Colli Orientali del Friuli, ecco come scoprire il territorio attraverso il vino
Una visita nel profondo Nord-est è decisamente consigliata, anche perché in moltissime aziende produttrici di vino si può soggiornare e vivere esperienze magiche in mezzo alle vigne
Benvenuti nel profondo Nord-est, benvenuti in Friuli. Solo Friuli, non Venezia Giulia, perché vi portiamo a fare un giro tra i Colli Orientali del Friuli, nella provincia di Udine. La denominazione corretta è Doc Friuli Colli Orientali con le sottozone Cialla, Refosco di Faedis, Schioppettino di Prepotto, Ribolla Gialla di Rosazzo e Pignolo di Rosazzo, con in predicato la prossima sottozona che sarà Savorgnano. Terra di montagne e colline, con poche pianure, che va da Tarcento a Corno di Rosazzo.
Appunto a Corno di Rosazzo ha la sede, presso la Villa Nachini Cabassi, il Consorzio tutela vini Friuli Colli Orientali e di Ramandolo che rappresenta circa 200 soci che lavorano 1.891 ettari di vigneto dove vengono coltivate per il 74% uve bianche e per il 36% di uve rosse, per un totale di 23 varietà.
Molte le varietà autoctone. La Malvasia Istriana, proveniente da Monenvasia in Grecia e portata dai Veneziani, ci dona un vino fresco, allegro e croccante con il classico retrogusto di mandorla amara. La Ribolla Gialla è un vitigno di difficile coltivazione: per poter dare il massimo deve essere coltivato in collina in luogo ventilato e limitarne la resa. Eclettica uva che ben si presta anche a lunghe macerazioni. Il Friulano (ex Tocai) è l’autoctono bianco per eccellenza, uva generosa con cui si produce l’omonimo vino, un bianco con una buona acidità, corpo leggero, ma non per questo meno scattante. Il Verduzzo Friulano, vinificato sia in bianco che in appassimento, ha come caratteristica principale i tannini che, anche se bianco, sono sempre presenti. E per ultimo, ma non per importanza, il Picolit, uva che ha difficoltà di impollinazione, pertanto con una produzione bassissima. Avendo la buccia spessa ben si presta all’appassimento offrendoci dei vini da meditazione e abbinamento con dolci ma anche formaggi.
Tra i rossi primeggia il Pignolo, così chiamato per la sua forma appunto a pigna. Uva dalla buccia spessa che si presta anche all’appassimento, infatti qualche azienda lo vinifica con uve in parte appassite creando un vino potente, scurissimo, tannico e di grande volume. Il Refosco dal Peduncolo rosso, chiamato così perché ha proprio il peduncolo rosso, è un vino allegro, con un corpo limitato ma dotato di grandissima bevibilità. Il classico vino rosso da pane e salame. Lo Schioppettino, dalla buccia che “schioppa”, esplode, non ha un colore intenso, ma intensi sono i sentori e i gusti che emana. Classicissimo precursore è il pepe, nelle sue varie sfumature, che deve essere presente. Ci dona un vino con buone possibilità di invecchiamento ma di ottima beva anche da giovane. Il Tazzelenghe prende il nome dall’espressione “tazza la lenghe”, taglia la lingua. Sono i tannini i protagonisti di questo vino, prodotto in quantità limitata ma che offre esperienze sensoriali di gran livello.
Il territorio del Friuli Colli Orientali è un’alternanza di colline e pianure che godono di un’ottima esposizione per la coltivazione della vite, in questo caso è veramente un terreno vocato a questo. I terreni sono composti dalla “ponca” chiamata anche “flysch” costituita da strati di argille calcaree, dette anche marne, e sabbie stratificate. Un terreno ricco di calcare e altri elementi che ne determinano il colore, dal grigio al giallo per arrivare alle marne rosse della zona di Albana a Prepotto (Ud). Nella zona di Rosazzo e Rocca Bernarda troviamo facilmente una serie di resti fossili a significare che il mare in quelle zona c’era davvero. Vigne che vanno dai 100 ai 400 metri sul livello del mare che godono la vicinanza sia delle alpi Giulie, che lo proteggono dal vento freddo, che del mare che mitiga le escursioni termiche. Il tutto nel giro di 100 chilometri.
La realtà consortile è molto dinamica e propositiva, con a capo Paolo Valle e uno staff di pregio con idee innovative per dare agli associati strumenti moderni per svolgere la loro professione, in particolare per quanto riguarda la parte agronomica con il monitoraggio delle Tignole o quello della Fenologia della vite e della fertilità reale con dati costantemente aggiornati.
Degustazioni per scoprire il territorio attraverso il vino
Parliamo anche della Tasting Academy, dove si possono prenotare delle degustazioni, anche tematiche, delle diverse zone della Doc passando per le sottozone. Guidati dal competente e appassionato Matteo Bellotto entrerete nel magico mondo dei vini di questi stupendi posti, andando anche a conoscere cosa accade nelle vigne e come i microclimi influenzino le unicità del liquido odoroso. La Tasting Academy, abbiamo scoperto, si sta evolvendo. Ora ci sono dei dispenser che erogano 32 vini in degustazione divisi per varietà. Tra poco si parlerà solo di territorio e nelle macchine erogatrici i vini saranno divisi per “cru” per dare valore al luogo di produzione e poter apprezzare e riconoscere a fondo non solo la terra ma anche le condizioni pedoclimatiche che rendo singolari e irripetibili questi prodotti.
Hanno il luogo, i dati e i muscoli per portare avanti questa iniziativa, anche per mettere a frutto l’enorme lavoro dello staff, durato 3 anni. In questo luogo sicuro per professionisti e appassionati si possono ora trovare tutti i dati di tutti i vitigni divisi per tipologia e per Comune e anno di impianto. Una banca dati eccezionale non della sola Doc Friuli Colli Orientali, ma di tutta la regione Friuli Venezia Giulia.
Abbinamenti tra i vini e i piatti della cucina medievale cividalese
I festeggiamenti per i 50 anni della denominazione dovevano svolgersi il 20 luglio 2020, ma causa Covid è stato tutto rimandato. Uno dei progetti sarà, si spera, quello di creare una cena in posto magico, a Cividale sul Ponte del Diavolo. Sarebbe un evento splendido. Sarebbe bello poter replicare il pranzo offerto dai cividalesi, nei primi del 1400, a Papa Gregorio XII di ben 72 portate e servito con botti di Refosco.
Ma quali erano i cibi che erano nelle mense dei nostri antenati nel Medioevo? Ne troviamo un’interessante spiegazione nella tesi di laurea in Scienze del turismo culturale redatta da Ylenia Lepore. Cosa mangiavano allora gli antichi cividalesi? Vivevano di pastorizia e caccia e coltivavano cereali e fave e rape e ovviamente la vite. Per gioco, ma neanche tanto, proviamo ad ipotizzare l’abbinamento di antiche pietanze ai vini oggi in commercio.
A spasso per cantine, per degustare e immergersi nella natura
Cominciamo dai primi piatti a base di zuppe di cereali, minestre, ravioli ripieni, risotti e timballi. Come zuppa la più famosa era la jota con le fave al posto dei fagioli, la prima attestazione risale al 1432 nei cividalesi quaderni del Battuti, a cui potremo abbinare una Malvasia Istriana di Vignai da Duline di Villanova del Judrio (Ud), una eccellente piccola realtà condotta da due giovani di grande talento che, contattandoli telefonicamente, sono ben felici di far conoscere la loro filosofia di lavorazione, purtroppo a piccolissimi gruppi, avendo spazi di degustazione ristretti. L’acidità delle rape fermentate unite alla dolcezza delle fave ben si abbinano al corpo elegante e scattante della Malvasia Istriana.
La minestra con il brodo di carne e le tagliatelle, ovviamente fatte in casa, era il classico inizio pasto dei signori, a cui oggi abbineremo un Sacrisassi Bianco di Le Due Terre, un uvaggio di Friulano e Ribolla, che nasce su una piccola collina nella valle dello Judrio. Solo 4 ettari di vigneto ma ben 2 tipologie di marne, sia quelle grigie che quelle rosse. I coniugi Basilicata, con l’aiuto della figlia Cora, sono ospitali e ben felici di accogliere professionisti e appassionati nella loro casa. L’aromaticità e l’untuosità del brodo di gallina con la parte morbida delle tagliatelle trovano il matrimonio perfetto con la ricchezza e quasi opulenza di questo grande assemblaggio della zona di Prepotto (Ud).
E con cosa abbiano i Cjalsons ripieni di erbe selvatiche? Ma certamente con un Sauvignon Prima Luce di Aquila del Torre a Savorgnano del Torre di Povoletto (Ud). Tra piccole colline terrazzate si può anche soggiornare ne loro B&B che si trova proprio sopra la cantina e ovviamente degustare, con una vista spettacolare, i loro vini prodotti da uva coltivata biodinamicamente. Aromaticità con aromaticità, corpo con corpo, lunghezza gustativa con persistenza, che grande combinazioni di sapori!
Non ci facciamo mancare un risotto con i fegatini, sempre di pollo, e lo abbiniamo a un Verduzzo Cratis di Roberto Scubla di Rocca Bernarda a Ipplis (Ud). L’azienda si trova proprio sul cucuzzolo della collina con una vista che spazia a 360 gradi. Vale la pena di andare a trovare Robero Scubla, le sue storie affascinano come la location. Ma come, un vino passito con il risotto... Perché no? L’amarognolo dei fegatini, per contrasto, gioca a rimpiattino con la dolcezza di questo nettare prezioso.
Per i secondi come non scomodare sua maestà il maiale (di cui non si butta via niente, si dice in Friuli e non solo). Ecco allora un arrosto di arista con le mele da abbinare a un Refosco dal Peduncolo Rosso Ronco del Balbo di Petrucco di Buttrio (Ud). I filari sono curati amorevolmente, come figli, e creano degli anfiteatri di struggente bellezza. Dolci sono le colline con il panorama verso la valle. Farsi condurre da Flavio Cabas, direttore dell’azienda, è un’esperienza da non perdere. La freschezza del Refosco ben contrasta la grassezza del maiale e la sensazione dolce delle mele giocano piacevolmente con i tannini ben torniti di questo autoctono di classe.
Ecco arrivare, nella nostra tavola ideale la selvaggina, prima quella da piuma poi quella da pelo. Uno spiedo di uccelli con la loro polenta, fatta diventar croccante nel sugo dei pennuti, lo esaltiamo con un Merlot Riserva di Ronco Severo ubicato nella parte alta di Prepotto (Ud). C’è un unico problema quando si va a trovare Stefano Novello (“el paron de casa”). Si sa quando si arriva ma proprio non si sa quando si riparte! L’ospitalità nella sua casa sopra la cantina è proverbiale, come lo sono i suoi racconti fatti di storie ma anche di grand insegnamenti. La croccantezza della pelle arrostita dei volatili e della polenta si rincorrono con la croccantezza di questo grande internazionale che ha trovato casa ideale in quel del Colli Orientali.
Non contenti ecco che arriva il gulasch di cinghiale con le prugne, a cui abbiniamo un Pignolo di Moschioni di Cividale del Friuli (Ud). Un’azienda a tutto tondo, dal vino all’olio fino all’ospitalità. Vale la pena di passare almeno una notte in questo paradiso a due passi da Cividale, per poter entrare anima e corpo nei Colli Orientali. Tutto ha carattere, tutto ha morbidezza, tutto ha corpo in questo abbinamento di altissima classe.
Un pezzetto di formaggio per gradire? Ma ovvio. In queste terre si dice che “la bocca non è stanca se prima non sa di vacca”. Arriva allora un ottimo formadi frant (formaggio rotto e rifermentato) che abbineremo con gran gusto a uno Schioppettino. Non uno qualunque, ma lo Schioppettino di Cialla di Ronchi di Cialla in quel di Prepotto (Ud). Azienda innovativa nella tradizione. Decisamente particolari le loro degustazioni con la possibilità di scegliere qualunque annata fin dalla nascita dell’azienda. Qui si gioca tutto sulla qualità e quantità di pepe che è presente nel formaggio e nelle sensazioni organolettiche di questo grande rosso.
Ultimissima preparazione, medievale ma ancora oggi ben presente nelle tavole di queste terre, sua maestà la Gubana (dolce ripieno di uvetta e noci). La prima attestazione di questo dolce risale al 1409, questa infatti fu una delle leccornie servite dal Comune di Cividale al Papa Gregorio XII di cui parlavamo prima. La abbiniamo ad un Picolit di Ronc Soreli che potrete trovare in località Novacuzzo sempre in Prepotto (Ud). Un borgo intero contornato da più di 50 ettari vittati con la possibilità di soggiornare. Varie sono le referenze da degustare, c’è veramente tanto da divertirsi nello scoprire la differenza tra la collina e la pianura. Che dire se non che l’appassimento delle uvette sposa egregiamente l’appassimento di questo autoctono incredibile.
Una visita in queste zone è decisamente consigliata anche perché in moltissime aziende produttrici si può soggiornare e vivere esperienze magiche in mezzo alle vigne!
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Alberto Lupini