La Cina brinda col Prosecco Esportazioni in crescita del 31%

Le bollicine italiane protagoniste di un brindisi tra il presidente XI Jinping e il ministro degli Esteri Di Maio, in occasione del China international import expo in corso in questi giorni a Shanghai

05 novembre 2019 | 16:53
Oltre 150 imprese italiane sono in Cina, in questi giorni, per partecipare alla China international import expo di Shanghai. Un’occasione per risaldare i rapporti commerciali con il Paese asiatico e per far conoscere i prodotti del Made in Italy.

Luigi Di Maio e XI Jinping

Oggi la visita del presidente XI Jinping al padiglione italiano, dove ha brindato con un bicchiere di Prosecco assieme al ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Per il Prosecco è un anno d’oro, il 2019 (come del resto anche per il settore enologico italiano in generale), in fatto di esportazioni proprio in Cina. Secondo quanto emerge da un’analisi della Coldiretti su dati Istat, l’export del comparto segna un aumento del 31% in quantità nei primi sette mesi dell’anno.

La crescita delle vendite delle bollicine italiane più note all’estero fa da traino all’intero settore vitivinicolo che – rileva Coldiretti - mette a segno un incremento generale dell’11% delle esportazioni verso Pechino. Un risultato spinto anche dal crollo delle esportazioni di vino Usa in Cina a causa della guerra dei dazi fra gli Stati Uniti e il gigante asiatico per la quale si sta cercando di raggiungere un accordo tra Donald Trump e Xi Jinping. L’aumento delle vendite sul mercato cinese è il segnale di uno spostamento ad est della mappa dei consumi del nettare di Bacco.

Per effetto di una crescita ininterrotta nei consumi la Cina – precisa la Coldiretti – è, infatti, entrata nella lista dei cinque Paesi che consumano più vino nel mondo ma è in testa alla classifica se si considerano solo i rossi. Si tratta dunque di un mercato strategico per l’Italia, peraltro con grandi potenzialità di crescita se si considera che al momento le vendite di vino tricolore si concentrano per oltre il 90% sui mercati dell’Europa e del Nord America. In tale ottica è importante – conclude Coldiretti – giungere a un accordo per la difesa delle produzioni italiane “Doc” dalla concorrenza sleale dei falsi e delle imitazioni.

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Alberto Lupini


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