Dei Principi di Spadafora Nei vini tutta la nobiltà siciliana
Dei Principi di Spadafora non è tanto per dire, perché Francesco Spadafora è proprio un principe. La famiglia risale al XIII secolo ed ha occupato importanti cariche
16 giugno 2019 | 18:05
di Gianni Paternò
Francesco Spadafora
Siamo in territorio di Monreale, contrada Virzì, dove vive, ma a pochi km da Camporeale; nei 100 ettari vitati a quote dai 250 ai 400 metri ci sono Syrah, Grillo, Catarratto, Nero d’Avola ed altri, da sempre coltivati biologicamente, facendo di tutto per raggiungere l’ottimo a cominciare dalle rese che in media sono di soli 45 q/ha. Tutti vini naturali che fanno fermentazioni spontanee in cemento creando il pied de cuve dalle stesse uve che poi vengono aggiunte gradatamente, solfiti in quantità minimale a mai in fase di fermentazione. Da anni la produzione è di 250mila bottiglie, non sforzandosi di aumentarne il numero, il resto, uva di grande qualità, è venduto ben remunerato, inoltre una buona produzione di extravergine d’oliva di grande pregio. I possedimenti
La filosofia di Francesco si esprime nel totale rispetto di quanto il territorio riesca a dare senza effettuare alcun procedimento che possa rendere i suoi vini omogenei a quelli di altri produttori. Noblesse oblige, per cui non aderisce ad alcuna Doc, non intende confondersi con chi produce 140 q/ha, non accetta disciplinari affatto dedicati a fare qualità. Tutti i vini, anche bianchi, fanno la malolattica spontanea, regolando però i parametri fisici in modo da mantenerli freschi e con la giusta acidità, non si usano pompe per i rimontaggi per non stressare il mosto, quasi tutti fanno lunghi affinamenti e sono messi in commercio dopo anni quando sono perfettamente stabili ed evoluti.
Chiacchierare con Francesco è un puro piacere, la natura l’ha privilegiato: alto, di bell’aspetto, snello, chioma fluente e specialmente una voce calda, suadente, che ti affascina. Una persona ironica, colta (fonde la sua formazione classica ad attitudine ed esperienza agricola ed enologica), risoluta, consapevole della bontà di ciò che produce, magari pronto a ribattere se quello che dici non lo convince o se lo critichi senza dati oggettivi. Si vanta di non servirsi di un agronomo e di un enologo, la sua produzione è tutta sua creatura, si identifica col suo carattere, con la sua voglia di essere diverso anche se questo qualche volta suscita reazioni, anche se immotivate, da parte dei concorrenti. Lo affianca nel marketing la giovane figlia Enrica.
Schietto Nero d’Avola e Siriki
Forse unica cantina a riportare nel sito web per ogni vino oltre la scheda tecnica anche il certificato delle analisi di laboratorio effettuate da ente pubblico. Un sito che oltre ad informare con dettagli tecnici minuziosi è concepito come un blog, dove Francesco narra in prima persona i suoi pensieri, le sue emozioni.Delle 13 etichette ne degustiamo due: Schietto Nero d’Avola 2013, Selezione Limitata, il millesimo più giovane in commercio, e Siriki Bianco Grillo 2015, nome che si ispira a quelli della moglie e della figlia. Schietto è un crû che fermenta come detto sopra, affina metà in botti da 25 hl e metà in acciaio per 2 anni e il resto in bottiglia dopo chiarifica con bentonite e filtrazione larga. Nel calice ha colore rubino carico con bordi ancora vivacemente viola; un naso spazioso, intenso e fine di amarene e ciliege anche sotto spirito, lamponi, cacao, liquirizia, balsamo, spezie, macchia mediterranea e tanto altro; palato strepitoso, strutturato ed armonico, tannini splendidi, vivace acidità, retro lungo, finale infinito. Più che abbinarlo con la carne, godiamolo in salotto. Sono 7mila bottiglie, in enoteca a 20 euro.
Siriki 2015
Il Siriki è un orange wine, vinificato con le bucce come fosse un rosso, un vino macerato quasi ancestrale ma reso moderno e longevo con tanta tecnica fisica e mai chimica e ben 2 anni di sperimentazione, tanto che il 2015 è la prima e più recente annata. Fa solo cemento, acciaio e vetro a lungo. Colore ambra con riflessi bronzei, olfatto inizialmente fresco, di frutta matura pera, melone giallo, albicocca, una sfumatura vegetale e dando aria arriva l’esotico, complesso e particolare; bocca che si evolve dal morbido al minerale con un fondo di tannini leggeri che la arricchisce. Un vino di nicchia, che affascina e incuriosisce, capace di affrontare anche un tutto pasto dalla carne a molti pesci nonché i formaggi stagionati.Per informazioni. www.spadafora.com
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