La cantina Arnaldo Caprai compie 50 anni all'insegna della riscoperta del Sagrantino

Nel 1971, Arnaldo Caprai acquista la tenuta Val di Maggio con tre ettari di vigneto. Oggi sono 170 e il figlio Marco prosegue l'opera del padre: rilanciare il territorio attraverso il suo vitigno simbolo

11 agosto 2021 | 17:47

La cantina Arnaldo Caprai compie 50 anni, un anniversario importante non solo per l’impresa agricola umbra guidata da Marco Caprai, ma anche per tutto il territorio e il comparto vinicolo italiano. Perché se il modello di sviluppo territoriale di Montefalco è una case history studiata anche oltreoceano si deve alla lungimiranza di quest’azienda nel proporre un nuovo modo di fare impresa, al punto da far nascere intorno a sé, nel corso dei decenni, un tessuto economico florido tutto incentrato sul turismo enologico.

 

La storia inizia nel 1971 con tre ettari di vigneto (che oggi sono 170)

È il 1971 quando Arnaldo Caprai, imprenditore tessile di successo, acquista la tenuta Val di Maggio con tre ettari di vigneto. Oggi gli ettari sono 170. «Cinquant’anni fa - racconta Marco Caprai - era il momento in cui finiva la mezzadria e si assisteva allo spopolamento delle campagne: era l’epoca in cui si stava per assistere alla grande crisi dell’agricoltura. In questo senso mio padre aveva capito che questa crisi poteva essere risolta trasformando l’agricoltura sempre più in un’impresa. Recuperare il Sagrantino legandolo al territorio e alla capacità di fare impresa credo sia stata un’intuizione straordinaria: abbiamo avuto la visione di un percorso che oggi possiamo dire ci ha portato anche oltre i risultati che sognavamo».

 

Per l'anniversario, pronta un'edizione limitata di Montefalco Sagrantino Docg

Per celebrare i suoi primi 50 anni, a ottobre la cantina presenterà un’edizione limitata di Montefalco Sagrantino Docg, con una preziosa etichetta celebrativa da collezione, in oro zecchino, firmata da un artista di calibro internazionale.

 

Il rilancio del territorio grazie alla promozione del vitigno autoctono: il Sagrantino

Da sempre la strategia dell’azienda Caprai per il rilancio della viticoltura nel territorio di Montefalco si incentra sul Sagrantino, e si fonda su tre parole chiave: tradizione, innovazione, territorio. La tradizione è intesa come conoscenza sempre più accurata della storia e delle tecniche vitivinicole locali, analizzate con una prospettiva ampia e solidamente documentata; l’innovazione è risultato della ricerca, di base e applicata, in campo agronomico ed enologico; il territorio è visto come elemento primario e fondante della qualità vitivinicola. «Il Sagrantino - prosegue Caprai - 50 anni fa era poco più che una produzione famigliare, di modestissime quantità. Era però ancora vivo nelle persone il ricordo di Montefalco come territorio vitivinicolo di qualità superiore, tanto che durante l’epoca fascista Montefalco era considerata il centro enologico più importante della Regione. Il Dopoguerra e il problema della fine della mezzadria nonché dello spopolamento delle campagne avevano poi fatto precipitare l’attività enologica in una crisi grave. La percezione del Sagrantino 50 anni fa era già difficile averla a Perugia, figuriamoci addirittura fuori dai confini regionali».

 

 

Dal passito alla versione secca, l'idea da cui è nato il successo della cantina

Se la coltivazione del Sagrantino aveva una tradizione secolare nella zona di Montefalco, all’inizio degli anni ’70 del secolo scorso questo vitigno autoctono era praticamente scomparso: ne erano rimasti meno di dieci ettari. La sua rinascita e affermazione ai vertici della produzione agroalimentare italiana hanno avuto un potente catalizzatore in Marco Caprai, figlio di Arnaldo, che ha preso in mano le redini dell’azienda nel 1987. A lui si deve, tra l’altro, il deciso orientamento alla produzione del Sagrantino in versione secca anziché passita, fattore decisivo per il successo di questo vino a livello mondiale. La partita si è giocata in primis sull’attività di ricerca, avviata nel 1989, anno in cui la Arnaldo Caprai inizia la collaborazione, in essere a tutt’oggi, con Leonardo Valenti, ricercatore dell’Università degli Studi di Milano: l’intuizione di fondo che muove la ricerca è che il vitigno Sagrantino e la sua celebrità storica celino potenzialità in parte perdute per l’impoverimento del patrimonio viticolo, in parte ancora largamente inespresse.

 

«In 50 anni nel mondo del vino è cambiato tutto - racconta Marco Caprai - a partire dal fatto che il vino è passato da alimento a piacere: oggi è un prodotto ricco di storie, di significati e anche uno status symbol della tavola. Tutti sono impegnati nel cercare di produrre vini sempre più buoni e più identitari. Il mondo del vino oggi rappresenta sicuramente la punta più avanzata del sistema agricolo e questo fa sì che raccolga così tanto interessa da parte di tutti».


 

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Alberto Lupini


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