenditore tenace che rappresentava la quarta generazione della dinastia, puntò molto sull’export, Cina compresa. «Mio padre dette vita in particolare a due spumanti molto interessanti — ha raccontato spesso il figlio Lamberto —. Il primo era il Gran Spumante, diventato poi Gran Dessert e successivamente Gran Reale, accessibile a tutti i palati; il secondo, nato negli anni Ottanta, è invece in Pinot di Pinot, selezione dei tre vitigni Pinot (bianco, grigio e nero), che ha insegnato agli italiani a bere lo spumante come aperitivo». Con il padre Lamberto si è impegnato nel lancio del primo spumante secco, il Rocca de Giorgi, con il nome della tenuta nell’Oltrepò pavese che forniva le uve.

 

Fra il 2011 il 2013 il brand è stato acquisito dalla Russian Standard del magnate della vodka Rustam Tariko, che comunque ha lasciato la produzione a Canelli con le uve del posto.

Nel 1975 il rapimento delle Brigate Rosse

Nel 1975 fu rapito dalla Brigate Rosse e poi liberato grazie a un blitz dei carabinieri con conseguente conflitto a fuoco in cui persero la vita l’appuntato Giovanni D’Alfonso e la terrorista Mara Cagol, fondatrice del gruppo armato assieme al marito Renato Curcio. Dopo che i carabinieri lo liberarono, si rimise a lavorare con sempre nuove idee, puntando anche sull'innovazione in cantina, aprendo anche nuove attività come una cantina in Puglia con vitigni bianchi internazionali.

 

Per il Consorzio Alta Langa, che raccoglie rappresentanti delle case spumantiere e dei produttori di uve, Vittorio Vallarino Gancia «è stato un insostituibile ispiratore e un grande sostenitore: tutti i produttori, di ieri, di oggi e di domani, devono molto alla sua figura e alla sua azione». «Se ne va un grande imprenditore, re indiscusso dello spumante italiano», è l'omaggio della ministra del Turismo Daniela Santanché. «Perdiamo - ha detto il ministro per la pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo - un imprenditore che ha portato il Piemonte nel mondo. Mi unisco al cordoglio dei piemontesi ed esprimo sentimenti di vicinanza alla famiglia».

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Alberto Lupini


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