Cantina Torrevilla rilancia l'Oltrepò puntando sul metodo Classico

Un investimento di circa 1,5 milioni di euro per rilanciare l'azienda, ma anche per promuovere una produzione, quella del metodo Classico, che rappresenta un vanto per l’intero territorio

10 febbraio 2020 | 18:25
di Stefano Calvi
Sarà lo scrigno delle bollicine oltrepadane. Il Pinot Nero spumantizzato rappresentata oggi la punta di diamante della produzione vitivinicola dell’Oltrepò Pavese, una bandiera sinonimo di qualità e storia. Consapevole di questa grande ricchezza, la storica cantina Torrevilla, realtà cooperativistica che oggi, più che mai, sta proponendo un percorso verso una qualità sempre più raffinata attraverso una logica che inizia in vigna e si concretizza in cantina, ha dato la stura ad un grande progetto.


I lavori della cantina termineranno per l'estate

Progetto che non solo ridarà splendore ad un angolo suggestivo della cantina e sede di Codevilla, ma sarà capace di promuovere una produzione, quella del metodo Classico, che rappresenta un vanto per l’intero territorio. Si tratta del progetto “Cantina metodo Classico”, una location ricca di suggestione, una sede produttiva dedicata esclusivamente alla produzione di metodo Classico e alla lavorazione di Pinot Nero.

Questo porterà un ampliamento per una capacità massima di stoccaggio di 300mila bottiglie. Nella sua costruzione saranno utilizzati sistemi che rispettino il più possibile i termini di sostenibilità. L’investimento è di circa 1,5 milioni di euro, con l’avvio dei lavori previsto in questi giorni e l’ultimazione entro l’estate. Inoltre, ci sarà un ampliamento della “Bottega del vino”e la creazione di una sala dedicata alla degustazione e all'accoglienza degli enoturisti.


Il progetto ridarà splendore ad un angolo suggestivo della cantina e sede di Codevilla

Alla presentazione dell’inizio dei lavori, il presidente Massimo Barbieri è stato chiaro: «Si tratta di un investimento molto importante per Torrevilla, crediamo molto nell'enoturismo e sull'accoglienza e sulla comunicazione del nostro territorio e della qualità. L'obiettivo è diventare il "faro" del Pinot Nero, dell'Oltrepò, che sarà il cavallo di battaglia per sondare i mercati, soprattutto quelli meno legati alla visione tradizionale di questo territorio».

Il sentimento per i molti che lavorano nel mondo del vino: l’Oltrepò rinascerà grazie alle bollicine. Più che una promessa o un auspicio, per molte aziende vitivinicole questa è già una realtà, anche se, almeno per ora, secondo gli esperti questa rimane una terra dalle enormi potenzialità, gran parte delle quali ancora inespresse. Basti pensare che i cugini bresciani di Franciacorta su una superficie ben più ristretta di coltivazione del Pinot Nero (uva principe dello “Champagne” nostrano) producono circa 20 milioni di bottiglie di spumante “metodo Classico”, il più pregiato e costoso della gamma, a fronte del milione e mezzo prodotto in tutto l’Oltrepò.


Gabriele Picchi, Leonardo Valenti (enologo) e Massimo Barbieri

Va in questo senso il progetto di recupero delle vecchie cantine della cooperativa Torrevilla, che ha previsto un investimento di 1,5 milioni di euro. Nei giorni scorsi sono iniziati i lavori di ristrutturazione per la creazione di un reparto dedicato esclusivamente alle bollicine con una capacità di stoccaggio di circa 300mila bottiglie. Un dato, questo, non secondario, se si considera che il metodo Classico richiede anni e anni di affinamento per esprimersi al meglio.

«È un cambiamento epocale - spiega il direttore della cantina, Gabriele Picchi - poiché ci distacchiamo dalla produzione classica associata al consumo quotidiano, rivolgendoci ad un mercato che ricerca prodotti più importanti, come il metodo Classico, essendo la spumantistica la vera vocazione del territorio, insieme al Pinot Nero».

Per informazioni: www.torrevilla.it

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Alberto Lupini


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