Barbera di Monza, un'etichetta segreta lancerà 500 bottiglie esclusive
Oggi il frutto della vendemmia 2022, la prima di qualità utile alla produzione dopo 4 anni di raccolta, affina nelle botti alla Santa Croce, azienda vitivinicola di Lecco. L'etichetta è in divenire e il nome ancora segreto
Giovane e vigoroso, con note fruttate, 14 gradi. Sono i tratti somatici di un vino che sta per tornare dopo oltre 150 anni. Stiamo parlando del Barbera di Monza, prodotto in località Gera. Sarà disponibile a fine 2023 nelle sue prime 500 bottiglie, esclusive e numerate. Oggi il frutto della vendemmia 2022, la prima di qualità utile alla produzione dopo quattro anni di raccolta, affina nelle botti alla Santa Croce, azienda vitivinicola di Missaglia (Lecco). L'etichetta è in divenire e il nome ancora segreto. Una storia che riemerge ora, in un territorio dove un tempo la produzione era estesa, fiorente e di qualità, con un vino apprezzato, tanto da interessare persino Napoleone Bonaparte. E che dire del poeta Carlo Porta che vi dedicò persino dei versi? Nell'Ottocento la vite era ancora un'attività molto redditizia in tutta la Brianza: poi si diffuse la fillossera, che distrusse la gran parte dei vigneti.
Le bottiglie non verranno commercializzate: sosterranno l'evoluzione dell'Agriparco in AgriparcoHub
Tra le più antiche vigne brianzole ci sono quelle di Biassono, citate in un testamento dell'arcivescovo di Milano Ansperto da Biassono, redatto nell'879. Ora la produzione fa rima con inclusione. Perché i vigneti sono parte dell'Agriparco sociale nato nel 2017 sull'area di proprietà della Fondazione Tavecchio. Qui su un terreno di 12mila metri quadri, di cui 4mila di orto e frutteto, 2mila di bosco, mille destinati al vigneto trovano spazio progetti di sostegno alla fragilità per persone con disabilità, richiedenti asilo e disoccupati. Le 500 bottiglie non verranno commercializzate ma aiuteranno a sostenere l'evoluzione dell'Agriparco in AgriparcoHub, con il coinvolgimento di enti pubblici e privati, per la nascita di spazi per la ristorazione, l'utilizzo di prodotti coltivati in loco e una wine school in collaborazione con il Gruppo Meregalli, che sin dalla prima ora è parte del progetto. L'azienda monzese leader in Italia nella distribuzione di vini nazionali e internazionali ha riportato con il suo know how le barbatelle sul territorio per impiantare il vigneto, per poi curarne la crescita e lo sviluppo fino alla consulenza dei suoi enologi per giungere alla vendemmia.
«Perché il vino avesse una certa struttura e una buona qualità abbiamo pazientemente atteso - sottolinea Alessio Tavecchio, presidente dell'omonima Fondazione. Il terreno non è certamente dei più adatti; il clima non aiuta, così come l'inquinamento di un'area come quella di Monza, ma la forza di questo vino è la resilienza, la stessa che caratterizza tutto il progetto». La partenza dei lavori sarà a breve. Un proverbio del territorio recita: «Ann e buccér da vin, sa cuntan no fina a la fin ("anni e bicchieri di vino non si contano fino alla fine", ndr)». Che sia di buon auspicio per una lunga vita al progetto e al nuovo Barbera di Monza.
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Alberto Lupini