Tutto nasce dalla ricerca delle diverse sfumature che un sorso di vino del Gallo Nero può regalare andando oltre alla semplice indicazione del comune di provenienza. Un vino fatto a Montefioralle, piuttosto che Lamole o Panzano, diverse per habitat con le loro specificità geologiche e climatiche ha lineamenti differenti da uno di Greve in Chianti che racchiude tutte queste frazioni. E lo stesso vale per Vagliagli, frazione di Castelnuovo Berardenga. Hanno un loro tratto distintivo i vini di Radda così come quelli Gaiole, Castellina e San Casciano.
Un vino fatto a San Donato in Poggio (accorpamento dei comuni di Barberino Tavarnelle e Poggibonsi) si inquadra a sé affacciandosi a nord su San Casciano, a est su Montefioralle e Panzano e a sud su Castellina in Chianti. In buona sostanza l’introduzione delle Unità Geografiche Aggiuntive (Uga) intende rappresentare un’ulteriore importante tappa nel percorso di valorizzazione delle caratteristiche distintive del Chianti Classico. Si inizia con i Chianti Classico Gran Selezione. Undici portabandiera, ognuno con la sua storia da raccontare. I primi riscontri? Conforta vedere già in molti ristoranti toscani l’indicazione della Uga in carta dei vini. Siamo solo all’inizio. Uga. Più di un acronimo. Un mondo da scoprire.
E i numeri sembrano dare ragione alla Gran Selezione, spinta dalla riconoscibilità delle 11 Uga: un elemento sempre più ricercato dai consumatori più attenti. La tipologia rappresenta attualmente circa il 6% della produzione totale di Chianti Classico (quest’ultima pari a 35-38 milioni di bottiglie, 270 mila ettolitri medi all’anno). L’introduzione di 11 Uga, in etichetta ufficialmente da luglio 2023, è l’ultima mossa del Consorzio, che dà la misura di un progetto unico nel panorama enologico italiano.
La genesi della Unità Geografiche Aggiuntive del Chianti Classico
Fino a oggi eravamo soliti dividere il territorio del Chianti Classico seguendo i confini degli 8 comuni che ne fanno parte. Di questi, 4 vi rientrano per intero: Castellina in Chianti, Gaiole in Chianti, Greve in Chianti e Radda in Chianti. I rimanenti 4 vi rientrano invece solo in parte e sono, in ordine di estensione: Castelnuovo Berardenga, San Casciano in Val di Pesa, Barberino Tavarnelle e Poggibonsi.
Oggi il territorio del Chianti Classico viene suddiviso in 11 aree più specifiche chiamate Unità Geografiche Aggiuntive (Uga). In particolare, le Uga del Chianti Classico sono, in ordine geografico: San Casciano, Greve, Montefioralle, Lamole, Panzano, Radda, Gaiole, Castelnuovo Berardenga, Vagliagli, Castellina, San Donato in Poggio.
Alcune di esse coincidono con i territori comunali prima citati: Castellina, Gaiole, Radda e San Casciano. Altre invece derivano dal frazionamento dei territori comunali in aree più specifiche: Greve, Lamole, Montefioralle, Panzano, Castelnuovo Berardenga e Vagliagli. San Donato in Poggio, al contrario, nasce dall’accorpamento di Barberino Tavarnelle e di una minuscola porzione di Poggibonsi.
Le Uga, uno strumento di valorizzazione del Chianti Classico
«Un’importante novità - commenta il Consorzio del Chianti Classico - approvata dall’Assemblea dei Soci a giugno 2021 e volta alla suddivisione del territorio di produzione in zone più ristrette e dotate di maggiore omogeneità, le Unità geografiche aggiuntive, per arrivare ad indicarne il nome in etichetta. Fra gli obiettivi, quello di rafforzare la comunicazione del binomio vino-territorio, aumentare la qualità in termini di identità e territorialità, consentire al consumatore di conoscere la provenienza delle uve e, non ultimo, stimolare la domanda attraverso la differenziazione dell’offerta. Per questo sono state individuate e delimitate undici Unità Geografiche Aggiuntive all’interno della zona di produzione del Chianti Classico, distinguibili in base a una combinazione unica di fattori naturali (composizione del suolo, microclima, giacitura dei vigneti, ecc.) e fattori umani (storia culturale, tradizioni locali, spirito di comunità).»
Anche i numeri sembrano dare ragione alla Gran Selezione, spinte dalla riconoscibilità delle 11 Uga: un elemento sempre più ricercato, a livello internazionale, dai consumatori più attenti. La tipologia rappresenta attualmente circa il 6% della produzione totale di Chianti Classico (quest’ultima pari a 35-38 milioni di bottiglie, 270 mila ettolitri medi all’anno). L’introduzione di 11 Uga (Unità Geografiche Aggiuntive), in etichetta ufficialmente da luglio 2023, è l’ultima mossa del Consorzio, che dà la misura di un progetto unico nel panorama enologico italiano. «Un traguardo storico per la denominazione - dichiara il presidente Giovanni Manetti - dal momento che adesso tutti i consumatori potranno finalmente scegliere vini provenienti dalle diverse Uga e apprezzare le sfumature del territorio del Gallo Nero. Un ulteriore passo per la valorizzazione delle caratteristiche distintive del Chianti Classico».
Le Uga del Chianti Classico: istruzioni per l’uso
L’utilizzo delle Uga del Chianti Classico, almeno inizialmente, è riservato ai Chianti Classico Gran Selezione. Le Uga non implicano alcuna classificazione o risvolto qualitativo. In altre parole un Chianti Classico con indicazione di Uga in etichetta non si configura per forza di cose come un vino di qualità superiore a un Chianti Classico che invece ne è privo. Lo stesso dicasi per due Chianti Classico prodotti da Uga differenti.
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Detto in modo ancora più chiaro: l’utilizzo della Uga in etichetta certifica soltanto l’area di provenienza delle uve. L’uso della Uga non è obbligatorio, anche nel caso in cui sull’etichetta sia specificato il nome di un vigneto (a differenza quindi di quanto accade con le Mga di Barolo e Barbaresco).
A differenza delle sottozone, per le Uga non è prevista nella normativa vigente alcuna possibilità di indicazioni restrittive relative ai parametri sia fisico-chimici che organolettici. Un Chianti Classico Gran Selezione che indichi il nome di una Uga in etichetta può contenere fino al 15% di un’altra Uga, così come stabilito dalla legge europea sulle denominazioni di origine.
Le Uga del Chianti Classico nel dettaglio
San Casciano (area del Comune di San Casciano in Val di Pesa all’interno della zona di produzione del Chianti Classico)
Partendo da Nord e proseguendo in senso orario la prima Uga che si incontra è proprio San Casciano. Parliamo di un altopiano alluvionale che si colloca attorno ai 300 metri sul livello del mare. Al suo interno scorrono i torrenti Terzona e Sugana. Nella parte meridionale il paesaggio si fa più montuoso con formazione di sillano e alberese. Nella zona bassa buona percentuale di scheletro localmente anche sotto forma di ciottoli silicei. Il frutto è normalmente rigoglioso con rimandi speziati e affumicati.
L’uniformità dei suoli, del paesaggio e del clima fa sì che anche i vini abbiano uno stile molto omogeneo e riconoscibile. Si distinguono in media per un colore meno intenso di altri, ma più fitto rispetto per esempio a Lamole, e per una struttura tannica sempre molto bilanciata, oltre che per un’acidità quasi mai aggressiva e per un frutto rotondo. Un poco più austeri sono invece i vini che nascono nella fascia meridionale della Uga, e in particolare nella parte alta del versante che si affaccia sulla valle della Greve, dove i vini iniziano ad assomigliare a quelli prodotti della vicina Uga Montefioralle. Nel complesso i vini di San Casciano hanno una beva molto piacevole che non ne compromette tuttavia la tenuta nel tempo.
Greve (frazionamento del comune di Greve in Chianti)
Punti di riferimento geografico sono i Monti del Chianti a est, il fiume Greve a ovest e il torrente Ema a nord. Forte presenza di argilliti scistose con formazione di sillano. Più defilata verso nord-est netta risulta la prevalenza del macigno. Microclima più fresco nella zona delle Marne del Sugame e non meno importante la fascia collinare lungo la sponda destra del fiume Greve. Qui troviamo macigno. Più in basso suoli più poveri e drenanti a dominante di arenaria.
Nonostante la vastità del territorio, i vini della Uga Greve evidenziano un tratto ricorrente fatto di sostanza e di energia, completato da un frutto in genere più scuro nella zona di Strada in Chianti, da un tocco di austerità nella zona di Greti e da una sensazione di maggiore freschezza invece nelle zone più alte di Ruffoli e nella valle di Dudda e Lucolena.
Montefioralle (frazionamento del comune di Greve in Chianti)
Si sviluppa interamente lungo la riva sinistra del fiume Greve. Il Borgo di Montefioralle si trova a sud del Borro del Bacherale e del Borro della Paurosa con versanti spesso terrazzati.
Le formazioni geologiche prevalenti in gioco sono la pietra forte e l’alberese, la cui presenza diffusa fa poi si che i vini di questa Uga abbiano uno stile piuttosto omogeneo, capace di combinare il tipico risvolto fruttato con una struttura che sa essere allo stesso tempo snella e rotonda, come ci si aspetta del resto da una zona più calda della media.
Lamole (frazionamento del comune di Greve in Chianti)
Con i suoi quasi mille ettari complessivi e novanta circa di vigneto, Lamole, è la più piccola Uga del Chianti Classico. La maggior parte dei vigneti si colloca fra i 500 e i 625 metri sul livello del mare, cosa che ne fa una dei distretti più tardivi della denominazione.
Formazione geologica a base macigno. Pendenze spesso importanti con il conseguente quanto tradizionale ricorso ai terrazzamenti. I vini si distinguono per un colore meno intenso di altri, un profilo floreale evidente e per una struttura di tutta eleganza e freschezza.
Panzano (frazionamento del comune di Greve in Chianti)
Siamo davanti a due opposti versanti. Quello orientale ricade ancora a pieno titolo nel bacino idrografico del fiume Greve. Quello occidentale rientra invece nel bacino idrografico del torrente Pesa e raccoglie in sé la maggior parte dei vigneti. Al suo interno la zona più conosciuta è quella della Conca d’Oro, per l’inconfondibile profilo paesaggistico.
Da qui derivano vini dalla riconoscibile vena terrosa. Vini a volte più fruttati e carnosi. Tornando invece al versante orientale, pietraforte e argilliti scistose, alta densità vitata.
Radda (intero comune di Radda in Chianti)
Il crinale montuoso poggia su due diversi bacini idrografici. A nord quello del torrente Pesa e a sud quello del torrente Arbia. Troviamo Macigno nella fascia alta della collina, argilliti scistose, formazione di sillano e pietraforte in quella medio-bassa.
Lungo le valli sono ricchi di scheletro con inserti a galestro. Quote altimetriche significative data la vicinanza dei Monti del Chianti, clima più fresco che porta con sé una vendemmia in genere piuttosto tardiva e uno stile nei vini centrato su frutti rossi e cenni tostati.
Gaiole (intero comune di Gaiole in Chianti)
Particolarmente utili al suo interno sono i corsi d’acqua che tratteggiano in modo naturale alcune aree. Per la precisione i torrenti Arbia, Rigo, Piana e Massellone. Quote altimetriche comprese in prevalenza tra i 400 e 500 metri sul livello del mare. Netta la prevalenza del Macigno interrotto qua e là da formazione di sillano e in parte alberese.
Non mancano tufo e arenaria. Vini dalla trama slanciata, dal tannino incisivo, erba di campo e lampi affumicati. Decisamente autorevoli in uno degli scacchieri più interessanti della Doc.
Castelnuovo Berardenga (frazionamento del comune di Castelnuovo Berardenga)
Questa Uga ha il suo riferimento storico e geografico nel borgo di San Gusmé. A nord e quindi nelle zone in media più elevate abbiamo Macigno e alberese, scendendo di quote abbiamo sabbie, meglio note come tufo senese e conglomerati marini.
All’estremo più meridionale troviamo invece le argille e i limi marini. Elevata anche la pietrosità calcare compatta su base arenaria. I vini si delineano sostanzialmente come espressioni di un clima caldo, dal frutto rosso cangiante con tocchi ematici e terrosi.
Vagliagli (frazionamento del comune di Castelnuovo Berardenga)
Siamo nell’ala occidentale del comune di Castelnuovo Berardenga con quote altimetriche che superano con regolarità i 400 metri sul livello del mare, arrivando a toccare i 500 metri nel comune di Vagliagli. Nella zona meridionale, più bassa troviamo sabbie e conglomerati marini.
A occidente vediamo depositi lacustri e risalendo ancora formazioni di sillano e alberese. Nelle zone più settentrionali il frutto si esprime in modo piuttosto brillante. Nel resto della Uga il frutto è scuro per una struttura tannica generosa e austera.
Castellina (intero comune di Castellina in Chianti)
Castellina è in assoluto la zona con la maggior superficie vitata. La distribuzione dei vigneti porta ad incontrare formazioni di sillano e alberese. La fascia meridionale si associa a depositi lacustri in genere più fini e argillosi.
Insomma, un quadro geologico complesso. A grandi linee possiamo comunque dire che nella fascia più alta del versante occidentale i vini si distinguono per una struttura saporita e per un frutto più brillante. Mentre nelle zone di origini lacustre hanno profumi più floreali che fruttati con cenni affumicati
San Donato in Poggio (parte del comune di Barberino Tavarnelle e una piccola porzione del comune di Poggibonsi all’interno dell’area di produzione del Chianti Classico)
Segnata dal corso del torrente Pesa. La formazione geologia di riferimento per l’intera area è l’alberese nella sua declinazione più classica. Ma non mancano qua e là pietraforte, formazioni di sillano, vene di argilliti scistose e una vasta area di sabbie marine.
Più agili e fruttati i vini prodotti sull’alberese. Eleganti e austeri quelli nascenti nella zona più meridionale. Galestro puro nella zona di Monsanto dal fruttato rigoglioso
Il territorio e la geologia del Chianti Classico
La catena montuosa più importante è quella conosciuta come Monti del Chianti, che si sviluppa lungo il confine orientale della denominazione dividendola dal Valdarno. Il punto più elevato è il Monte San Michele, che tocca gli 893 metri sul livello del mare. Più piccola, ma non meno importante, è la dorsale che unisce San Donato in Poggio a Vagliagli, passando per Castellina in Chianti. Questa dorsale divide la parte più interna della denominazione da quella più esterna. La prima è in media più fresca, la seconda è invece più calda, sia a nord che a sud. Le due catene principali sono poi unite da una dorsale secondaria che ha come centro il paese di Radda in Chianti.
Questa dorsale rappresenta un vero e proprio spartiacque: a nord c’è la Val di Pesa e la Valle di Greve, che si sviluppano in gran parte in provincia di Firenze, mentre a sud la Val d’Arbia, che si sviluppa per intero in provincia di Siena, così come tutte le colline circostanti. Delle tre valli, le prime due sono quelle che possono vantare la maggiore superficie vitata, mentre la Val d’Arbia è vitata soprattutto nella sua parte più meridionale.
Quote altimetriche
Tornando brevemente alle quote altimetriche, se nella parte centrale e in buona parte di quella meridionale oscillano in media fra i 300 e i 500 metri sul livello del mare, nella restante parte - ad eccezione dei Monti del Chianti - sono comprese in media fra i 300 e i 200 metri sul livello del mare. Infine, la quota massima dei vigneti destinati alla produzione di Chianti Classico è fissata a 700 metri sul livello del mare.
Unità cartografiche
La geologia del Chianti Classico è un argomento molto complesso e per essere compresa almeno nei suoi caratteri principali necessita di una semplificazione. Nello specifico nella mappa qui riportata le varie formazioni geologiche presenti sul territorio della denominazione sono state raggruppate in base ai tipi di suolo che generano e alle loro affinità dal punto di vista viticolo. Il processo di semplificazione ha portato all’individuazione di 11 unità cartografiche che possono essere a loro volta divise in due grandi categorie in base alla loro origine.
Le unità cartografiche di origine marina sono le più diffuse e possono essere divise in due grandi categorie: le arenarie e le marne.
Le arenarie si dividono in arenarie non calcaree (macigno), molto diffuse lungo la dorsale dei Monti del Chianti, e arenarie calcaree (pietraforte), meno diffuse e presenti soprattutto nella parte centrale della denominazione.
Le marne, per semplificare, coprono un ampio spettro di formazioni: dalle marne propriamente dette, come la formazione di sillano, ai calcari marnosi come l’alberese, fino alle argilliti scistose. Tipiche della parte sud della denominazione sono invece le sabbie e i conglomerati pliocenici così come le argille e limi marini. Le rocce verdi e ofioliti, la cui presenza è del tutto marginale, sono infine qui catalogate come di origine marina, in quanto originate da attività vulcaniche sottomarine.
Le unità cartografiche di origine continentale, pur essendo meno diffuse interessano aree spesso intensamente vitate. A nord, nella zona di San Casciano in Val di Pesa prevalgono i depositi fluviali antichi, seguiti dai depositi alluvionali fini nelle zone più basse. Lungo il confine sud-occidentale della denominazione incontriamo invece due diversi tipi di depositi lacustri: i depositi lacustri propriamente detti, caratterizzati spesso da una buona pietrosità, e i depositi lacustri fini, tipici delle colline più basse e caratterizzati al contrario da una presenza importante di argilla. I terrazzi fluviali, ovvero l’unità cartografica di origine più recente, sono invece presenti in modo irregolare sul territorio e in dimensioni spesso non mappabili a queste scale.
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Alberto Lupini
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