A Campania Beer Expo la rivincita delle birre artigianali regionali
In occasione del Salone regionale della Birra Artigianale promosso dalla Regione Campania, si è fatto il punto sulla produzione regionale che offre molte realtà di qualità per una bevanda che sta riscoprendo il suo valore
Può finalmente scrollarsi di dosso il suo complesso di inferiorità nei confronti di un suo non lontano parente. Il non lontano parente è Bacco. E il dio che prende, era ora (!) considerazione di sé, oggi diremmo che eleva la sua autostima, è Gambrinus. Dio del vino il primo e dio della birra il secondo. E però quanto accidentato e denso di induzioni in errori è il percorso che, ahinoi da consiglieri fraudolenti circondato, ha cominciato il prode Gambrinus. Bacco, sornione (ed ebbro di suo giusto per stare nel ruolo) osserva Gambrinus e neanche sa se avvertirlo che sì, sta pure bene che alcuni passi essenziali li compia avendolo a benchmark, ma che poi, per Giove, altri passi apparentemente innocui, suvvia, stia ben attento a non farli, nonostante le moine di maliarde sirene! Insomma, accade che, nell'euforia di un decennio che solo adesso, dopo il letargo forzoso cagionato dalla pandemia, sta gaiamente fiorendo, la bevanda denominata birra, con alle spalle appena cinque millenni circa di storia (e perciò almeno coetanea del vino, se non di esso meno giovane!) sta uscendo dal posizionamento ingrato della commodity, sta prendendosi gli spazi che le competono sia nella Gdo che nel dettaglio specializzato, sta dando spessore a suo variegato offering nell'alta ristorazione arrivando così alla carta delle birre in giunzione che la più blasonata carta dei vini.
La rivincita della birra artigianale e di qualità in Italia
Quindi, volentieri lo si ribadisce, assistiamo all'affrancamento dall'essere considerata commodity, la commutazione dal singolare (la birra) al plurale (le birre).
Accadde al vino… che almeno però poteva consolarsi con un distinguo cromatico quando il cameriere blandiva i commensali con la domanda "bianco o rosso". Invece la birra, ahinoi, sempre e solo: «e ci porti una birra; ben fredda, mi raccomando»!
Fino a circa trent'anni fa, insomma fino alla metà degli anni ’90 dello scorso secolo, il panorama della birra italiana di qualità era melanconico. La birra decente, va detto, era la trappista belga. Sì, ma a trovarla! Bisognava andarsela a cercare in quei pochi pub gestiti da persone appassionate e competenti. Oggi lo scenario sta positivamente evolvendo. Le birre artigianali si trovano anche nei templi del vino come le enoteche. La produzione di birra in Italia (anno 2021) è di circa 18milioni di ettolitri. Da un quarto di secolo a questa parte la tendenza è sempre positiva e ciò lo si deve anche alla nascita e al progressivo sviluppo dei birrifici artigianali.
Birra, la spinta dai giovani under 40
La spinta allo sviluppo del settore è arrivata prevalentemente dai giovani under 40 che sono riusciti a commutare la loro passione in piccola realtà imprenditoriale, cogliendo le opportunità offerte dal mercato, gli aiuti della generosa mano pubblica e le richieste dei consumatori, in prevalenza giovani, per un prodotto artigianale di qualità, originale e, laddove possibile, tipico del territorio in cui opera il piccolo birrificio. Ad oggi, le principali materie prime utilizzate per la produzione di birra (luppolo, orzo, altri cereali) sono importate.
Lo scenario della birra artigianale in Campania
In Campania lo scenario della birra evolve, parimenti a quanto accade ovunque nel nostro Bel Paese. Vision del governo regionale è valorizzare e quindi promuovere la produzione birraia artigianale mediante la paziente costruzione di adeguata filiera brassicola. Lo sviluppo dell’intera filiera brassicola in Campania può rappresentare un volano di sviluppo socioeconomico in quanto essa è attrattrice di nuova imprenditoria, soprattutto giovanile. La tendenza è quindi salvaguardare e promuovere il territorio attraverso la tutela e valorizzazione delle risorse naturali, con occhio vigile sulla biodiversità, e una più ampia articolazione del turismo enogastronomico.
Campania Beer Expo, il primo salone della birra artigianale regionale
Da queste considerazioni, talvolta palesate e talvolta presunte implicite, nasce “Campania Beer Expo”, primo Salone regionale della Birra Artigianale promosso dalla Regione Campania, svoltosi il 5 e 6 giugno al prestigioso Mann - Museo archeologico nazionale della città di Napoli. Il “Campania Beer Expo” si è armonicamente inserito in un contesto particolarmente interessante per il settore agroalimentare campano, sempre più orientato ad incrementare la visibilità, così fornendo adeguato posizionamento distintivo ad uno scrigno agroalimentare di notevole pregio. Felicissima e significativa la scelta del Mann – Museo archeologico nazionale di Napoli, tra le più antiche ed importanti istituzioni culturali al mondo, per ricchezza e unicità` del patrimonio e per il suo contributo offerto al panorama culturale europeo.
Il "Campania Beer Expo" ha avuto protagonisti decine di birrifici regionali. A seguire, l'elenco dei birrifici partecipanti: 082TRE, Birra Amore, Birra Karma, Birrificio Artigianale Napoletano N'Artigiana, Birrificio Dell'Aspide, Birrificio Sorrento, Birrificio Ventitré, Cifra, Cuoremalto, Kbirr Napoli, Magifra Excellent Craft Italian Beer, Malbrewing, Maestri del Sannio, Microbirrificio artigianale 84030, Microbirrificio Artigianale Okorei, Microbirrificio Artigianale Incanto, Serrocroce - La birra artigianale da filiera agricola, Skapte Handcraft Beer, Parthenya. Ma non solo di spazio espositivo si è trattato. Si sono tenute anche alcune masterclass. Di notevole interesse la Masterclass "La Campania capitale della pizza e della birra", con l'arguto intervento del pizzaiolo Giuseppe Pignalosa, patron della pizzeria "Le Parule" ad Ercolano. Ma torniamo a quello che, pur meritorio nell'intento, potrebbe forse rivelarsi un elemento di debolezza: la filiera brassicola.
La birra e “l’esempio” del caffè a Napoli
Siamo ragionevolmente certi che la produzione di birra artigianale non possa prescindere dalle produzioni ottenute con malto e luppolo autoctoni? Attenzione, non si sta affermando che piantare e coltivare luppoleti, oltre ai cereali già ben presenti nell'entroterra campano (in Irpinia soprattutto), non sia azione da attuare. Quando pensiamo ad una bevanda particolarmente tipica di Napoli, con tanta poesia (e prosa!) d'intorno, a cosa pensiamo? Al caffè, evidentemente. Al caffè espresso napoletano, volentieri aggiungeremmo. Sì, e cosa c'è di napoletano nella tazza del caffè? Di certo non il caffè! Ecco, mutatis mutandis, la birra artigianale campana sarebbe tale anche senza l'utilizzo di luppoli coltivati in Campania. Lo sarebbe comunque, perché magari nel processo di produzione vi sarebbero (e difatti già ci sono) nuove tipologie come le birre alle castagne, alla frutta e al mosto d'uva, oppure fermentate con lieviti da vino.
Birra (e pizza) emblema di convivialità
Si diceva di Gambrinus che deve guardare a Bacco e però, attenzione, deve anche "guardarsi" da Bacco. Emularlo fino ad un certo punto e poi stare attento, non gli manca il ben dell'intelletto, a non cadere in alcune prassi poco commendevoli. A cosa ci si riferisce? A quelle prassi che vorremmo definire di "eccesso". Benedetta sia la convivialità, laddove è graditissimo, lodato e ringraziato chi ne sa di più e questo suo sapere garbatamente lo espande a chi sa di meno e allora costui sa spiegare a grandi linee come si fa la birra, e quali tipologie di birre esistono. Attenzione però alla saccenza, al parlare iniziatico sacerdotale, al comunicare non avendo a fine ultimo un sapere da condividere bensì una blindata competenza da esibire onde trarne appagamento.
Si plaude al superamento della commodity. Evviva "le birre" e abbasso "la birra”! E quanto è piacevole sapere che indietro non si torna. Quindi dopo il cinema, il teatro, la partita a burraco o (bei tempi!) la partita di pallone, mai più diremo "pizza e birra" e invece vorremo e sapremo dire "pizze e birre". Si progredisce nel gusto, e l'esperienza conviviale che viviamo è dal punto di vista della percezione della pregevolezza organolettica molto più viva e appagante. Sì, e siamo a tavola e siamo tutti commensali e ci godiamo il momento. Non ci sono sacerdoti alla tavola. Li volessimo, sapremmo andare a cercarli al tempio, laddove essi compuntamente officiano. Chiaro, Gambrinus?! A proposito, complimenti caro Gambrinus. Quali e quanti momenti di lietezza ci danno le tue birre!
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Alberto Lupini