Bisol, viticoltori dal 1542 Una garanzia per i Prosecco lovers
Bisol, famiglia di viticoltori da 21 generazioni a Valdobbiadene, mantiene viva una tradizione che continua da secoli e, insieme al Gruppo Lunelli, ne racconta la continuità
11 giugno 2018 | 09:16
tra le nuove etichette e un packaging più legato al territorio. Un primo documento che attesta, infatti, la presenza di Bisol nel territorio di Valdobbiadene, risale al 1542. Al tempo l'azienda possedeva unicamente una vigna, poi ad ogni generazione si sono aggiunti altri poderi, fino ad arrivare agli attuali 55 ettari.
«Contare un numero così alto di ettari tutti disposti sulle alte colline del Valdobbiadene non è cosa facile, è un nostro valore aggiunto. Anche con una disponibilità economica, sarebbe impensabile ottenere tanto. Ogni generazione, infatti, fin dall'inizio, ha acquisito qualche appezzamento in più portandoci oggi ad avere ben 55 ettari».
Qual è l'obiettivo della vostra sinergia con il Gruppo Lunelli?
Le sinergie sono indispensabili in un mondo come quello del vino italiano. Tante piccole aziende hanno difficoltà a strutturarsi per affrontare un mercato che da nazionale è diventato globale nel giro di trent'anni. In singergia con il Gruppo Lunelli, con il quale condividiamo l'altissima qualità del prodotto e il target di clientela, abbiamo a disposizione un potere di comunicazione e di investimento che non possedevamo quando eravamo soli.
Foto Mattia Mionetto
Gianluca Bisol, nel sottolineare l'importanza di fare squadra, di creare collaborazioni, ricorda anche come questo genere di fenomeni in Italia abbia preso piede in ritardo di circa un ventennio rispetto ai concorrenti francesi. Tuttavia, ora Bisol è più forte che mai, grazie al gioco di squadra e a una tradizione che dimostra qualità e, in diverse circostanze, avanguardia: «Siamo stati la prima azienda del territorio a produrre un Cru, ancora nel lontano 1965. Altre realtà arrivarono a questo solo negli anni '80-'90. Nel 2009 il Consorzio ha inserito i Cru nel disciplinare del Prosecco Superiore, e ad oggi se ne contano 43».
La linea Bisol è fatta solo di Prosecco Superiore Docg e ha come obiettivo di raccontare la varietà del territorio di Valdobbiadene e sperimentare tutte le sfumature del Prosecco Superiore, perché ciascuna etichetta è espressione di un particolare terroir e di una specifica composizione del terreno. Proprio per valorizzare ed avere il massimo rispetto per l'identità del territorio, sono state create due nuove etichette della Denominazione Rive: il Relio Rive di Guia, che vuole essere il vertice della produzione della casa, e il Rive di Campea, espressione del più importante vigneto di proprietà.
Quali sono le caratteristiche delle nuove etichette Relio Rive di Guia e Rive di Campea?
Sono due vigneti tra i più performanti, in particolare per la loro influenza sul gusto del prodotto. L'etichetta Rive di Guia nasce da un terreno morenico, il suo tratto distintivo è la raffinata mineralità: al naso fiori di campo e frutta, soprattutto lime, mentre in bocca eleganza, un'insolita cremosità per un Brut e un bellissimo equilibrio. Rive di Campea invece, da un terreno ricco di marna argillosa, conferisce maggiore corpo al vino; anche qui tanti fiori, ma il sentore più evidente e caratterizzante è la frutta esotica.
Bisol ha recentemente modificato anche il proprio logo, nel quale ora viene maggiormente evidenziata la data 1542, accompagnata da una ripida collina stilizzata che ricorda quella del Cartizze e un tocco del verde Bisol: «Con un tratto di verde ancor più vivo confermiamo la volontà di diventare sempre di più ambasciatori di questo meraviglioso territorio».
È stata rivisitata anche la collezione Jeio, qual è il significato di questa linea?
La linea Jeio nasce nel 1999, in occasione dei 100 anni dalla nascita di mio nonno. Per noi questo è un Prosecco eroico: mio nonno ha dovuto affrontare il periodo del dopoguerra, quando questa zona era stata colpita, e doveva essere rimessa in piedi. Sua era la voglia di risollevare un territorio messo in ginocchio, e questo vino è frutto del suo sforzo, è l'espressione più fresca della marca, l'anima gioisa del Prosecco che esprime la capacità di godere della qualità della vita.
Un'azienda con quasi 500 anni di tradizione in Valdobbiadene, come valuta il trend Prosecco e la possibilità che presto o tardi rallenti o si arresti del tutto?
C'è chi fa prodotti di alta qualità e chi invece banalizza. Nel Prosecco questa dicotomia è ancora più accentuata. Appena 31 anni fa si vendeva Prosecco Superiore solo in Veneto, in Lombardia e un po' nella Capitale; oggi invece la produzione si è moltiplicata per 22 volte, toccando le 550 milioni di bottiglie, e da due regioni si è passati a commercializzare in 120 Paesi nel mondo. Una crescita rapidissima, che non ha eguali. In questo mondo è chiaro esistano aziende senza esperienza, che hanno fatto solo business. Ma il Prosecco non ha ottenuto questo successo solo per il rapporto qualità-prezzo, anzi, ha trovato dei grandi amatori, quelli che io definisco Prosecco-lovers. Questi ultimi cercano le espressioni più raffinate del prodotto, è grazie a loro che la ricerca all'interno del mondo del Prosecco delle sue espressioni più eccellenti continua, e noi vogliamo rispondere proprio a queste esigenze e posizionarci ai vertici di questa piramide di ricerca.
Gianluca Bisol e Matteo Lunelli
«Mi piace ricordare - conclude Gianluca Bisol - quanto importante e non scontata sia la scelta del Prosecco anche attraverso i numeri: un Prosecco Superiore su sei bottiglie di Prosecco; una di Cartizze, la collina di 107 ettari di proprietà di 140 famiglie, su 600. E di Bisol, infine, ce n'è una ogni mille».
Per informazioni: www.bisol.it
© Riproduzione riservata
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11 giugno 2018 | 09:16
tra le nuove etichette e un packaging più legato al territorio. Un primo documento che attesta, infatti, la presenza di Bisol nel territorio di Valdobbiadene, risale al 1542. Al tempo l'azienda possedeva unicamente una vigna, poi ad ogni generazione si sono aggiunti altri poderi, fino ad arrivare agli attuali 55 ettari.
«Contare un numero così alto di ettari tutti disposti sulle alte colline del Valdobbiadene non è cosa facile, è un nostro valore aggiunto. Anche con una disponibilità economica, sarebbe impensabile ottenere tanto. Ogni generazione, infatti, fin dall'inizio, ha acquisito qualche appezzamento in più portandoci oggi ad avere ben 55 ettari».
Qual è l'obiettivo della vostra sinergia con il Gruppo Lunelli?
Le sinergie sono indispensabili in un mondo come quello del vino italiano. Tante piccole aziende hanno difficoltà a strutturarsi per affrontare un mercato che da nazionale è diventato globale nel giro di trent'anni. In singergia con il Gruppo Lunelli, con il quale condividiamo l'altissima qualità del prodotto e il target di clientela, abbiamo a disposizione un potere di comunicazione e di investimento che non possedevamo quando eravamo soli.
Gianluca Bisol, nel sottolineare l'importanza di fare squadra, di creare collaborazioni, ricorda anche come questo genere di fenomeni in Italia abbia preso piede in ritardo di circa un ventennio rispetto ai concorrenti francesi. Tuttavia, ora Bisol è più forte che mai, grazie al gioco di squadra e a una tradizione che dimostra qualità e, in diverse circostanze, avanguardia: «Siamo stati la prima azienda del territorio a produrre un Cru, ancora nel lontano 1965. Altre realtà arrivarono a questo solo negli anni '80-'90. Nel 2009 il Consorzio ha inserito i Cru nel disciplinare del Prosecco Superiore, e ad oggi se ne contano 43».
La linea Bisol è fatta solo di Prosecco Superiore Docg e ha come obiettivo di raccontare la varietà del territorio di Valdobbiadene e sperimentare tutte le sfumature del Prosecco Superiore, perché ciascuna etichetta è espressione di un particolare terroir e di una specifica composizione del terreno. Proprio per valorizzare ed avere il massimo rispetto per l'identità del territorio, sono state create due nuove etichette della Denominazione Rive: il Relio Rive di Guia, che vuole essere il vertice della produzione della casa, e il Rive di Campea, espressione del più importante vigneto di proprietà.
Quali sono le caratteristiche delle nuove etichette Relio Rive di Guia e Rive di Campea?
Sono due vigneti tra i più performanti, in particolare per la loro influenza sul gusto del prodotto. L'etichetta Rive di Guia nasce da un terreno morenico, il suo tratto distintivo è la raffinata mineralità: al naso fiori di campo e frutta, soprattutto lime, mentre in bocca eleganza, un'insolita cremosità per un Brut e un bellissimo equilibrio. Rive di Campea invece, da un terreno ricco di marna argillosa, conferisce maggiore corpo al vino; anche qui tanti fiori, ma il sentore più evidente e caratterizzante è la frutta esotica.
Bisol ha recentemente modificato anche il proprio logo, nel quale ora viene maggiormente evidenziata la data 1542, accompagnata da una ripida collina stilizzata che ricorda quella del Cartizze e un tocco del verde Bisol: «Con un tratto di verde ancor più vivo confermiamo la volontà di diventare sempre di più ambasciatori di questo meraviglioso territorio».
È stata rivisitata anche la collezione Jeio, qual è il significato di questa linea?
La linea Jeio nasce nel 1999, in occasione dei 100 anni dalla nascita di mio nonno. Per noi questo è un Prosecco eroico: mio nonno ha dovuto affrontare il periodo del dopoguerra, quando questa zona era stata colpita, e doveva essere rimessa in piedi. Sua era la voglia di risollevare un territorio messo in ginocchio, e questo vino è frutto del suo sforzo, è l'espressione più fresca della marca, l'anima gioisa del Prosecco che esprime la capacità di godere della qualità della vita.
Un'azienda con quasi 500 anni di tradizione in Valdobbiadene, come valuta il trend Prosecco e la possibilità che presto o tardi rallenti o si arresti del tutto?
C'è chi fa prodotti di alta qualità e chi invece banalizza. Nel Prosecco questa dicotomia è ancora più accentuata. Appena 31 anni fa si vendeva Prosecco Superiore solo in Veneto, in Lombardia e un po' nella Capitale; oggi invece la produzione si è moltiplicata per 22 volte, toccando le 550 milioni di bottiglie, e da due regioni si è passati a commercializzare in 120 Paesi nel mondo. Una crescita rapidissima, che non ha eguali. In questo mondo è chiaro esistano aziende senza esperienza, che hanno fatto solo business. Ma il Prosecco non ha ottenuto questo successo solo per il rapporto qualità-prezzo, anzi, ha trovato dei grandi amatori, quelli che io definisco Prosecco-lovers. Questi ultimi cercano le espressioni più raffinate del prodotto, è grazie a loro che la ricerca all'interno del mondo del Prosecco delle sue espressioni più eccellenti continua, e noi vogliamo rispondere proprio a queste esigenze e posizionarci ai vertici di questa piramide di ricerca.
«Mi piace ricordare - conclude Gianluca Bisol - quanto importante e non scontata sia la scelta del Prosecco anche attraverso i numeri: un Prosecco Superiore su sei bottiglie di Prosecco; una di Cartizze, la collina di 107 ettari di proprietà di 140 famiglie, su 600. E di Bisol, infine, ce n'è una ogni mille».
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«Contare un numero così alto di ettari tutti disposti sulle alte colline del Valdobbiadene non è cosa facile, è un nostro valore aggiunto. Anche con una disponibilità economica, sarebbe impensabile ottenere tanto. Ogni generazione, infatti, fin dall'inizio, ha acquisito qualche appezzamento in più portandoci oggi ad avere ben 55 ettari».
Qual è l'obiettivo della vostra sinergia con il Gruppo Lunelli?
Le sinergie sono indispensabili in un mondo come quello del vino italiano. Tante piccole aziende hanno difficoltà a strutturarsi per affrontare un mercato che da nazionale è diventato globale nel giro di trent'anni. In singergia con il Gruppo Lunelli, con il quale condividiamo l'altissima qualità del prodotto e il target di clientela, abbiamo a disposizione un potere di comunicazione e di investimento che non possedevamo quando eravamo soli.
Foto Mattia Mionetto
Gianluca Bisol, nel sottolineare l'importanza di fare squadra, di creare collaborazioni, ricorda anche come questo genere di fenomeni in Italia abbia preso piede in ritardo di circa un ventennio rispetto ai concorrenti francesi. Tuttavia, ora Bisol è più forte che mai, grazie al gioco di squadra e a una tradizione che dimostra qualità e, in diverse circostanze, avanguardia: «Siamo stati la prima azienda del territorio a produrre un Cru, ancora nel lontano 1965. Altre realtà arrivarono a questo solo negli anni '80-'90. Nel 2009 il Consorzio ha inserito i Cru nel disciplinare del Prosecco Superiore, e ad oggi se ne contano 43».
La linea Bisol è fatta solo di Prosecco Superiore Docg e ha come obiettivo di raccontare la varietà del territorio di Valdobbiadene e sperimentare tutte le sfumature del Prosecco Superiore, perché ciascuna etichetta è espressione di un particolare terroir e di una specifica composizione del terreno. Proprio per valorizzare ed avere il massimo rispetto per l'identità del territorio, sono state create due nuove etichette della Denominazione Rive: il Relio Rive di Guia, che vuole essere il vertice della produzione della casa, e il Rive di Campea, espressione del più importante vigneto di proprietà.
Quali sono le caratteristiche delle nuove etichette Relio Rive di Guia e Rive di Campea?
Sono due vigneti tra i più performanti, in particolare per la loro influenza sul gusto del prodotto. L'etichetta Rive di Guia nasce da un terreno morenico, il suo tratto distintivo è la raffinata mineralità: al naso fiori di campo e frutta, soprattutto lime, mentre in bocca eleganza, un'insolita cremosità per un Brut e un bellissimo equilibrio. Rive di Campea invece, da un terreno ricco di marna argillosa, conferisce maggiore corpo al vino; anche qui tanti fiori, ma il sentore più evidente e caratterizzante è la frutta esotica.
Bisol ha recentemente modificato anche il proprio logo, nel quale ora viene maggiormente evidenziata la data 1542, accompagnata da una ripida collina stilizzata che ricorda quella del Cartizze e un tocco del verde Bisol: «Con un tratto di verde ancor più vivo confermiamo la volontà di diventare sempre di più ambasciatori di questo meraviglioso territorio».
È stata rivisitata anche la collezione Jeio, qual è il significato di questa linea?
La linea Jeio nasce nel 1999, in occasione dei 100 anni dalla nascita di mio nonno. Per noi questo è un Prosecco eroico: mio nonno ha dovuto affrontare il periodo del dopoguerra, quando questa zona era stata colpita, e doveva essere rimessa in piedi. Sua era la voglia di risollevare un territorio messo in ginocchio, e questo vino è frutto del suo sforzo, è l'espressione più fresca della marca, l'anima gioisa del Prosecco che esprime la capacità di godere della qualità della vita.
Un'azienda con quasi 500 anni di tradizione in Valdobbiadene, come valuta il trend Prosecco e la possibilità che presto o tardi rallenti o si arresti del tutto?
C'è chi fa prodotti di alta qualità e chi invece banalizza. Nel Prosecco questa dicotomia è ancora più accentuata. Appena 31 anni fa si vendeva Prosecco Superiore solo in Veneto, in Lombardia e un po' nella Capitale; oggi invece la produzione si è moltiplicata per 22 volte, toccando le 550 milioni di bottiglie, e da due regioni si è passati a commercializzare in 120 Paesi nel mondo. Una crescita rapidissima, che non ha eguali. In questo mondo è chiaro esistano aziende senza esperienza, che hanno fatto solo business. Ma il Prosecco non ha ottenuto questo successo solo per il rapporto qualità-prezzo, anzi, ha trovato dei grandi amatori, quelli che io definisco Prosecco-lovers. Questi ultimi cercano le espressioni più raffinate del prodotto, è grazie a loro che la ricerca all'interno del mondo del Prosecco delle sue espressioni più eccellenti continua, e noi vogliamo rispondere proprio a queste esigenze e posizionarci ai vertici di questa piramide di ricerca.
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