Cent'anni di Oiv con l'Italia protagonista della viticoltura mondiale

L'Organizzazione internazionale della vite e del vino ha celebrato i 100 anni a Firenze con un convegno organizzato dall'Aivv e dall'Accademia dei georgofili. L'incontro è stato l'occasione per ripercorrere la storia dell'Oiv

23 aprile 2024 | 16:33

Cent'anni fa, nel 1924, Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Grecia fondarono l'Organizzazione internazionale della vite e del vino (Oiv). Il motivo? «Per l'aumento incontrollato della produzione e del commercio di bevande adulterate che venivano chiamate vino, la mancanza di una definizione comune di vino che consentisse un contrasto unificato delle frodi, la colpevolizzazione del vino durante il decennio del proibizionismo e la mancanza di un organismo internazionale di confronto e di studio delle varie problematiche tecnico-scientifiche della filiera vitivinicola». A ricordare ciò, Luigi Moio, presidente dell'Oiv, all'incontro, unico momento in Italia, che l'Accademia italiana della vite e del vino (Aivv) ha promosso in sinergia con l'Accademia dei georgofili a Firenze per il centenario dell'organizzazione.

 

L'Organizzazione internazionale della vite e del vino compie 100 anni

Il presidente Moio ha poi ricordato sottolineandolo che Oiv «è un'organizzazione intergovernativa a carattere tecnico-scientifico che comprende ben 50 Stati membri e rappresenta l'87% della produzione mondiale di vino e il 71% del consumo mondiale». Nel 1924, alla base della nascita dell'Organizzazione c'era la voglia di «stimolare gli studi scientifici finalizzati a far conoscere ed apprezzare il valore positivo di un consumo moderato del vino» oltre a «esaminare le normative adottate nei vari Paesi, allo scopo di predisporre una definizione comune di vino, tutt'oggi valida, ed incoraggiare lo sviluppo e l'adozione di procedure analitiche rivolte a garantire la purezza, la genuinità e l'integrità del vino». E infine «istituire un Ufficio internazionale del vino per concepire raccomandazioni su basi scientifiche agli Stati membri allo scopo di facilitare un'armonizzazione delle loro politiche vitivinicole per agevolare gli scambi internazionali» ha rimarcato Moio.

Durante la mattinata sono stati consegnati dal presidente di Oiv il bicchiere, la bottiglia e la spilla celebrativa del centenario di Oiv al presidente dell'Accademia italiana della vite e del vino, Rosario Di Lorenzo, al oresidente dell'Accademia dei georgofili, Massimo Vincenzini e al presidente di Masi, Sandro Boscaini, in qualità di Accademico di Aivv e sostenitore di Oiv per il programma di borse di studio per la formazione dei giovani professionisti del settore. «Un onore poter ricevere questo riconoscimento che premia lo sforzo e il lavoro anche dell'Accademia Italiana della Vite e del Vino in questo sessanta anni di storia che ricorrono proprio nel 2024 - ha commentato il presidente di Aivv, Rosario Di Lorenzo - questa giornata rappresenta l'importanza oggi più che mai di fare sistema nel mondo del vino italiano e mondiale».

Nella giornata poi hanno preso la parola alcuni tra i più luminari esperti del comparto. Tra questi anche Mario Fregoni, presidente onorario Oiv, che ha tenuto a precisare come «all'inizio del 1900 esistessero 10 milioni di ettari di vite, diffusi soprattutto in Europa. Spagna, Italia e Francia erano i tre grandi Paesi viticoli». Ma in quegli anni, oltre ai problemi, anche sociali, causati della Prima guerra mondiale, la viticoltura dovette fare i conti con «l'arrivo della fillossera dall'America settentrionale, che distrusse quasi tre milioni di ettari dei vigneti europei. Sempre nella seconda metà del 1800 giunsero in Europa dall'America altri due flagelli fungini, l'oidio e la peronospora», ha ricordato Fregoni.

L'impatto del climate change e i problemi della viticoltura internazionale

All'incontro che si è tenuto presso l'Accademia dei Georgofili, Enrico Battiston, capo unità Viticoltura di Oiv, ha messo in luce il lavoro fatto dall'organizzazione per l'impatto del cambiamento climatico sulla vitivinicoltura internazionale e lo sviluppo sostenibile del sistema vitivinicoli. In particolare, ha detto Battiston, «più di vent'anni fa, l'Oiv avviò un percorso di riflessione che ha portato all'elaborazione di diverse risoluzioni, a partire dalla definizione di sostenibilità fino all'analisi degli aspetti ambientali, sociali, economici e culturali associati ai principi generali della sostenibilità». Ha portato avanti «un percorso normativo e di armonizzazione realizzato anche grazie alla creazione di un gruppo di esperti dedicato, il gruppo "Clima" poi divenuto "Enviro" ed infine "Sustain"». E questo gruppo ha in discussione «tre bozze di risoluzione riguardanti la definizione della viticoltura di montagna e in forte pendenza, la definizione dei principi dell'agroecologia e la più complessa definizione di resilienza per il settore vitivinicolo».

Sempre per quanto riguarda il ruolo dell'Oiv, Vittorino Novello vicepresidente della Commissione viticoltura Oiv, ha detto che negli anni «con il progredire delle conoscenze e l'incremento delle problematiche vitivinicole, si è reso necessario affrontare i problemi in modalità maggiormente interdisciplinare e trasversale». E «La Commissione viticoltura ha approvato 171 risoluzioni, di cui 57 sulle tecniche viticole, 42 su argomenti ambientali, 32 su prodotti non fermentati e 40 sulle varietà di vite».

Oiv, il contributo dell'Italia è stato importantissimo

Oiv, tuttavia, non si occupa oggi soltanto di pratiche, ma fornisce anche contributi fondamentali di economia e diritto grazie al lavoro della Commissione III. E questo lo ha fatto presente Antonio Seccia segretario scientifico. «La Commissione Economia e Diritto è articolata in 5 gruppi di esperti. Si tratta di diritto e informazioni ai consumatori, analisi economica, mercati e consumo, bevande spiritose vitivinicole, cultura, formazione e patrimonio e statistica». E, dal «1928 al 2023 la Commissione ha adottato 263 risoluzioni, riferite in particolare a tematiche quali l'etichettatura dei vini e delle bevande a base di vino, la protezione del consumatore, il consumo responsabile, la tracciabilità dei prodotti, gli aspetti normativi della dealcolazione, la definizione delle bevande spiritose di origine vitivinicola, l'armonizzazione dei programmi di formazione nel settore vitivinicolo». Il contributo dell'Italia alla crescita dell'Oiv è stato importante in quanto, ha evidenziato Damiano Li Vecchi, capo delegazione italiana Oiv, direzione generale del Masaf, «ha consentito di contribuire in modo incisivo allo sviluppo lavori importanti, alcuni fondamentali, per il perseguimento degli stessi obiettivi dell'Oiv e che, nel futuro, contribuiranno al raggiungimento delle ulteriori sfide che la attendono».

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Alberto Lupini


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