Amarone, Brunello e Aglianico Trilogia di emozioni firmate Tommasi

Produrre vini di eccellenza nei territori più vocati d’Italia: questo è il progetto della Tommasi Family Estates che alla quarta generazione di vignaioli possiede 600 ettari vitati in 5 regioni italiane

29 novembre 2017 | 14:04
di Mariella Morosi
Veneto, Lombardia, Toscana, Puglia e Basilicata sono i feudi di Tommasi. Tre grandi vini, Amarone, Brunello ed Aglianico, espressioni icona dei rispettivi territori, sono stati protagonisti di un evento a Roma, nell’Hotel G-Rough di Piazza di Pasquino, definito “Trilogia di Emozioni”. Sono stati scelti per la loro unicità e per il legame con il luogo dove hanno origine, con la sapienza di chi sa trasformarne il frutto. A fare gli onori di casa Pierangelo Tommasi, direttore commerciale per l’estero, che ha raccontato il percorso di un’azienda cominciato nel 1902 con un piccolo vigneto a Pedemonte, nel cuore della Valpolicella Classica.



«Ma ci sono altre due date che vorrei ricordare - ha detto Pierangelo Tommasi - il 1959, primo anno di produzione dell’Amarone classico, e il 1997 quando alla guida dell’azienda subentrammo noi della quarta generazione: nove tra fratelli e cugini. Insieme abbiamo compiuto un lungo percorso in territori diversi, superando i confini della Valpolicella Classica, selezionando territori d’eccellenza con la precisa intenzione di mantenerne ed esaltarne insieme alla vocazione vitivinicola l’unicità e la tipicità. In particolare gli investimenti fatti a Montalcino con Casisano e la joint venture con Paternoster in Basilicata, hanno richiesto investimenti ed una rinnovata progettualità per mantenere il nostro trend di crescita che conta un fatturato annuo di circa 26,5 milioni di euro, per un totale di 3,2 milioni di bottiglie prodotte. Ed oggi vogliamo presentare quelle che consideriamo le nostre icone: Amarone della Valpolicella, il Casisano Brunello di Montalcino ed il Paternoster Aglianico del Vulture, insieme alla nostra squadra di enologi: Giancarlo Tommasi, responsabile dal 2002, Emiliano Falsini e Fabio Mecca».



In particolare Giancarlo Tommasi si dedica all’Amarone, il loro vino-bandiera, Falsini segue Casinano mentre Mecca continua la tradizione della famiglia Paternoster. Ad aprire la degustazione di questi tre vini diversi ma che condividono linee guida e stile, è stato il Brunello di Montalcino 2013 e la riserva Colombaiolo 2012. Il Podere Casinano, 53 ettari di cui 22 coltivati a vigneto, è su una terrazza naturale ad un’altitudine di 450 metri. «La quota, l’esposizione e i suoli variegati - ha detto Emiliano Falsini - sono una grande ricchezza perché ci permettono di fare vinificazioni diverse. A partire da quest’anno sono in corso cambiamenti nella gestione agronomica e di cantina, con nuovi impianti e selezioni di cloni di Sangiovese».



Non era stato facile trovare in Toscana per i Tommasi una realtà come Casinano che soddisfacesse in pieno il desiderio della famiglia di far vino in un territorio tanto privilegiato come Montalcino, anche se già nel 1997 era stato acquisito in Toscana Poggio al Tufo. Di Aglianico del Vulture Paternoster, l’azienda entrata nella Famiglia da appena un anno, sono stati degustati due tipologie; il Rotondo 2013 e il Don Anselmo entrambi in purezza e massima espressione del territorio vulcanico. «Con la collaborazione con Tommasi - ha detto Fabio Mecca, della famiglia lucana che ha alle spalle 90 vendemmie - è una vita che riparte». Il Rotondo - dal nome della contrada in Agro di Barile - viene da vigne datate di un solo vigneto, mentre il Don Anselmo, dedicato alla memoria del fondatore, è un blend di diverse selezioni di uve. Sono due espressioni diverse del territorio che è a 550 mt di altezza con una notevole escursione termica. Sono vini dello stesso vitigno con la capacità di raccontare storie diverse, con la potenza e l’irruenza dell’Aglianico».



Sottolineata da Giancarlo Tommasi la piena sintonia con Fabio Mecca per rendere questo vino più elegante, semplice e diretto. La “Trilogia di emozioni” si è conclusa con due etichette del vino principe della Valpolicella: il Classico Amarone Docg 2013, frutto della selezione di uve delle vigne La Groletta e Conca d’Oro, e il Ca’ Florian Classico Docg riserva, un cru del Villaggio Pedemonte a San Pietro in Cariano.

«La nostra storia nasce qui con l’Amarone ha detto Giancarlo Tommasi - e nell’etichetta c’è la nostra casa di famiglia. In questo vino c’è una componente non da poco, l’appassimento, nel nostro caso cento giorni. Spesso si parla delle muffe nobili ma secondo noi portano spesso a delle deviazioni del percorso. Da anni lavoriamo per avere vini puliti per cui il lavoro comincia da un’attenta selezione delle uve in campagna. Poi dobbiamo dare il tempo giusto al vino. Dopo l’appassimento c’è la fermentazione di un mese e poi tre anni di affinamento in legno di rovere, botti da 35 e 70 hl. Abbiamo scelto di chiudere la degustazione con l’Amarone perché volevamo mostrare tannini più morbidi, con un bel frutto e note balsamiche. Tutto il nostro lavoro punta a fare grandi vini eleganti che si fanno bere, ma appetibili e accessibili».



Nell’occasione è stata sottolineata l’attenzione allo sviluppo sostenibile in ogni fase, con dinamiche integrate per l’ambiente, socialmente eque ed economicamente praticabili in tutte le proprietà. Oltre la Tommasi Viticoltori in Valpolicella classica (105 ha e altri 90 in altre aree del Veneto),Podere Casisano a Montalcino (22 ha) in Toscana e Paternoster nel Vulture (22 ha), fanno parte del gruppo la Tenuta Caseo in Oltrepò Pavese, in Lombardia (90 ha), Poggio al Tufo, in Maremma, tra Pitigliano e Scansano (170 ha) e la Masseria Surani a Manduria in Puglia (55 ha) La famiglia è impegnata anche nell’ospitalità con un mosaico di strutture: Villa Quaranta in Valpolicella, L’Albergo Mazzanti e il ristorante Antico Caffè Dante a Verona e l’agriturismo Poggio al Tufo a Pitigliano.

Per informazioni: www.tommasiwine.it

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Alberto Lupini


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