Discovery Grillo: con il Consorzio Vini Doc Sicilia focus su un’uva identitaria

A fine giugno due giornate intense di approfondimento, studio, degustazioni, masterclass, convegni scientifici e visite guidate tra aziende e vigne dove nasce, fruttifica ed esplode quest’uva inebriante di Sicilia

08 luglio 2022 | 17:02
di Antonio Iacona

Il modo migliore per presentare uno dei vini maggiormente simbolo della Sicilia, il Grillo, è stato indovinato già la sera prima. Calici pronti, tramonto sul mare e sguardo della terrazza de “I Bucanieri” ristorante di Marsala, nel Trapanese, proiettato direttamente su onde e barche a vela ormeggiate in questo angolo paradisiaco dell’isola. È qui che il Consorzio di tutela vini Doc Sicilia ha dato ufficialmente il benvenuto a una cinquantina tra giornalisti, produttori, enologi e operatori di settore per un evento che non lasciava spazio a dubbi: “Discovery Grillo”. Due giornate intense di approfondimento, studio, degustazioni, masterclass, convegni scientifici e visite guidate tra aziende e vigne dove nasce, fruttifica ed esplode quest’uva inebriante di Sicilia, nata dal connubio (leggasi “incrocio”) tra il Catarratto bianco e lo Zibibbo o Moscato di Alessandria. La firma di tale “esperimento” sarebbe quella di Antonio Mendola a fine ‘800 e studi molecolari lo confermerebbero.

Biglietto da visita dell'isola

Il fatto, comunque, rimane: oggi il Grillo riesce a esprimere grandi potenzialità, si sta rivelando sempre più il biglietto da visita dell’isola e può svelare più volti, ciascuno con un fascino diverso, da una parte all’altra della Sicilia. Così ha confermato la degustazione “alla cieca” organizzata per l’indomani, 29 giugno, nel suggestivo Baglio Oneto, sempre in territorio marsalese. Se si vuole respirare l’aria della Sicilia di un tempo, quella delle masserie oggi recuperate per creare luoghi di charme e di eleganza, questo è il luogo giusto. Tanto giusto che ciascuno dei giornalisti si è sentito coccolato e a proprio agio, mentre il presidente della Doc Sicilia Antonio Rallo e l’enologa Lorenza Scianna conducevano la masterclass dedicata all’annata Grillo 2021.

Sicilia, più Paese produttore che regione

«La Sicilia – ha spiegato Rallo – per la complessità, non solo numerica, degli ettari vitati che rappresenta, può tranquillamente essere considerata come un Paese produttore, più che una regione. La Doc Sicilia è tra le prime 5 denominazioni d’Italia, con i suoi 7.902 produttori e con una produzione che nel 2021 ha registrato 96 milioni e mezzo di bottiglie, +6% rispetto al 2020. Il Grillo si inserisce in questa scia positiva con 21 milioni di bottiglie, +26% sul 2020. Sul fronte biologico, poi, quello siciliano è il vigneto più grande d’Italia, poiché rappresenta il 30% della superficie italiana».

Un mondo enologico

Anche sul fronte della vendemmia, in Sicilia il rito si consuma più a lungo che in altre parti d’Italia, con un territorio molto diversificato e oltre 100 giorni di raccolta, da Trapani all’Etna, da Messina ad Agrigento alle isole minori. Di “intelligenza adattativa” del Grillo ha poi parlato Scianna, aggiungendo che «questo vitigno si è ben ripreso anche dopo l’effetto tragico della fillossera. Ha attecchito subito, anche grazie ai portinnesti. L’aspetto eterogeneo dell’isola ha fatto e fa il resto, presentando da provincia a provincia aspetti sempre diversi per clima, piovosità, orografia, escursioni termiche, caratteristiche pedoclimatiche».

Territori differenti nei calici

E la degustazione a Baglio Oneto ha voluto, in un certo senso, confermare proprio tali aspetti, con 6 produzioni differenti da 6 territori diversi. Da Palermo a Caltanissetta, da Ragusa a Siracusa, da Agrigento a Trapani, un vero e proprio tour tra i colori, i profumi e i sapori della stessa annata ma da province diverse. Ed ecco anche il ruolo fondamentale del Consorzio Doc Sicilia, che deve tutelarlo e valorizzarlo in tutti i suoi volti e caratteri.

Eleganza e freschezza

Tra le caratteristiche riscontrate al calice, nonostante le già sottolineate differenze, l’eleganza di ciascun vino, il colore brillante, a tratti tendente al verdolino, a tratti più scarico, ma mai deludente né al naso né al palato. Ai fiori gialli si è aggiunto quasi sempre il sentore agrumato, cui hanno fatto seguito una buona acidità e freschezza in bocca, con qualche etichetta (non svelata) anche molto persistente e che invitava a nuovi sorsi.

Il fattore sostenibilità

Le conferme della bontà del lavoro svolto finora sono proseguite anche nel pomeriggio, con il convegno scientifico svoltosi all’Enoteca regionale siciliana della Sicilia Occidentale, che ha sede nell’affascinante Castello di Alcamo, con l’adiacente teatro della città, dedicato naturalmente al Poeta Cielo d’Alcamo. È qui che, in un intenso pomeriggio, si sono alternati studiosi, produttori, enologi, agronomi, per illustrare numeri e tesi su “Sostenibilità e percorsi virtuosi”. Un approfondimento che ha rivelato lo stato di salute dell’isola anche su questo fronte, toccando numerosi temi: la sostenibilità nella filiera vitivinicola, in vigna, in cantina e, infine, sul mercato. Aspetti differenti di un unico volto, che proietta la Sicilia tra le regioni innovative in tal senso. Oggi sono 31 le cantine associate alla Fondazione SOStain Sicilia (ente di certificazione indipendente, in rappresentanza di oltre 28.000 ettari di superficie vitata), che seguono questo percorso virtuoso e rispettoso dell’ambiente. Per farne parte, è doveroso osservare determinate regole, un vero e proprio “decalogo”, a cominciare dal divieto assoluto all’uso di diserbanti chimici.

 

Ad aprire i lavori del convegno è stato il presidente della Fondazione SOStain, Alberto Tasca, seguito da numerosi relatori, tra cui enologi, docenti e produttori. A chiudere l’incontro con la stampa, invece, è stata un’altra interessante degustazione di etichette Grillo nell’adiacente Castello di Alcamo, tra i siti culturali più belli del territorio trapanese.

 

siciliadoc.wine

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