Donne e birra, binomio storico Tutto iniziò più di 6mila anni fa

In occasione della Giornata internazionale della Donna, l’Associazione dei birrai e maltatori italiani ha voluto ripercorrere la storia millenaria della birra, in cui l’universo femminile ha avuto un ruolo fondamentale

06 marzo 2020 | 16:51
Otto marzo, Giornata internazionale della Donna. Per celebrarla in modo inedito, AssoBirra, l’Associazione dei birrai e maltatori italiani, ha voluto inquadrare da un’angolatura privilegiata il binomio donne-birra.

Intanto alcuni dati significativi emersi dall’indagine “Gli Italiani e la birra”, commissionata da AssoBirra ad AstraRicerche nel 2018. Il 70% delle donne italiane consuma birra e il 30% di loro lo fa almeno due volte a settimana. Negli ultimi 5 anni inoltre 4 donne su 10 hanno aumentato i consumi di birra, diventando delle vere esploratrici del gusto. La birra è infatti sempre molto amata dall’universo femminile e le beer lover italiane hanno le idee molto chiare, soprattutto quando si parla di preferenze in fatto di cibo e bevande: il 58% delle italiane beve la birra perché ne apprezza il gusto, il 48% perché è facile da abbinare con i cibi il 37% perché crea condivisione.


In costante crescita il numero di donne appassioante di birra

Questa l’attualità. Ma AssoBirra ha voluto ripercorrere la storia millenaria della birra, in cui le donne si sono rivelate figure fondamentali. Ecco alcuni spunti di rilievo.

Mesopotamia 4500 a.C. una donna abbandona una ciotola piena d’orzo come dono propiziatorio per gli dei. L’orzo resiste alla pioggia battente per poi essere riscaldato dal sole e iniziare a fermentare. In un villaggio sconosciuto tra il Tigri e l’Eufrate nasce, a opera di una donna, la prima birra. In questa regione la storia della birra è sempre stata legata al mondo femminile: era considerata infatti un alimento, al pari del pane, e la sua produzione era naturalmente affidata alle donne, tanto che nel corredo di ogni sposa non mancavano mai gli strumenti e gli ingredienti necessari a prepararla.

In antichità, inoltre, la birra è sempre stata associata al concetto di fertilità, al rito delle messi e alle divinità femminili come Ninkasi, venerata dai sumeri e considerata dea della birra. La leggenda vuole che sia nata da "una fresca acqua frizzante” e che questa dea sia nata per “soddisfare il desiderio e appagare il cuore”.

Nel 1° secolo a.C. sarà la regina Cleopatra, grazie alle relazioni diplomatiche con i romani, a facilitare l’esportazione della birra al di là del Mediterraneo, dove il vino all’epoca la faceva da padrone. Non fu facile per i Romani acquisire questa nuova abitudine di consumo. Nel corso dei secoli però la birra riuscì ad affermarsi tanto da legarsi alla dea Cerere, la controparte femminile di Bacco e del suo vino, da cui il nome “cerevisa”. Che già in antichità le donne fossero estimatrici di birra è dimostrato anche dagli affreschi di Palazzo Cnosso, a Creta, datati tra il 2000 e il 1450 a.C .

Perché la produzione della birra faccia un grande passo avanti bisognerà attendere secoli. Furono infatti i monaci a modernizzare le tecniche di una tradizione brassicola medievale ancora piuttosto primitiva. Ai monaci il merito di aver fatto ordine nelle fasi produttive, dettando le norme igieniche e codificando così le tecniche. Ma fu la monaca tedesca Hildegard von Bingen, intorno al 1100, a sistematizzare per prima gli studi sul luppolo e a impiegarlo come aromatizzante al posto delle spezie.

Le campagne e i villaggi inglesi, poi, daranno i natali alla figura della alewise, letteralmente birraia: nel 1700 l’80% delle licenze per produrre birra era in mano alle donne (che comunque dovevano avere l’appoggio di un uomo per ottenerla).

Per informazioni: www.assobirra.it

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Alberto Lupini


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