Cent'anni di vino in Oltrepò Pavese Il futuro di Giorgi nell'innovazione
Nuovi sistemi di vinificazione e attrezzature sempre all'avanguardia per mantenere al top gli standard di qualità. Trentamila bottiglie prodotte all'anno per 11 etichette
05 settembre 2020 | 06:40
di Stefano Calvi
La vigna del Garlenzo
«Con mio figlio Stefano - commenta accogliendoci in cantina Pierluigi Giorgi, vignaiolo di provata esperienza affinata in tanti anni di lavoro - crediamo che i 100 anni di attività siano un ulteriore stimolo per continuare la via tracciata da nonno Luigi e papà Franco: quattro generazioni di viticoltori e vinificatori. Una storia concreta e prestigiosa fondata sul rispetto dei metodi tradizionali accompagnati dall’innovazione, aspetto cui la nostra azienda riserva un ruolo fondamentale».
La cantina Franco Giorgi ha un’estensione di 7,5 ettari di vigneti, produce annualmente circa 30mila bottiglie e ha una gamma di 11 prodotti. Pierluigi conosce a fondo il territorio e le sue tradizioni vitivinicole che ha saputo tramandare a suo figlio Stefano, giovane enologo con spiccate capacità in cantina a tal punto da aver già curato nel dettaglio alcuni prodotti in commercio. L’azienda inizia l’attività agricola e produttiva con Luigi Giorgi, nonno paterno dell’attuale titolare, che nell’immediato dopoguerra, l’11 maggio 1919, acquista una parte (la prima) della Vigna Garlenzo, il cru che oggi regala il Buttafuoco Storico.
Pierluigi Giorgi
«La continuazione e l’estensione di questa vigna è dovuta a mio padre Franco che con passione, dedizione e competenza ha saputo far nascere vini di rara armonia, tra cui il Buttafuoco Storico Vigna del Garlenzo», spiega con emozione Pierluigi mentre ci fa accomodare in cantina per la degustazione dell’anteprima 2015. L’azienda tuttora, come detto, si estende su circa 7,5 ettari e annovera tra i suoi prodotti tutte le realtà vinicole della zona. L’attività, passata nelle mani del figlio Pierluigi nei primi anni Settanta, aiutato dalla moglie Marina, viene portata avanti con dedizione nel rispetto delle più antiche tradizioni di famiglia, pur servendosi di attrezzature moderne ed efficienti, volte al mantenimento dell'alta qualità dei vini prodotti.
«Il futuro dell'azienda si chiama Stefano, mio figlio – spiega Giorgi - laureato in Viticoltura ed Enologia all'Università del Sacro Cuore di Piacenza e laureato, con laurea magistrale, in Scienze Viticole ed Enologiche presso l'Università di Torino. Oggi sta facendo esperienza altrove ma segue comunque da vicino la crescita della nostra cantina. Confido nella sua capacità nell’interpretare il lavoro in vigna ma soprattutto in cantina. Stefano con il suo bagaglio culturale, che non è poca cosa, e io con l'esperienza maturata negli anni, cerchiamo di valorizzare l'azienda apportando miglioramenti sia in attrezzature sia in sperimentazione di nuovi sistemi di vinificazione. Il tempo, ed i nostri clienti, ci diranno se avremo lavorato bene».
Il loro modo di intendere la coltivazione del vigneto per la produzione di uve atte a produrre vini di qualità, passa attraverso il progetto di basso impatto ambientale. Così Pierluigi: «La gestione dei nostri vigneti, per esempio, prevede l’inerbimento totale, per evitare erosione e dilavamento; l’uso di prodotti fitofarmaci per la salvaguardia delle malattie fungine e fitoplasmosi, che rispettano la natura e rispondono alla legge misura 1; la concimazione di mantenimento viene effettuata con concime organico per mantenere un rapporto vegeto/produttivo equilibrato tale da rispettare gli standard qualitativi aziendali; la potatura di tipo Guyot. Questi sono solo alcuni accorgimenti essenziali perché l’obiettivo di tutti i trattamenti ai quali sottoponiamo le nostre vigne è il controllo e il mantenimento di un apparato fogliare tale da permettere un’adeguata maturazione e un adeguato arieggiamento dei grappoli. Tutti aspetti fondamentali per il raggiungimento degli standard qualitativi aziendali».
La raccolta delle uve è effettuata esclusivamente a mano, questo per cercare di preservare il più possibile l’integrità e le caratteristiche organolettiche degli acini. «Altro fattore che permette di raggiungere standard qualitativi elevati - ci spiega Pierluigi - è la tempestività con cui le uve, una volta raccolte, sono portate in cantina per la pigiatura, i grappoli raccolti non rimangono in campo per più di 2 ore. Il periodo di raccolta solitamente si concentra da fine agosto ad inizio settembre per le varietà più precoci (Pinot Nero, Riesling e Moscato) e da fine settembre ad inizio ottobre per le varietà a bacca rossa più tardive (Barbera, Uva Rara, Croatina e Vespolina). Le ultime uve raccolte dall’azienda sono, infine, quelle destinate alla produzione di Buttafuoco Storico».
E l’attività in cantina? Giorgi fa chiarezza su un passaggio che ritiene chiave per la produzione di vini da invecchiamento, come lo stesso Buttafuoco Storico: «Prima del passaggio in barriques o tonneau di legno, viene eseguita la fermentazione malolattica ovvero la trasformazione di acido malico in acido lattico, questo passaggio è fondamentale in quanto si ottiene una leggera riduzione di acidità. Ritengo questo passaggio fondamentale perché si ottiene così un gusto più rotondo e una maggiore complessità aromatica nonché una naturale stabilizzazione microbiologica». La visita in cantina è coincisa anche con la degustazione in anteprima, per Italia a Tavola, del Buttafuoco Storico Vigna del Garlenzo 2015 che uscirà in bottiglia poco prima della fine dell’anno insieme ad altri due prodotti emblematici del territorio, ovvero il Pinot Nero 2018 vinificato rosso e il Buttafuoco 2017, versione classica.
I vini in degustazione
«La Vigna del Garlenzo - spiega Pierluigi Giorgi mentre ci serve il 2015 - è di proprietà dell’azienda già dal lontano 1919, come risulta dall’atto notarile in nostro possesso, si trova nel Comune di Montescano. Si estende con una forma di appezzamento a “scure” ad un’altitudine di 170 metri e ha un’esposizione est sud-est. ll terreno è di una composizione franco-argillosa povera, che favorisce una limitata quantità di produzione per ettaro, atta a produrre un vino di alta qualità».
Giorgi tiene a sottolineare i motivi del suo ingresso nel Club del Buttafuoco Storico a partire dal 2001. «La mia famiglia - spiega - mi ha insegnato una cosa importante, seguire le regole. Questa filosofia l’ho trovata all’interno del club dove vige una disciplina ferrea, un disciplinare chiaro da applicare al prodotto e fin da subito ho capito che era il mio posto. Per fare qualità ci vogliono regole certe e tutti le devono seguire. Produrre Buttafuoco Storico significa passione per questo lavoro: infatti non si fanno numeri importanti. Essere parte integrante di questo consorzio significa però essere riconosciuto come un vignaiolo che punta al prodotto di qualità».
Il 2015 (45% Croatina, 30% Barbera, 15% Uva Rara, 10% Ughetta di Canneto) che abbiamo nel bicchiere corrisponde ad un annata calda, caratterizzata da uva sana, vendemmiata ai primi di ottobre. Ha fatto 24 mesi in legno di rovere francese ed è andato in bottiglia il 15 gennaio 2019. Un “mangia e bevi” equilibrato, marmellatoso che, come ci dice Pierluigi, ha avuto un’evoluzione fisica corretta. Il legno gli garantisce finezza ed eleganza senza essere stucchevole. Da apprezzare la sua lunghezza e la sua permanenza al palato. Un prodotto che si abbina a formaggi stagionati a pasta dura. Giorgi ha aperto la degustazione facendoci assaggiare Nemesi, un Riesling Italico curato dal figlio Stefano. Nel bicchiere si presenta giallo paglierino con evidenti riflessi dorati, al naso emergono sfumature di sentori aromatici mentre in bocca sprigiona profumi di mandorla e floreali. Un prodotto con una buona freschezza e persistenza da abbinare a piatti di carne bianca. A seguire il Rosella, un rosato prodotto con Uva Rara in purezza. «Dopo varie prove – ci spiega Pierluigi - per individuare il vitigno, abbiamo scelto l’uva rara perchè è dolce e saporita al tempo stesso ed ha un profumo di fiori, rosa soprattutto, che la rende appetibile. Pigiato la sera e svinato il mattino successivo, ottiene un colore rosa mediamente intenso e un profumo dolce, fresco e invitante».
La presenza di pochi tannini fa sì che lo si possa bere ovviamente giovane. Poi ci viene servita la Bonarda “La Mora”, una croatina in purezza. Seguendo una vecchia tradizione di vinificazione, Pierluigi è riuscito a garantire a questo prodotto un piacevole sentore ammandorlato che va ad arricchire un bouquet di profumi, specialmente al naso, fruttati di piccole bacche rosse. Notevole la sua persistenza al palato che le permette di essere accostata a primi piatti con sugo, formaggi a pasta morbida e salumi stagionati. Degno di menzione il Pinot Nero “Ri-Ma”, un Igt che passa 20 mesi in piccole botti di rovere e dopo l’imbottigliamento si affina per altri 12 prima di essere messo in commercio. Profumo intenso caratterizzato da terziari e al palato è molto lungo. Ideale da accostare a piatti impegnativi di cacciagione. Tra gli assaggi, ci ha incuriosito anche il 7 Filari, un vino bianco fermo ottenuto dalla vinificazione di uve Ortrugo situati in una parte della storica Vigna Del Garlenzo.
È la dimostrazione che un tipico vitigno dei colli piacentini esprime ottime caratteristiche anche nel continuo Oltrepò Pavese. Al naso e al palato spiccano sentori floreali, buona la persistenza dove emergono piacevoli note amarognole.
Per informazioni: www.aziendagiorgifranco.it
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Alberto Lupini