Delicio 2016 di Cva Canicattì Un rosato minerale ed equilibrato
04 settembre 2017 | 09:31
Chi dovrebbe fare ottimi vini: un’azienda padronale con 10 ettari o una cooperativa che di ettari ne gestisce più di 800? Direte che è una domanda assolutamente retorica, invece in alcuni casi non è affatto come voi istintivamente pensate. Succede con Cva che nelle assolate terre tra Agrigento e Caltanissetta, in un territorio dove sono nati i personaggi di Pirandello, riesce a fare vini di eccellenza, promossi dal mercato, lodati nelle guide, medagliati col metallo più prezioso negli importanti concorsi cui partecipa, tipo il Concours Mondial de Bruxelles che con oltre 8mila campioni esaminati e una giuria internazionale di 300 membri è garanzia di autorevolezza.
Il grande merito dei dirigenti della cooperativa è stato ed è il sapere interpretare il mercato se non addirittura di prevederne le evoluzioni. Nasce nel 1969 col nome di Viticultori associati di Canicattì e i soci coltivavano frutta e specialmente uva Italia, allora di grande successo. La prima trasformazione alla fine degli anni '80 quando l’uva da tavola non tira più quindi si trasformano le viti e si fa vino che si vendeva nella quasi totalità sfuso.
Altra restaurazione nel 2000, quando si comprende che il vino sfuso non ha futuro economico per cui si rifà la cantina modernizzandola ed attrezzandola al meglio e cominciando a puntare sull’imbottigliato, contemporaneamente si convincono i soci a reimpiantare i vigneti in maniera più razionale e magari passando alle più pregiate varietà da vino dando rilievo alle autoctone, si abbandona la frutta e si ci dedica solo al vino che però deve essere di qualità e veramente espressione di un territorio fatto di gessi, di calcare, di argille e anche di zolfo. Si crea una squadra di tecnici e di consulenti che seguono le attività a cominciare dal vigneto fino ad arrivare alla commercializzazione. Nasce come azienda in rosso ma negli ultimi anni si introducono i bianchi autoctoni Grillo e Catarratto che arrivano al 30% e diventano trainanti dei premi vinti.
Nel 2004 ulteriore intuizione, si assume come consulente enologo, a guisa di direttore tecnico, un giovane Tonino Guzzo, appena liberatosi da una nota e blasonata azienda, che oggi è diventato il consulente di tante cantine di successo e che continua a sperimentare le più moderne evoluzioni del vino verso una sempre maggiore naturalità.
Dal 2013 presidente è Giovanni Greco che continua l’evoluzione, l’ammodernamento di cantina e vigneti e siccome il mercato continua ad essere un pò scettico nei riguardi delle cantine sociali si cambia il nome in Cva Canicattì, si ristudia il packaging e l’immagine dell’azienda, si seguono e guidano i soci con un protocollo strettissimo a cominciare dalla varietà giusta nel posto giusto. Questa attività tecnica si svolge tutto l’anno con il clou dal 1 luglio quando in vigna si inizia la selezione e la classificazione delle uve e si danno le istruzioni per la vendemmia decisa non da aridi parametri ma dall’assaggio dei chicchi. Poi durante la vendemmia non esiste più l’ammasso, non sono i produttori a decidere quando conferire le uve ma è la programmazione da parte della cantina effettuata in base ai propri tempi e a quelli dell’uva. Così si lavora meglio, senza affanno, senza asfissianti turni continui potendo quindi vinificare un’uva nelle migliori condizioni. Tra gli obiettivi in corso: l’aumento dei vini biologici nonchè l’introduzione di quelli senza solfiti aggiunti.
I premi e i riconoscimenti portano al successo di vendita per cui le bottiglie sono diventate 900mila di cui oltre la metà vendute all’estero. Delle oltre 20 etichette degustiamo un rosato che tanto successo sta avendo all’estero specie negli Usa, una tipologia che negli anni scorsi era stata negletta ma che sta riscuotendo il successo che merita.
Le uve del Delicio sono Nero d’Avola al 70% per dare corpo e Nerello Mascalese per la freschezza, provengono da viti di 15 anni circa in terreni sabbio-limosi ricchi di calcare nella fascia mediana e meridionale dell’agrigentino, a quote dai 200 ai 600 metri. Pur provenendo da uve rosse la vinificazione è quella tipica di un vino bianco per ottenere un voluto colore tenue, delicato: niente macerazione con le bucce, fermentazione con lieviti selezionati in acciaio a temperatura controllata, niente malolattica, affinamento di 3 mesi in acciaio e uno in bottiglia, stabilizzazione a freddo e solfiti aggiunti così pochi che se ne trovano in bottiglia 50 mg/l.
Nel calice il colore è rosa tenue con sfumature ramate. All’olfatto note fruttate di lamponi, pesca, melone giallo, fiori di campo, è fine, elegante, pulitissimo. Al palato migliora ulteriormente invadendolo con la buona mineralità che sfiora verso sensazioni sapide, freschezza affiancata ad una struttura robusta, eccellente l’equilibrio complessivo completato da un retrogusto lungo. Un riuscito rosato piacevolissimo ed intenso.
Amiamo questa tipologia perché permette in tante occasioni di onorare la tavola accompagnandola a tutto pasto. Un abbinamento perfetto del Delicio è col pesce azzurro fritto, con bollito di manzo ed una salsa verde, specialmente con la pizza, sostituendo l’inflazionata birra industriale. Sono 40mila bottiglie che in enoteca vengono comprate a 10 euro.
Per informazioni: www.cvacanicatti.it
Il grande merito dei dirigenti della cooperativa è stato ed è il sapere interpretare il mercato se non addirittura di prevederne le evoluzioni. Nasce nel 1969 col nome di Viticultori associati di Canicattì e i soci coltivavano frutta e specialmente uva Italia, allora di grande successo. La prima trasformazione alla fine degli anni '80 quando l’uva da tavola non tira più quindi si trasformano le viti e si fa vino che si vendeva nella quasi totalità sfuso.
Altra restaurazione nel 2000, quando si comprende che il vino sfuso non ha futuro economico per cui si rifà la cantina modernizzandola ed attrezzandola al meglio e cominciando a puntare sull’imbottigliato, contemporaneamente si convincono i soci a reimpiantare i vigneti in maniera più razionale e magari passando alle più pregiate varietà da vino dando rilievo alle autoctone, si abbandona la frutta e si ci dedica solo al vino che però deve essere di qualità e veramente espressione di un territorio fatto di gessi, di calcare, di argille e anche di zolfo. Si crea una squadra di tecnici e di consulenti che seguono le attività a cominciare dal vigneto fino ad arrivare alla commercializzazione. Nasce come azienda in rosso ma negli ultimi anni si introducono i bianchi autoctoni Grillo e Catarratto che arrivano al 30% e diventano trainanti dei premi vinti.
Nel 2004 ulteriore intuizione, si assume come consulente enologo, a guisa di direttore tecnico, un giovane Tonino Guzzo, appena liberatosi da una nota e blasonata azienda, che oggi è diventato il consulente di tante cantine di successo e che continua a sperimentare le più moderne evoluzioni del vino verso una sempre maggiore naturalità.
Giovanni Greco
Dal 2013 presidente è Giovanni Greco che continua l’evoluzione, l’ammodernamento di cantina e vigneti e siccome il mercato continua ad essere un pò scettico nei riguardi delle cantine sociali si cambia il nome in Cva Canicattì, si ristudia il packaging e l’immagine dell’azienda, si seguono e guidano i soci con un protocollo strettissimo a cominciare dalla varietà giusta nel posto giusto. Questa attività tecnica si svolge tutto l’anno con il clou dal 1 luglio quando in vigna si inizia la selezione e la classificazione delle uve e si danno le istruzioni per la vendemmia decisa non da aridi parametri ma dall’assaggio dei chicchi. Poi durante la vendemmia non esiste più l’ammasso, non sono i produttori a decidere quando conferire le uve ma è la programmazione da parte della cantina effettuata in base ai propri tempi e a quelli dell’uva. Così si lavora meglio, senza affanno, senza asfissianti turni continui potendo quindi vinificare un’uva nelle migliori condizioni. Tra gli obiettivi in corso: l’aumento dei vini biologici nonchè l’introduzione di quelli senza solfiti aggiunti.
I premi e i riconoscimenti portano al successo di vendita per cui le bottiglie sono diventate 900mila di cui oltre la metà vendute all’estero. Delle oltre 20 etichette degustiamo un rosato che tanto successo sta avendo all’estero specie negli Usa, una tipologia che negli anni scorsi era stata negletta ma che sta riscuotendo il successo che merita.
Le uve del Delicio sono Nero d’Avola al 70% per dare corpo e Nerello Mascalese per la freschezza, provengono da viti di 15 anni circa in terreni sabbio-limosi ricchi di calcare nella fascia mediana e meridionale dell’agrigentino, a quote dai 200 ai 600 metri. Pur provenendo da uve rosse la vinificazione è quella tipica di un vino bianco per ottenere un voluto colore tenue, delicato: niente macerazione con le bucce, fermentazione con lieviti selezionati in acciaio a temperatura controllata, niente malolattica, affinamento di 3 mesi in acciaio e uno in bottiglia, stabilizzazione a freddo e solfiti aggiunti così pochi che se ne trovano in bottiglia 50 mg/l.
Nel calice il colore è rosa tenue con sfumature ramate. All’olfatto note fruttate di lamponi, pesca, melone giallo, fiori di campo, è fine, elegante, pulitissimo. Al palato migliora ulteriormente invadendolo con la buona mineralità che sfiora verso sensazioni sapide, freschezza affiancata ad una struttura robusta, eccellente l’equilibrio complessivo completato da un retrogusto lungo. Un riuscito rosato piacevolissimo ed intenso.
Amiamo questa tipologia perché permette in tante occasioni di onorare la tavola accompagnandola a tutto pasto. Un abbinamento perfetto del Delicio è col pesce azzurro fritto, con bollito di manzo ed una salsa verde, specialmente con la pizza, sostituendo l’inflazionata birra industriale. Sono 40mila bottiglie che in enoteca vengono comprate a 10 euro.
Per informazioni: www.cvacanicatti.it
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Alberto Lupini
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