Via smartphone e tv dalla tavola I medici: mangiare distratti fa male
Consumare un pasto mentre si fa qualcos'altro è pericoloso per la salute: si rischia di mangiare troppo o troppo poco e di perdere il piacere del cibo. Per questo televisione e telefonini andrebbero spenti
05 settembre 2020 | 18:18
Distrarsi ed occuparsi d’altro mentre si mangia non è mai una buona idea. Medici e nutrizionisti lo sostengono da sempre: è sbagliato consumare i pasti con un occhio allo smartphone o davanti al computer mentre si controllano le mail, perché in questo modo si rischia di perdere il controllo sul cibo realmente ingerito. Ora un recente studio pubblicato sul Journal of Nutrition ne dà l’ennesima conferma ma - a sorpresa - registra però anche il fatto che talune «distrazioni» tecnologiche possono far mangiare di meno, e non di più come normalmente si è portati a pensare.
I ricercatori dell’Università dell’Illinois hanno osservato 119 persone adulte, in due momenti distinti: quando mangiavano normalmente, e quando mangiavano partecipando contemporaneamente a un test elettronico. La quantità di cibo a cui potevano attingere liberamente era identica. Il test era il RVIP, Rapid Visual Information Processing, che chiede ai partecipanti di individuare una serie di numeri che lampeggiano velocemente sullo schermo e quindi richiede un buon livello di attenzione e infatti è validato dagli specialisti per la valutazione di persone affette dal morbo di Alzheimer o da disturbo da deficit di attenzione.
Con sorpresa degli stessi specialisti in Scienza dell’alimentazione dell’università americana che hanno condotto la ricerca, i partecipanti all’esperimento impegnati nel test hanno mangiato una quantità minore delle tartine messe a disposizione e, al termine della prova, sebbene alla fine della prova non abbiano saputo dire con precisione né quante ne avessero mangiate né di che tipo fossero. Un risultato interessante, non certo perché diventi una licenza per cenare davanti a uno schermo (anzi, resta valido l’invito a lasciare ogni dispositivo quando è il momento di mettersi a tavola e occuparsi solo di quello che c’è nel piatto) ma perché porta l’attenzione sul «mangiare distratto». Un meccanismo che conosciamo bene tutti (e nel quale cadiamo facilmente) che scatta quando si divora la cena seguendo le notizie del tg e si arriva in fondo al pacchetto dei biscotti o delle patatine mentre si sta pensando ad altro o si controllano i contatti sui social.
Senso di sazietà
«È vero che quando si è molto impegnati in qualcosa che chiede concentrazione si mangia meno; questo deve essere quello che è successo ai partecipanti del test neuropsicologico americano, una prova che è cosa ben diversa rispetto a dare un’occhiata a Instagram», riflette Stefano Erzegovesi, medico nutrizionista e psichiatra, primario del Centro per i disturbi alimentari dell’ospedale San Raffaele di Milano. «È molto comune invece guardare la tv durante il pasto o controllare i messaggi sullo smartphone; in questi casi il senso di sazietà si percepisce più tardi e si tende quindi a mangiare in modo meno controllato, senza neanche ricavarne soddisfazione». L’obiettivo invece è proprio quello di evitare gli automatismi, le pericolose molle che spingono a mettersi qualcosa in bocca per calmare l’ansia o comunque per motivi diversi dalla vera fame. «Bisogna cercare di non lasciarsi guidare dalle emozioni negative, in particolare dalla rabbia», ricorda Erzegovesi. Per questo motivo sarebbe saggio evitare discussioni impegnative, litigi o affrontare argomenti emotivamente delicati durante i pasti. «Altre situazioni in cui è facile perdere il controllo alimentare sono i business lunch, dove dinamiche di ruolo o opinioni contrastanti generano stress».
Lo stress
E proprio lo stress deve essere dosato (anche) in tutte quelle strategie che mirano a una corretta educazione alimentare, ma che potrebbero trasformarsi in un boomerang, come avverte Erzegovesi: «Penso per esempio al diario alimentare o al controllo quotidiano del peso corporeo, cose positive in sé ma dannose se spingono a mettere il cibo al centro di tutti i pensieri, facendone una piccola ossessione». Allontanare lo sguardo dagli schermi di cellulari e televisione (ma anche dalle pagine di un libro) è il consiglio che vale per bambini e adulti senza distinzioni. «È importante riconoscere tutte le sensazioni che i nostri canali sensoriali, soprattutto olfatto, gusto e consistenza, ci inviano mentre mangiamo; è questa la sensazione da recuperare per arrivare a una alimentazione equilibrata e appagante» ricorda l’esperto.
Consultare lo smartphone mentre si mangia è pericoloso per la salute
I ricercatori dell’Università dell’Illinois hanno osservato 119 persone adulte, in due momenti distinti: quando mangiavano normalmente, e quando mangiavano partecipando contemporaneamente a un test elettronico. La quantità di cibo a cui potevano attingere liberamente era identica. Il test era il RVIP, Rapid Visual Information Processing, che chiede ai partecipanti di individuare una serie di numeri che lampeggiano velocemente sullo schermo e quindi richiede un buon livello di attenzione e infatti è validato dagli specialisti per la valutazione di persone affette dal morbo di Alzheimer o da disturbo da deficit di attenzione.
Con sorpresa degli stessi specialisti in Scienza dell’alimentazione dell’università americana che hanno condotto la ricerca, i partecipanti all’esperimento impegnati nel test hanno mangiato una quantità minore delle tartine messe a disposizione e, al termine della prova, sebbene alla fine della prova non abbiano saputo dire con precisione né quante ne avessero mangiate né di che tipo fossero. Un risultato interessante, non certo perché diventi una licenza per cenare davanti a uno schermo (anzi, resta valido l’invito a lasciare ogni dispositivo quando è il momento di mettersi a tavola e occuparsi solo di quello che c’è nel piatto) ma perché porta l’attenzione sul «mangiare distratto». Un meccanismo che conosciamo bene tutti (e nel quale cadiamo facilmente) che scatta quando si divora la cena seguendo le notizie del tg e si arriva in fondo al pacchetto dei biscotti o delle patatine mentre si sta pensando ad altro o si controllano i contatti sui social.
Senso di sazietà
«È vero che quando si è molto impegnati in qualcosa che chiede concentrazione si mangia meno; questo deve essere quello che è successo ai partecipanti del test neuropsicologico americano, una prova che è cosa ben diversa rispetto a dare un’occhiata a Instagram», riflette Stefano Erzegovesi, medico nutrizionista e psichiatra, primario del Centro per i disturbi alimentari dell’ospedale San Raffaele di Milano. «È molto comune invece guardare la tv durante il pasto o controllare i messaggi sullo smartphone; in questi casi il senso di sazietà si percepisce più tardi e si tende quindi a mangiare in modo meno controllato, senza neanche ricavarne soddisfazione». L’obiettivo invece è proprio quello di evitare gli automatismi, le pericolose molle che spingono a mettersi qualcosa in bocca per calmare l’ansia o comunque per motivi diversi dalla vera fame. «Bisogna cercare di non lasciarsi guidare dalle emozioni negative, in particolare dalla rabbia», ricorda Erzegovesi. Per questo motivo sarebbe saggio evitare discussioni impegnative, litigi o affrontare argomenti emotivamente delicati durante i pasti. «Altre situazioni in cui è facile perdere il controllo alimentare sono i business lunch, dove dinamiche di ruolo o opinioni contrastanti generano stress».
Lo stress
E proprio lo stress deve essere dosato (anche) in tutte quelle strategie che mirano a una corretta educazione alimentare, ma che potrebbero trasformarsi in un boomerang, come avverte Erzegovesi: «Penso per esempio al diario alimentare o al controllo quotidiano del peso corporeo, cose positive in sé ma dannose se spingono a mettere il cibo al centro di tutti i pensieri, facendone una piccola ossessione». Allontanare lo sguardo dagli schermi di cellulari e televisione (ma anche dalle pagine di un libro) è il consiglio che vale per bambini e adulti senza distinzioni. «È importante riconoscere tutte le sensazioni che i nostri canali sensoriali, soprattutto olfatto, gusto e consistenza, ci inviano mentre mangiamo; è questa la sensazione da recuperare per arrivare a una alimentazione equilibrata e appagante» ricorda l’esperto.
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Alberto Lupini
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