Alta Langa, 6 milioni di bottiglie nel 2030. I migliori assaggi alla “Prima” 2024

La programmazione triennale 2023-2025 per i nuovi impianti di vigneti consentirà al Metodo classico piemontese di diventare ancora più competitivo in Italia, raddoppiando la produzione dagli attuali 3,2 milioni di bottiglie . Il report dall'anteprima del millesimo 2020, andata in scena ieri al Teatro Regio di Torino

19 marzo 2024 | 18:28
di Davide Bortone

Concretezza assoluta, come ingrediente di base. Una spolverata di simbolismo. E, ad insaporire il tutto, visione del futuro a fette spesse. La ricetta della Prima dell'Alta Langa 2024, anteprima assoluta del millesimo 2020 andata in scena lunedì 18 marzo al Teatro Regio di Torino, si è rivelata il solito concentrato di energia positiva a cui la denominazione ha abituato il pubblico professionale, ormai da diversi anni. Da quando, cioè, le “Alte bollicine piemontesi” si sono accreditate sull'almanacco delle “cose nuove” (e belle, e buone) del Metodo classico italiano. La location scelta dal Consorzio guidato da Mariacristina Castelletta, nel cuore della capitale sabauda, va ben oltre il desiderio di spettacolarizzazione del prodotto. Tanto da fondersi con il livello medio - altissimo - dei vini in degustazione (65 le cantine presenti, con oltre 150 etichette in assaggio).

La Prima dell'Alta Langa 2024, al Teatro Regio di Torino, apre di fatto il sipario al futuro della denominazione. Meditato e gestito nei minimi dettagli da un management consortile dinamico, capace di esaltare, al pari, tanto i giovani quanto i padri fondatori. Oggi, lo spumante Metodo classico piemontese, unico al mondo ad aver posto un limite altimetrico minimo dei vigneti di Pinot Nero e Chardonnay (non si può produrre Alta Langa sotto i 250 metri sul livello del mare), con affinamento minimo sui lieviti molto rigoroso e ambizioso (ben 30 mesi) e indicazione obbligatoria del millesimo (le cuvée “multi-vintage” sono vietate) ha messo nel mirino il raddoppio della produzione, entro il 2030.

Da 3 a 6 milioni di bottiglie di Alta Langa entro il 2030

«Siamo sempre di più in Consorzio - spiega a Italia a Tavola la presidente Mariacristina Castelletta - ma i numeri rimangono contenuti se ci paragoniamo ad altre denominazioni spumantistiche. Nell'ambito della programmazione triennale di impianti di nuovi vigneti, elemento fondamentale per tracciare la strada del futuro della nostra Docg fra il 2023 e il 2025, abbiamo varato l'ampliamento della superficie vitata da 377 a 597 ettari. Parliamo dunque di 220 ettari in più che, una volta entrati in produzione, consentiranno all'Alta Langa di raggiungere circa 6 milioni di bottiglie. Ora siamo a 3,2 milioni. Raddoppieremo ma resteremo ben saldi sui nostri valori fondanti».

Altro capitolo cruciale è l'espansione della quota export. Senza fretta o forzature: «Perché - spiega la numero uno del Consorzio - l'Alta Langa è espressione del territorio ed è scontato che altre denominazioni spumantistiche fatichino sempre più, in zona. Mi auspico che, dalle nostre parti, si trovi principalmente Alta Langa, un po' come succede a Brescia col Franciacorta e a Trento col Trento Doc. Un po' di orgoglio piemontese, insomma, in un territorio unico al mondo per vocazione vitivinicola”. Di fatto, il rapporto di forza fra le tre principali denominazioni spumantistiche italiane si è ribaltato in molte “carte dei vini” dei ristoranti piemontesi, così come nei wine bar.

«Per la prima volta nel 2023 - aggiunge Castelletta - siamo usciti in maniera strutturata dal Piemonte. Abbiamo organizzato un incoming con giornalisti esteri, oltre ad aver toccato alcune delle principali città italiane con il progetto "Alta Langa: anima di un territorio". Siamo stati a Milano, Genova, Roma, Napoli e Verona, per incontrare un pubblico di professionisti della ristorazione altamente qualificato e selezionato, col quale ci siamo seduti attorno a un tavolo circolare, per stimolare un dialogo proficuo attorno ai calici, senza metterci mai in cattedra. Un format che è piaciuto molto e che riproporremo».

Il successo dell'Alta Langa nella qualitàdelle new entry

Ferraris Agricola

Il successo dell'Alta Langa si misura anche con new entry di peso come Luca Ferraris. Il re del Ruché ha fatto il suo esordio alla Prima dell'Alta Langa 2024 con il Brut millesimato 2020 Tenuta Santa Chiara (sboccatura 10/2023), già molto centrato, pur all'inizio del suo percorso di crescita, post sboccatura. «Lo definirei un sogno di mezza estate - spiega Luca Ferraris - nato mentre percorrevo con mia moglie le colline dell'Alta Langa astigiana. Un'azienda come la nostra non può fare una “bolla” normale ed ecco l'idea di acquistare a Monastero Bormida, a 500 metri sul livello del mare un terreno di 1,5 ettari, allora vitato per 0,5 ettari, con Pinot Nero e Chardonnay. Sono nate così le prime 2.500 bottiglie dell'Alta Langa Ferraris».

Un progetto che sembra scritto nel destino dell'azienda, visto il master in Champagne effettuato dall'esperto enologo di stanza a Castagnole Monferrato, Luca Abrate. Con il millesimo 2023, le bottiglie saranno già 20 mila. «Quello dell'Alta Langa - spiega Ferraris - è un “giocattolo” rispetto al focus aziendale che resta ben saldo sul Ruché. Sono convinto che questa etichetta possa fare da apripista a livello commerciale, vista anche la crisi internazionale dei vini rossi, che fortunatamente non abbiamo risentito, e gli orientamenti dei gusti delle nuove generazioni di consumatori. Per tramutare le aspettative in realtà occorrono i numeri e la crescita della denominazione programmata dal Consorzio, a cui voglio rivolgere i miei più sentiti complimenti per la gestione attuale e per quella passata, va proprio in questa direzione».

Azienda agricola Cavallero

Anche l'Azienda agricola Cavallero ha esordito ieri alla “Prima” 2024, da terreni marnoso-calcarei capaci di riflettere tutta la tipicità della zona. «Il nostro primo spumante risale a oltre 30 anni fa, dal momento che mio nonno fu uno dei primi a piantare Pinot Nero e Chardonnay in Valle Bormida», spiega il 28enne Giacomo Cavallero, che guida l'azienda di Vesime (At) con la sorella 29enne Francesca e i due fratelli Cristiano e Michele, di 25 e 19 anni. «L'idea di produrre un Alta Langa è più recente - continua - e risale per la precisione al 2018, quando abbiamo piantato nuovi vigneti ad oltre 500 metri, nel Comune di San Giorgio Scarampi: solo 2.100 bottiglie per il nostro primo Alta Langa 2020, ottenuto da Pinot Nero in purezza con permanenza di 33 mesi sui lieviti».

«La produzione non è aumentata moltissimo da allora - aggiunge - avendo raggiunto le 2.500 bottiglie con il millesimo 2023, ma il potenziale a nostra disposizione è di circa 10 mila bottiglie, avendo 1,1 ettari e potendo peraltro convertire alla Docg altri 5 ettari dei due vitigni». Un'azienda giovane, con le idee chiarissime: «Siamo nel cuore della denominazione e ci sembrava giusto valorizzarla. Siamo una famiglia di viticoltori che investe nella qualità della materia prima e nel rispetto dell'ambiente: valori che ci accomunano con la filosofia dell'Alta Langa. E che dire della nostra “Prima”? È stato l'evento più bello a cui la nostra azienda abbia mai partecipato».

Tenuta Santa Maria del Garino

Tutta al femminile la nuova bollicina Alta Langa di Tenuta Santa Maria del Garino di Clavesana (At), firmata dalle sorelle Giulia e Michol Mondino. «Facciamo il nostro esordio alla Prima dell'Alta Langa 2024 con il millesimato 2019 - sottolinea la 37enne Giulia Mondino - ottenuta da sole uve Pinot Noir e con dosaggio Extra Brut. Oltre che alla qualità del vino, caratteristica imprescindibile, abbiamo puntato molto anche sull'estetica della bottiglia, per svecchiare l'immagine del Metodo classico, percepito il più delle volte come qualcosa di austero e serioso, e portare un'ulteriore ventata di gioventù nella denominazione. Una parte delle etichette saranno infatti firmate per i prossimi tre anni dall'artista torinese Mario Schiavone».

Nei prossimi anni lo sviluppo della parte accoglienza ed enoturismo, nel connubio tra vino e arte, con collaborazioni artistiche e workshop. «Fin da subito, invece - spiega ancora Giulia Mondino - abbiamo voluto dare l'impronta del nostro progetto sulle bottiglie del nostro primo Alta Langa». Tra tutte le uve aziendali che non vende a terzi, Tenuta Santa Maria del Garino ha scelto di tenere per sé proprio il Pinot Nero: «Un modo per rendere esplicita la nostra passione per le “bolle”, nata negli ultimi anni». Quindici ettari vitati complessivi, impreziositi da noccioleto e boschi, a dimostrazione di un altro aspetto che sta alla base del successo della Docg piemontese: la diversificazione, in ambito aziendale, e l'equilibrio tra produzione e ambiente.

Il futuro dell'Alta Langa, tra lunghi affinamenti e grande distribuzione

Ma dove è arrivata e dove vuole arrivare l'Alta Langa? A rispondere è uno dei “veterani”, Gianmario Cerutti di Cascina Cerutti: «Ormai si può affermare con assoluta certezza che abbiamo fatto un bel percorso, con una qualità media ottima e sostanziale assenza di scivoloni di stile e di tecnica, anche in occasione dell'annuale Prima dell'Alta Langa. A livello aziendale, cerchiamo di tirare piuttosto presto, già a febbraio-marzo, per poter degorgiare a ottobre e uscire sul mercato con almeno 4, 5 mesi di bottiglia: il minimo sindacale per avere un buon amalgama. La richiesta è altissima ma i numeri della Docg sono ancora contenuti».

«Ecco perché - continua Cerutti - l'aumento della produzione consentirà da un lato di aumentare la sosta delle bottiglie in cantina, prima della commercializzazione e, dall'altro, di rispondere alle crescenti necessità dei clienti, con etichette pensate per un consumo più immediato, senza dimenticare che il minimo affinamento richiesto è di ben 30 mesi, aspetto che ci rende unici nel panorama mondiale. Oggi abbiamo raggiunto uno stile comune, come denominazione, ma sono convinto che la possibilità di uscire più tardi con alcuni prodotti servirà a far emergere lo stile e il carattere di ogni cantina, ovvero uno degli aspetti più importanti e distintivi in qualsiasi territorio di produzione: l'identità».

D'altro canto, anche la grande distribuzione comincia a guardare con grande interesse alle “Alte bollicine piemontesi”. A confermalo è Paolo Sartirano, titolare ed amministratore della cantina Sansilvestro di Novello e della Tenuta Costa di Bussia di Monforte d'Alba. La ricerca di un migliore piazzamento all'estero di denominazioni spumantistiche italiane come Franciacorta e Conegliano Valdoabbiadene Prosecco Superiore ha infatti spalancato le porte a produzioni tricolori alternative, sugli scaffali dei supermercati. Non solo.

«Sono i buyer a cercarci - sottolinea Sartirano a Italia a Tavola - confermando il grande cambio di passo della Gdo italiana, che un tempo si confrontava con i produttori solo sul terreno, spesso scivoloso, delle quantità e del prezzo, tout-court. Oggi, invece, con i buyer e category manager di insegne come Il Gigante e Finiper, il dialogo è apertissimo sulla qualità delle etichette che siamo in grado di proporre, proponendoci come partner solidi in ottica di diversificazione dell'offerta dello scaffale, in favore di consumatori e clienti ormai abituati da qualche anno a trovare ottimi vini anche al supermercato».

L'Alta Langa Sansilvestro è infatti presente con continuità nell'assortimento dell'insegna brianzola Il Gigante, di proprietà di Giancarlo Panizza, oltre che di Iper, La grande i, marchio con cui opera per l'appunto Finiper, insegna fondata da Marco Brunelli. «I quantitativi che forniamo alle due catene - precisa ancora Paolo Sartirano - si aggirano attorno alle 3 mila bottiglie complessive annuali, 1.500 per insegna. Sono il frutto del nostro desiderio di implementare il mercato italiano, essendo un'azienda focalizzata principalmente sull'estero e sull'Horeca, sia a livello nazionale che internazionale». Una storia opposta a quella dell'Alta Langa, che si incrocia (e sposa) con quella del Metodo classico piemontese.

I migliori assaggi alla Prima dell'Alta Langa 2024

Tante le parole da scambiare con i produttori, come di consueto, alla “Prima”. Ma anche tanti calici da mettere sotto alla lente d'ingrandimento. In particolare, il millesimo 2020 dell'Alta Langa si presenta generalmente piuttosto ricco e abbordabile da un pubblico non necessariamente di esperti. Le prove migliori arrivano dai vini degorgiati a novembre; più crudi e organoletticamete “squilibrati” alcuni vini sboccati a gennaio, che necessitano di "vetro" per potersi esprimere agli alti livelli che competono alla denominazione. Più verticale e, forse, dal potenziale maggiore in termini di affinamento nel tempo, il millesimo 2019. Gli spumanti Alta Langa Docg presentati alla Prima dell'Alta Langa 2024, in estrema sintesi, sembrano di fatto seguire di pari passo l'andamento di Barolo e Barbaresco, le altre due grandi denominazioni “di Langa” (qui il bilancio e i migliori assaggi a Nebbiolo Prima 2024, l'anteprima annuale organizzata dal Consorzio Albeisa).

Tra i vini da non perdere: “Sivà” di Fratelli Abrigo, Blanc de Blancs Brut 2019 (sboccatura 2023); si resta sullo Chardonnay in purezza con il "Bera Blanc" di Bera, millesimo 2020 Extra Brut; Fontanafredda sfodera un terzetto da favola di vecchi millesimi e sboccature dell'Alta Langa Vigna Gatinera, top di gamma dell'azienda che strabilia con il Blanc de Noirs Pas Dosé - Brut Nature Riserva 2016 (72 mesi sui lieviti); il viaggio tra i migliori assaggi alla Prima dell'Alta Langa 2024 continua con il 100% Pinot Nero “Ca' du Sindic” di Sergio Grimaldi, Brut millesimato 2020 made in Santo Stefano Belbo (Cn) che conferma una grande costanza qualitativa, di anno in anno. Da una garanzia all'altra: chi cerca vini meno “affilati” e giocati, sin dagli esordi sul mercato, su disarmante piacevolezza di beva, cremosità ed equilibrio, deve citofonare alla Giulio Cocchi. Tutta la gamma è da applausi, tanto quanto la maestria nella presentazione da parte dell'enologo Paolo Bava, ma Blanc de Noirs 2015 e 2017 sembrano avere addirittura una marcia in più del resto delle etichette.

Tenuta Il Falchetto, col suo Alta Langa Blanc de Blancs Extra Brut 2019 (sboccatura 10/2023) conferma di saper sfornare spumanti di altissimo livello, pari a quelli dei vini rossi prodotti da Giorgio, Fabrizio e Adriano Forno a Santo Stefano Belbo e Castiglione Tinella. Molto centrati anche i due Alta Langa di LHV, un dosaggio zero 2020 ben promettente (nonostante la sboccatura avvenuta a gennaio 2024) e una riserva 72 mesi, millesimo 2015 (sboccatura maggio 2022). In netta crescita Marcalberto, con il Brut Nature senza aggiunta di solforosa, millesimo 2020, degorgiato a inizio anno, ma ancor più con l'Extra Brut 2019 (sboccato nel 2023).

Matteo Giribaldi convince invece con il Pas Dosé Riserva 2015 (degorgement luglio 2023), cuvée di Pinot Nero (60%) e Chardonnay (40%) ottenuta a 550 metri sul livello del mare, mentre Mauro Sebaste con l'Alta Langa 2019, dosaggio zero ottenuto da un 80% di Pinot Noir e un 20% Chardonnay che rivela uno dei legni meglio utilizzati tra quelli della Prima dell'Alta Langa 2024. C'è poi Ettore Germano, che a un anno di distanza ripresenta le due Riserve 2016 Blanc de Blanc e Blanc de Noir - la prima con una marcia in più rispetto alla seconda - oltre a strappare applausi con la cuvée Extra Brut 2020 (sboccatura 11/2023), tra i vini più convincenti della kermesse.

Lisa Pecchenino è un'altra impeccabile conferma con l'Alta Langa Pas Dosé 2020 “Psea” ed “Ecole” Brut 2019. Accanto al suo stand il "Pianbè" del “contadino” - così recita il biglietto da visita - Pietro Cirio di Pianbello, che non smette mai di sorprendere, di millesimo in millesimo, dall'alto delle colline della di quel paradiso piemontese che risponde al nome di Loazzolo (Asti): il suo Brut 2019 è freschezza, equilibrio e prospettiva allo stato puro. Azienda relativamente giovane per la denominazione è invece Podere Gagliassi, che col millesimo 2020 sembra aver trovato la quadra perfetta - soprattutto in chiave gastronomica - per l'Alta Langa Extra Brut biologico prodotto a Monforte d'Alba (stupenda anche l'etichetta).

Tenute Rade - Poderi Cusmano è da annoverare tra i migliori assaggi della Prima dell'Alta Langa con il Pas Dosé Riserva Extra Brut 2015, cuvée affinata sui lieviti 79 mesi. Convincono - e pure tanto – il Pas Dosé 2019 di Rizzi e il Pas Dosé 2020 “Airali” di Tenuta Carretta, che ben figura anche con il Brut 2020. Roberto Garbarino continua “Il Viaggio” tra i grandi dell'Alta Langa con il Blanc de Blanc 2020 Extra Brut sboccato il 19 dicembre 2023 a Neviglie (Cn), a dimostrazione di quanto longeva sia la denominazione e quanto maturi l'Alta Langa - non solo in termini di equilibrio e piacevolezza, ma anche di carattere - nel post degorgement. Già bello da bere l'Extra Brut 2020, sboccatura 2024, di Tenuta Rocca.

E goloso al punto da chiamare con insistenza l'abbinamento gastronomico l'Alta Langa Docg Brut Nature 2010 di Tosti 1820, prodotto in sole mille bottiglie e sboccato nel 2020 (105 mesi sui lieviti). Tra le vecchie annate, entusiasmante anche l'Extra Brut - Pas Dosé 2014 “90 mesi” di Cantine Daffara & Grasso. Da non perdere tutta la gamma di Coppo, con menzione particolare per la Riserva Coppo, millesimo 2018, cuvée Extra Brut servita in magnum, oltre all'ottima prova di Alice Bel Colle con il Blanc de Blancs Pas Dosé 2019 “Cuvée Tresessanta”.

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Alberto Lupini


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