Denominazioni italiane su vini stranieri La proposta arriva dalla Commissione Ue
25 gennaio 2016 | 16:09
Valgono almeno 3 miliardi i vini made in Italy identificati da denominazioni che rischiano ora di essere di essere scippate all’Italia se la Commissione europea consentirà anche ai vini stranieri di riportare in etichetta nomi quali Aglianico, Barbera, Brachetto, Cortese, Fiano, Lambrusco, Greco, Nebbiolo, Picolit, Primitivo, Rossese, Sangiovese, Teroldego, Verdicchio, Negroamaro Falanghina, Vermentino o Vernaccia, solo per fare alcuni esempi. È l’allarme lanciato dalla Coldiretti in riferimento all’avvio del processo di revisione delle norme che disciplinano l’etichettatura dei vini previste dal regolamento CE n. 607/2009, da parte delle competenti istituzioni dell’Unione europea.
Nella fase di preparazione della proposta di modifica del regolamento la direzione generale Agricoltura e sviluppo rurale della Commissione europea ha ipotizzato infatti di liberalizzare l’uso nell’etichettatura di tutti i vini, compresi quelli senza indicazione geografica, di quei nomi di varietà che oggi sono riservati in virtù delle norme comunitarie vigenti.
In pratica si tratta di consentire l’uso di denominazioni senza un riferimento geografico ma con solo il nome del vitigno, senza curarsi del fatto che la storia e la tradizione le abbiano legate a un determinato territorio. Il risultato sarebbe una pericolosa banalizzazione di alcune tra le più note denominazioni nazionali che si sono affermate sui mercati nazionale ed estero grazie al lavoro dei vitivinicoltori italiani.
Una concorrenza sleale che fa gola a competitor tradizionali come la Spagna ma anche a Paesi emergenti nel panorama viticolo comunitario che vorrebbe equiparare l'uso di vitigni internazionali come Chardonnay e Merlot con gli autoctoni che caratterizzano il Vigneto Italia che può contare su ben 500 varietà di uve da vino.
«Il futuro dell’agricoltura italiana ed Europea dipende dalla capacità di promuovere e tutelare le distintività territoriali che sono state la chiave del successo nel settore del vino dove hanno trovato la massima esaltazione - ha affermato Roberto Moncalvo presidente della Coldiretti e vicepresidente degli agricoltori europei del Copa nel sottolineare che - difendere la normativa comunitaria è la premessa per essere più forti nei difficili negoziati internazionali che ci attendono a partire dall’accordo di libero scambio con gli Usa».
L’Italia nel 2015 ha sorpassato la Francia ed è diventata il primo produttore mondiale di vino con un quantitativo di produzione stimato a 48,9 milioni di ettolitri secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati della Commissione Europea che attesta un calo dell’uno% dei raccolti in Francia dove la produzione si dovrebbe essere fermata a 46,6 milioni di ettolitri mentre al terzo posto disi trova la Spagna con 36,6 milioni di ettolitri in calo del 5%.
La produzione made in Italy è destinata per oltre il 45% ai 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc) e ai 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), quasi il 30% ai 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante a vini da tavola. L’andamento della vendemmia è stato accompagnato da un risultato storico sul lato delle esportazioni che hanno raggiunto il record di 5,4 miliardi con un incremento del 6% in valore, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat relative ai primi dieci mesi del 2015. In Italia il vino genera quasi 9,5 miliardi di fatturato solo dalla vendita del vino e che dà occupazione a 1,25 milioni di persone.
Nella fase di preparazione della proposta di modifica del regolamento la direzione generale Agricoltura e sviluppo rurale della Commissione europea ha ipotizzato infatti di liberalizzare l’uso nell’etichettatura di tutti i vini, compresi quelli senza indicazione geografica, di quei nomi di varietà che oggi sono riservati in virtù delle norme comunitarie vigenti.
In pratica si tratta di consentire l’uso di denominazioni senza un riferimento geografico ma con solo il nome del vitigno, senza curarsi del fatto che la storia e la tradizione le abbiano legate a un determinato territorio. Il risultato sarebbe una pericolosa banalizzazione di alcune tra le più note denominazioni nazionali che si sono affermate sui mercati nazionale ed estero grazie al lavoro dei vitivinicoltori italiani.
Una concorrenza sleale che fa gola a competitor tradizionali come la Spagna ma anche a Paesi emergenti nel panorama viticolo comunitario che vorrebbe equiparare l'uso di vitigni internazionali come Chardonnay e Merlot con gli autoctoni che caratterizzano il Vigneto Italia che può contare su ben 500 varietà di uve da vino.
«Il futuro dell’agricoltura italiana ed Europea dipende dalla capacità di promuovere e tutelare le distintività territoriali che sono state la chiave del successo nel settore del vino dove hanno trovato la massima esaltazione - ha affermato Roberto Moncalvo presidente della Coldiretti e vicepresidente degli agricoltori europei del Copa nel sottolineare che - difendere la normativa comunitaria è la premessa per essere più forti nei difficili negoziati internazionali che ci attendono a partire dall’accordo di libero scambio con gli Usa».
L’Italia nel 2015 ha sorpassato la Francia ed è diventata il primo produttore mondiale di vino con un quantitativo di produzione stimato a 48,9 milioni di ettolitri secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati della Commissione Europea che attesta un calo dell’uno% dei raccolti in Francia dove la produzione si dovrebbe essere fermata a 46,6 milioni di ettolitri mentre al terzo posto disi trova la Spagna con 36,6 milioni di ettolitri in calo del 5%.
La produzione made in Italy è destinata per oltre il 45% ai 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc) e ai 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), quasi il 30% ai 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante a vini da tavola. L’andamento della vendemmia è stato accompagnato da un risultato storico sul lato delle esportazioni che hanno raggiunto il record di 5,4 miliardi con un incremento del 6% in valore, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat relative ai primi dieci mesi del 2015. In Italia il vino genera quasi 9,5 miliardi di fatturato solo dalla vendita del vino e che dà occupazione a 1,25 milioni di persone.
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Alberto Lupini
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