Come raccontare il vino sui social media: la ricetta di Andrea Zigrossi
Andrea Zigrossi in arte Trotterwine, è un giovanissimo influencer che dopo aver lavorato come sommelier nelle sale di importanti ristoranti per diversi anni, oggi gira il mondo raccontando sul suo profilo il vino
Autenticità, qualità e semplicità sono le caratteristiche che contraddistinguono il lavoro di Andrea Zigrossi in arte Trotterwine. Zigrossi, 31enne romano, sommelier e content creator ad oggi vanta nel suo profilo quasi 200mila follower. Prima di iniziare questa professione nel 2019, Andrea ha fatto tanta gavetta come cameriere lavorando anche all’estero fino a gestire le cantine di importanti ristoranti stellati. È ancora forte l’emozione per essere stato nominato “Best Wine Communicator” al Vino Influencer World Awards, il premio dedicato ai comunicatori digitali del mondo vitivinicolo che giorni fa ha riunito in Spagna 150 professionisti da tutto il mondo. Ma non è finita qui, tra i premi ricevuti di recente anche quello come “Best Wine Creator” al Vinòforum a Roma per il miglior utilizzo video nella comunicazione social. Andrea non si ferma mai e lo scorso anno ha anche scritto un libro per Mondadori che ha avuto molto successo dal titolo “In un mondo di-vino. Tutto quello che devi sapere per sceglierlo, gustarlo e conoscerlo”. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare come è nato e come funziona il suo lavoro.
Zigrossi, come sono diventato un influencer del vino
Partiamo con un ricordo o un’emozione del premio che hai recentemente ottenuto come Best Wine Communicator al Vino Influencer World Awards.
Sono sincero, non mi aspettavo di vincere, era un contesto internazionale davvero importante con più di 150 comunicatori di vino provenienti da oltre 30 paesi. Tra le motivazioni del mio premio l’autenticità del mio format dato che io ogni anno viaggio per un tour mondiale di 8 mesi vistando 50/60 cantine e raccontandole sui miei canali in italiano, francese e spagnolo. Il bello del vino è la condivisione e quando sono stata premiato ho ringraziato tutti invitando sul palco i miei amici e colleghi per condividerlo con me.
Andiamo alle origini. Qual è la tua formazione e cosa ti ha portato a fare l'influencer del vino?
Dopo il diploma di liceo scientifico, 13 anni fa, spinto dalla passione per questo mondo sono volato a Londra e ho iniziato a lavorare nella ristorazione. Ho cominciato come lavapiatti e poi sono passato in sala percorrendo la classica gavetta. Sono tornato in Italia e dopo il diploma di sommelier con la Fis, sono entrato nelle sale di importanti ristoranti stellati tra Italia e Svizzera. Ho creato il profilo Trotterwine nel 2017 iniziando a pubblicare i vini delle cantine dei ristoranti per i quali lavoravo: fino al 2019 è stato solo un hobby, poi ho lasciato la ristorazione e ho iniziato a lavorare come content creator per eventi, cantine e ristoranti. Da subito ho selezionato le realtà che ritenevo autentiche e di qualità, aspetto che non mai tralasciato. Preferisco definirmi content creator più che influencer, l’obiettivo del mio profilo era svecchiare questo settore che a volte è un po’ snob e parlare di vino in maniera semplice e diretta facendo appassionare più persone possibili. Credo fortemente che il vino debba essere inclusivo e per tutti e quando i miei follower mi scrivono che si stanno appassionando al vino grazie ai miei contenuti per è una grande soddisfazione.
Zigrossi, cosa fa un influencer del vino
Nell’aspetto pratico, come funziona il tuo lavoro e come si sviluppa il rapporto anche economico con le cantine?
Da novembre a marzo solitamente sono chiuso in ufficio alla ricerca delle cantine da raccontare in tutto il mondo. Ricevo richieste dalle cantine stesse per recarmi da loro e promuovere i vini o anche dagli organizzatori di eventi di questo settore. Le richieste per fortuna sono tantissime ed io faccio molta selezione, lavoro solo con chi fa prodotti di qualità e ha storie reali da raccontare. Spesso capita che la stessa cantina mi chiami ogni anno per parlare delle ultime novità. Il mio compenso deriva dalla creazione dei contenuti: solitamente propongo un pacchetto con varie proposte di realizzazione di reel e storie, poi è il cliente che sceglie la tipologia di pacchetto, il mio compenso deriva da qui. Chiaramente il reel richiede molto più impegno nella post produzione della storia che è più immediata. Nell’aspetto pratico testi, montaggio e parte social le curo da solo, ma spesso nei viaggi vengono due colleghi che mi aiutano per le riprese. Tornando al tour mondiale, capita anche che mi sia proposto io per una collaborazione lavorativa, specie in realtà fuori dall’Europa o in quelle dove non ti aspetti che producano vino di qualità.
Zigrossi, come è cambiata la comunicazione del vino
Come si è modificato l'approccio alla comunicazione nel mondo del vino alla luce del cambiamento nei consumi? Che prospettive immagini in futuro con un mercato sempre più difficile?
Come si sa oggi i social media sono uno strumento promozionale importantissimo per i giovani che non guardano più la tv, le aziende che vogliono avvicinarsi a questo target per comunicare devono affidarsi a professionalità come la mia. Questo è un mercato sempre più competitivo e dal mio punto di vista sono due gli aspetti chiave per il futuro: innovazione e autenticità. Le aziende devono utilizzare le nuove tecnologie digitali non solo per vendere il prodotto, ma anche per raccontare storie che coinvolgano il consumatore a un livello più profondo. Dall'altro lato, la trasparenza e l'autenticità sono fondamentali per mantenere la fiducia e creare una connessione con il pubblico. Il consumatore è sempre più informato e oggi cerca anche esperienze, non solo prodotti. Si devono trasmettere passione e valori che sono alla base del vino.
Ci sono giornalisti che assaggiano e consigliano vini da ben prima che ci fossero gli influencer, come si confrontano l'autorevolezza di queste figure con quelle come la tua? A tuo avviso c'è ancora il pregiudizio che divulgare sui social non sia autorevole?
Il modo di comunicare il vino è cambiato, i content creator producono materiale più divulgativo e accessibile rispetto ai giornalisti ma questo non vuol dire che una figura sia più autorevole dell’altra, sono due modi differente di raccontare il vino, il nostro è certamente più veloce. Ci tengo ad evidenziare che il background formativo è fondamentale. Io ho fatto molta esperienza e conosco la materia della quale parlo, ne ho anche la conoscenza tecnica, solo così puoi creare contenuti autorevoli. I pregiudizi ci sono ancora ma stanno sicuramente diminuendo, per fare questo mestiere ci vuole professionalità e il valore aggiunto lo fa la qualità del contenuto non il mondo nel quale lo si racconta.
Con il tuo lavoro hai avvicinato un nuovo target di consumatori al mondo del vino? E ti stai già approcciando all’intelligenza artificiale per i tuoi contenuti?
Sì è sempre stato un mio obiettivo creare contenuti per avvicinare i giovani o comunque i neofiti a questo mondo e farli appassionare. Al momento non uso l’Intelligenza artificiale perché credo fortemente che l’autenticità e il tocco umano siano il cuore della mia comunicazione.
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Alberto Lupini