AssoDistil, report di sostenibilità: 500mila tonnellate di CO2 risparmiate
Senza distillerie, nel 2019, inquinamento pari alle emissioni di una città di 10 milioni di abitanti. Il dossier evidenzia che l’attività del comparto accelera la svolta green. Un settore di economia circolare naturale
11 dicembre 2020 | 18:15
Presentato l’11 dicembre il primo “Report di sostenibilità” di AssoDistil - Associazione nazionale industriali distillatori di alcoli e acquaviti. Lo studio, redatto in collaborazione con Lifegate, è stato analizzato nell’ambito di un webinar al quale hanno partecipato Antonio Emaldi, presidente AssoDistil, Paolo De Castro, eurodeputato e membro della commissione Agricoltura e Sviluppo rurale, Filippo Gallinella, deputato e presidente della commissione Agricoltura, Silvia Totaro, sustainability specialist di Lifegate e Sandro Cobror, direttore AssoDistil.
«AssoDistil sin dalla sua nascita – ha sottolineato Antonio Emaldi - forte di questo patrimonio di valori delle aziende associate, è da sempre promotrice della sostenibilità e della circolarità del settore. È grazie all’impegno di AssoDistil che oggi pubblichiamo questo primo Report di sostenibilità, che è solo il punto di partenza di un percorso per proiettarsi verso un concetto più ampio di sostenibilità ambientale, economica e sociale, dalle produzioni agricole al prodotto finito e confezionato: un approccio olistico coerente con lo sviluppo sostenibile del nostro Paese».
Un contributo concreto al miglioramento della qualità dell’ambiente
Il settore distillatorio, va annoatato, dà vita a una vasta gamma di prodotti che si rivolgono al mercato alimentare, alla produzione di alcol per uso carburante (bioetanolo), per uso industriale e alla produzione di acidi organici, olii vegetali, polifenoli, mangimi e fertilizzanti.
Poi, i residui del processo di distillazione vengono reimpiegati per produrre energia elettrica verde, biogas e biometano. Il settore distillatorio fornisce quindi un contributo concreto al miglioramento della qualità dell’ambiente, sostenendo la creazione di una filiera virtuosa di gestione e valorizzazione dei sottoprodotti destinati alla distillazione, prima, e alla produzione di energia, poi.
Senza le distillerie, nel 2019, avremmo prodotto un inquinamento pari a 500 mila tonnellate di CO2, equivalente alle emissioni di una città di 10 milioni di abitanti. Il settore distillatorio dispone di una potenzialità installata per produrre oltre 300 mila m³ all’anno di bioetanolo sostenibile, il biocarburante di origine naturale più diffuso al mondo e l’unico a poter rispondere alle necessità di sostenibilità del settore trasporti e a contribuire all’abbattimento delle emissioni.
I residui della distillazione, inoltre, si prestano a essere riutilizzati come biomasse combustibili. Con la combustione di questi residui e la digestione dei reflui, soprattutto borlande, vengono prodotti quasi 300mila MWh all’anno di energia elettrica destinata principalmente all’autoconsumo.
La necessità di uno sviluppo sostenibile per competere nel mercato globale
«Il primo Report di sostenibilità del settore distillatorio – ha puntualizzato il direttore, Sandro Cobror – rappresenta per AssoDistil una tappa molto importante nel percorso di crescita dell’intero comparto. Oggi le distillerie prendono consapevolezza dell’importanza non solo di praticare la sostenibilità economica, sociale e ambientale, ma anche di comunicarla in maniera trasparente per rafforzare il rapporto con il territorio che è fondamentale».
«Le aziende sono convinte dell’importanza e della necessità di uno sviluppo sostenibile per competere nel mercato globale. L’impegno di AssoDistil è di accompagnare la crescita sostenibile delle aziende anche attraverso la ricerca e l’innovazione per permettere di sfruttare completamente il potenziale ancora inespresso delle produzioni in distilleria in un’ottica di economia circolare coerente con gli obiettivi comunitari del Green deal».
“Un’attenzione particolare – si legge nel report – viene riposta nella ricerca delle migliori materie prime, nell’elaborazione delle ricette, nei protocolli di produzione e nei controlli di qualità”. Le vinacce utilizzate come materie prime superano le 534mila tonnellate, mentre le fecce utilizzate sono oltre 209mila. Ben 54mila le tonnellate di frutta e oltre 45mila le materie tartariche impiegate per il processo produttivo.
Uno dei fattori chiave per la virtuosità ambientale e la circolarità del settore distillatorio sta nella modalità di approvvigionamento delle materie prime. “Le associate – sottolinea il report – utilizzano fornitori storici e tendono a privilegiare quelli locali per contribuire all’economia del territorio. Considerando i fornitori delle associate incluse nel report, i fornitori locali sono pari al 35 per cento, ma se si guarda alla sola filiera vitivinicola le percentuali salgono notevolmente, dal momento che il settore distillatorio risponde completamente alle necessità della filiera vitivinicola che trova utile sbocco nei sottoprodotti della produzione del vino, vinacce e fecce”.
Prossimo obiettivo, gli stati generali della sostenibilità
«Sulla sostenibilità ambientale – ha ricordato Filippo Gallinella - stiamo giocando una partita importante nella quale il settore distillatorio può ricoprire un ruolo importante. Il tema della sostenibilità va contestualizzato a livello di Paese e affrontarlo come un percorso e un processo che va gestito con la massima coerenza, mettendo in campo strumenti semplici di misura, sui quali calibrare gli interventi. Bene il report di AssoDistil, dunque. Il mio auspicio è di ampliare la discussione il più possibile. In futuro spero di riuscire a organizzare gli stati generali della sostenibilità, coinvolgendo il settore industriale e tutti coloro che vorranno dare il proprio contributo a questo confronto».
People, Planet e Profit sono i tre temi rilevanti emersi dall’analisi rispetto ai principali impatti delle imprese che possono influenzare gli stakeholder. People riguarda la crescita delle imprese rispetto al contributo delle persone che vi lavorano, Planet la tutela dell’ambiente e la valorizzazione delle risorse nei processi produttivi, Profit la scelta delle materie e gli investimenti in ricerca.
Il recovery found sblocca risorse per la politica agricola
«L’accordo sul recovery found – ha puntualizzato Paolo De Castro - sblocca una serie di risorse e di misure anche per la politica agricola. La grande prospettiva del Green new deal è trovare un equilibrio di sviluppo tra sostenibilità ambientale, economica e sociale. Deve iniziare una fase nuova che andrà tradotta in atti legislativi e in misure concrete. Una riforma che dovremo fare insieme agli agricoltori e a tutti i protagonisti delle diverse filiere. Siamo dentro un percorso, nel quale vogliamo far crescere e maturare l’idea di sostenibilità da parte del nostro sistema produttivo. L’Europa ci sta scommettendo molto e un plauso va a chi, come AssoDistil, si sta muovendo in questa direzione».
Le imprese associate che hanno contribuito alla realizzazione del report sono state: Bottega, D'Auria Distillerie & Energia, Distilleria Bertolino, Distilleria Deta, Distilleria G. Bertagnoli, Distilleria Marzadro, Distillerie Bonollo, Distillerie Bonollo Umberto, Distillerie Mazzari, Fratelli Francoli, Ima Industria Meridionale Alcolici (Gruppo Bertolino).
Per informazioni: www.assodistil.it
Il settore distillatorio dispone di una potenzialità installata per produrre oltre 300 mila m³ all’anno di bioetanolo sostenibile
«AssoDistil sin dalla sua nascita – ha sottolineato Antonio Emaldi - forte di questo patrimonio di valori delle aziende associate, è da sempre promotrice della sostenibilità e della circolarità del settore. È grazie all’impegno di AssoDistil che oggi pubblichiamo questo primo Report di sostenibilità, che è solo il punto di partenza di un percorso per proiettarsi verso un concetto più ampio di sostenibilità ambientale, economica e sociale, dalle produzioni agricole al prodotto finito e confezionato: un approccio olistico coerente con lo sviluppo sostenibile del nostro Paese».
Un contributo concreto al miglioramento della qualità dell’ambiente
Il settore distillatorio, va annoatato, dà vita a una vasta gamma di prodotti che si rivolgono al mercato alimentare, alla produzione di alcol per uso carburante (bioetanolo), per uso industriale e alla produzione di acidi organici, olii vegetali, polifenoli, mangimi e fertilizzanti.
Poi, i residui del processo di distillazione vengono reimpiegati per produrre energia elettrica verde, biogas e biometano. Il settore distillatorio fornisce quindi un contributo concreto al miglioramento della qualità dell’ambiente, sostenendo la creazione di una filiera virtuosa di gestione e valorizzazione dei sottoprodotti destinati alla distillazione, prima, e alla produzione di energia, poi.
Antonio Emaldi
Senza le distillerie, nel 2019, avremmo prodotto un inquinamento pari a 500 mila tonnellate di CO2, equivalente alle emissioni di una città di 10 milioni di abitanti. Il settore distillatorio dispone di una potenzialità installata per produrre oltre 300 mila m³ all’anno di bioetanolo sostenibile, il biocarburante di origine naturale più diffuso al mondo e l’unico a poter rispondere alle necessità di sostenibilità del settore trasporti e a contribuire all’abbattimento delle emissioni.
I residui della distillazione, inoltre, si prestano a essere riutilizzati come biomasse combustibili. Con la combustione di questi residui e la digestione dei reflui, soprattutto borlande, vengono prodotti quasi 300mila MWh all’anno di energia elettrica destinata principalmente all’autoconsumo.
La necessità di uno sviluppo sostenibile per competere nel mercato globale
«Il primo Report di sostenibilità del settore distillatorio – ha puntualizzato il direttore, Sandro Cobror – rappresenta per AssoDistil una tappa molto importante nel percorso di crescita dell’intero comparto. Oggi le distillerie prendono consapevolezza dell’importanza non solo di praticare la sostenibilità economica, sociale e ambientale, ma anche di comunicarla in maniera trasparente per rafforzare il rapporto con il territorio che è fondamentale».
«Le aziende sono convinte dell’importanza e della necessità di uno sviluppo sostenibile per competere nel mercato globale. L’impegno di AssoDistil è di accompagnare la crescita sostenibile delle aziende anche attraverso la ricerca e l’innovazione per permettere di sfruttare completamente il potenziale ancora inespresso delle produzioni in distilleria in un’ottica di economia circolare coerente con gli obiettivi comunitari del Green deal».
Sandro Cobror
“Un’attenzione particolare – si legge nel report – viene riposta nella ricerca delle migliori materie prime, nell’elaborazione delle ricette, nei protocolli di produzione e nei controlli di qualità”. Le vinacce utilizzate come materie prime superano le 534mila tonnellate, mentre le fecce utilizzate sono oltre 209mila. Ben 54mila le tonnellate di frutta e oltre 45mila le materie tartariche impiegate per il processo produttivo.
Uno dei fattori chiave per la virtuosità ambientale e la circolarità del settore distillatorio sta nella modalità di approvvigionamento delle materie prime. “Le associate – sottolinea il report – utilizzano fornitori storici e tendono a privilegiare quelli locali per contribuire all’economia del territorio. Considerando i fornitori delle associate incluse nel report, i fornitori locali sono pari al 35 per cento, ma se si guarda alla sola filiera vitivinicola le percentuali salgono notevolmente, dal momento che il settore distillatorio risponde completamente alle necessità della filiera vitivinicola che trova utile sbocco nei sottoprodotti della produzione del vino, vinacce e fecce”.
Prossimo obiettivo, gli stati generali della sostenibilità
«Sulla sostenibilità ambientale – ha ricordato Filippo Gallinella - stiamo giocando una partita importante nella quale il settore distillatorio può ricoprire un ruolo importante. Il tema della sostenibilità va contestualizzato a livello di Paese e affrontarlo come un percorso e un processo che va gestito con la massima coerenza, mettendo in campo strumenti semplici di misura, sui quali calibrare gli interventi. Bene il report di AssoDistil, dunque. Il mio auspicio è di ampliare la discussione il più possibile. In futuro spero di riuscire a organizzare gli stati generali della sostenibilità, coinvolgendo il settore industriale e tutti coloro che vorranno dare il proprio contributo a questo confronto».
People, Planet e Profit sono i tre temi rilevanti emersi dall’analisi rispetto ai principali impatti delle imprese che possono influenzare gli stakeholder. People riguarda la crescita delle imprese rispetto al contributo delle persone che vi lavorano, Planet la tutela dell’ambiente e la valorizzazione delle risorse nei processi produttivi, Profit la scelta delle materie e gli investimenti in ricerca.
Il recovery found sblocca risorse per la politica agricola
«L’accordo sul recovery found – ha puntualizzato Paolo De Castro - sblocca una serie di risorse e di misure anche per la politica agricola. La grande prospettiva del Green new deal è trovare un equilibrio di sviluppo tra sostenibilità ambientale, economica e sociale. Deve iniziare una fase nuova che andrà tradotta in atti legislativi e in misure concrete. Una riforma che dovremo fare insieme agli agricoltori e a tutti i protagonisti delle diverse filiere. Siamo dentro un percorso, nel quale vogliamo far crescere e maturare l’idea di sostenibilità da parte del nostro sistema produttivo. L’Europa ci sta scommettendo molto e un plauso va a chi, come AssoDistil, si sta muovendo in questa direzione».
Le imprese associate che hanno contribuito alla realizzazione del report sono state: Bottega, D'Auria Distillerie & Energia, Distilleria Bertolino, Distilleria Deta, Distilleria G. Bertagnoli, Distilleria Marzadro, Distillerie Bonollo, Distillerie Bonollo Umberto, Distillerie Mazzari, Fratelli Francoli, Ima Industria Meridionale Alcolici (Gruppo Bertolino).
Per informazioni: www.assodistil.it
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Alberto Lupini
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