Il Bianchello del Metauro festeggia 50 anni di Doc
Nel 1969 l’approvazione del Disciplinare del vino bianco marchigiano. Al convegno “Vini da mare” un focus sulle doc marittime. Tre su quattro si trovano sull’Adriatico
13 giugno 2019 | 15:04
di Piera Genta
Brindisi tra i produttori di vino presenti al convegno
In occasione del convegno “Vini da mare” organizzato a Fano dall’Istituto marchigiano tutela vini (Imt) si è analizzato il panorama dei vini “marittimi” tali per la loro posizione geografica, vini che svolgono un ruolo di integrazione e di completamento delle attività turistiche. Secondo l’analisi presentata dal responsabile di Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini, il 31% delle 408 Dop della Penisola, pari al 20% dei volumi complessivi prodotti, vanta areali con sbocco sul mare. Stiamo parlando delle regioni sulla fascia adriatica che insieme rappresentano il 75% delle denominazioni marittime, mentre nella fascia tirrenica la produzione si sposta nell’entroterra.
Le bottiglie in degustazione
In Italia la produzione di questi vini è cresciuta negli ultimi anni del 45%, a fronte di un +13% degli altri (senza tenere conto del Prosecco che comunque in piccola parte si affaccia sulla costa). Il mercato poi asseconda la tendenza: tra le sette regioni italiane cresciute nell’export di oltre il 90% nell’ultimo decennio, ben quattro presentano una forte incidenza di vigneti ‘marittimi’ (Marche, Sicilia, Puglia e Abruzzo).
L’export dei vini bianchi fermi italiani sta crescendo più velocemente dei rossi (+47% contro il +35%, dal 2010 al 2018) e i vigneti con finestre sul mare sono quelli che registrano le migliori performance. Complice anche il Bianchello del Metauro, la provincia di Pesaro ha registrato nel decennio una crescita nelle esportazioni di vino significativa, Germania, Cina e Usa le principali destinazioni. Come tendenza generale, il 60% del Bianchello viene oggi destinato al mercato locale, un 20% al nazionale e un 20% all’estero (in alcuni casi la percentuale sale anche al 40%, chi esporta meno è al 10%).
Tornando al Bianchello, il disciplinare prevede che possa avere un taglio al 5% di Malvasia bianca, ma quasi tutte le aziende lo producono in purezza. Nasce su terreni sciolti con una componente argillosa in coltivazione biologica. Possiamo trovarlo nella versione tradizionale superiore, spumante e Passito. Vino di facile beva, dal tenore alcolico non elevato, originariamente pensato per un consumo ancora giovane, negli ultimi anni è stato oggetto di interessanti esperimenti di vinificazione che lo hanno portato ad assumere maggiore personalità e longevità.
Un vino contemporaneo, equilibrato in acidità e struttura con ottime potenzialità, ma dal prezzo troppo basso, dai 3,50 ai 6 euro franco cantina. Un terzo del vino prodotto viene ancora venduto sfuso. Sono state 15 le aziende, tra piccole e medie, che hanno partecipato al progetto Bianchello per raccontare la loro storia e la loro interpretazione del vitigno, quattro di loro e precisamente Morelli (primo produttore di metodo classico sul territorio), Guerrieri, Lucarelli e Fiorini detengono l’85% della produzione.
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Alberto Lupini