Bianchello del Metauro Eccellenza marchigiana
Vitigno a bacca bianca, dalle origini antiche ed incerte che sfociano nella leggenda. Le prime testimonianze sull’esistenza del vino omonimo risalgono al III secolo a.C
13 luglio 2019 | 10:46
di Piera Genta
Uva Bianchello del Metauro (foto: claudiomorelli.it)
Il suo nome deriva dal vitigno Bianchello e dal Metauro, uno dei fiumi principali delle Marche. L’area di produzione abbraccia 18 comuni della provincia di Pesaro e Urbino, nella vallata del Metauro, anche se la zona migliore è quella situata a nord del fiume dove si trovano i produttori storici. Secondo il disciplinare, per la sua produzione è previsto l’utilizzo della varietà Bianchello per un minimo del 95% e per il restante 5% può essere impiegata la Malvasia bianca lunga.
Vino fragrante e fresco, tenue e delicato sotto tutti gli aspetti, lo si apprezza soprattutto giovane; solo in particolari annate e in seguito ad accurate selezioni in vigna e lavorazioni in cantina può essere predisposto verso un moderato affinamento per evitare di spegnere il suo delicato spettro olfattivo. Colore paglierino con sfumature verdi, il bouquet richiama i prati in fiore e i frutti a pasta gialla maturi e ancora erba limoncina, salvia e timo, con un accenno minerale nel finale. Il corpo, pieno e appagante, ha con una discreta morbidezza. Interessante la vena sapida che finisce in un finale ammandorlato.
Il Bianchello del Metauro Doc dispone delle varianti Superiore, più strutturato e sapido, Spumante, frizzante e con toni agrumati più decisi, e Passito, derivato dalla disidratazione degli acini d’uva e caratterizzato dal sapore di miele e albicocche secche. Sulla tavola il Bianchello incontra egregiamente tutti i prodotti in cui vive la tradizione gastronomica marchigiana nelle più disparate preparazioni o il prosciutto di Carpegna Dop.
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Alberto Lupini