Tendinite del "dito a scatto" Il tutore non basta? Serve il bisturi
Nel gergo medico si chiama tenosinovite stenosante dei tendini flessori ed è un'infiammazione che col tempo può diventare assai debilitante. Ma l'operazione chirurgica, cui si arriva nei casi estremi, dura solo 5 minuti
23 agosto 2020 | 15:22
Il dito a scatto, o tenosinovite stenosante dei tendini flessori (o del tendine flessore, nel caso del pollice), è una patologia che interessa i tendini flessori della mano e che deriva da una infiammazione degli stessi nel passaggio all’interno del canale digitale, con limitazione del movimento delle dita. «I tendini delle dita passano nel canale digitale, che è composto da una serie di pulegge, che a loro volta dobbiamo immaginare come degli anellini: quando piego il dito il tendine si muove, ma resta all’interno del canale. Quando il tendine si infiamma, invece, sfrega contro le pulegge aumentando così l’infiammazione e, quando questa si cronicizza, il tendine ha una dimensione tale da non riuscire più a passare attraverso la puleggia alla base del dito, per cui si verifica il tipico movimento a scatto», spiega Laura Frontero, Chirurgo della mano in Humanitas, in un articolo apparso su Humanitasalute, che vi riproponiamo di seguito.
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Una patologia che influisce sulla qualità della vita
«Nella prima fase della malattia il paziente prova solo dolore, a cui andando avanti si aggiunge il tipico scatto, fino ad arrivare all’effettiva impossibilità di piegare completamente il dito. Il dito a scatto, per questo motivo, è una patologia che ha conseguenze immediate sulla qualità della vita del paziente. Sia a causa del dolore, sia a causa della limitata mobilità del dito», approfondisce la dottoressa Frontero.
«Al risveglio, per esempio, il paziente potrebbe trovarsi con un dito che resta chiuso, e per aprirlo dovrà aiutarsi con l’altra mano. Azioni anche banali, come tagliare le verdure o tirare su e giù le tapparelle, provocano un forte dolore. E aprire il dito una volta che resta bloccato piegato risulterà sempre particolarmente doloroso. Inoltre, nelle fasi più avanzate, il dito potrebbe non piegarsi più, restando fermo in posizione leggermente flessa».
Quali sono le possibilità di cura?
«Per diagnosticare la tenosinovite stenosante non sono necessari esami: è una diagnosi clinica che consiste nell’osservazione, nei casi in cui presente, di un franco scatto accompagnato da dolore alla base del dito. Nelle fasi iniziali possiamo ricorrere a trattamenti conservativi, come i tutori, o, in fase più acuta, alle infiltrazioni di cortisone. Quando non si ottengono i benefici sperati o quando la patologia è già in uno stadio più avanzato è necessario l’intervento chirurgico che risulta essere risolutivo».
Si tratta di un’operazione mininvasiva, in anestesia locale, di circa cinque minuti. Il chirurgo effettua una piccola incisione alla base del dito e da lì apre la prima puleggia da cui passa il tendine. A seguito dell’operazione viene interrotto è il meccanismo che fa persistere l’infiammazione e il dito riprende la sua normale mobilità.
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La tendinite è un fastidio assai debilitante
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Una patologia che influisce sulla qualità della vita
«Nella prima fase della malattia il paziente prova solo dolore, a cui andando avanti si aggiunge il tipico scatto, fino ad arrivare all’effettiva impossibilità di piegare completamente il dito. Il dito a scatto, per questo motivo, è una patologia che ha conseguenze immediate sulla qualità della vita del paziente. Sia a causa del dolore, sia a causa della limitata mobilità del dito», approfondisce la dottoressa Frontero.
«Al risveglio, per esempio, il paziente potrebbe trovarsi con un dito che resta chiuso, e per aprirlo dovrà aiutarsi con l’altra mano. Azioni anche banali, come tagliare le verdure o tirare su e giù le tapparelle, provocano un forte dolore. E aprire il dito una volta che resta bloccato piegato risulterà sempre particolarmente doloroso. Inoltre, nelle fasi più avanzate, il dito potrebbe non piegarsi più, restando fermo in posizione leggermente flessa».
Quali sono le possibilità di cura?
«Per diagnosticare la tenosinovite stenosante non sono necessari esami: è una diagnosi clinica che consiste nell’osservazione, nei casi in cui presente, di un franco scatto accompagnato da dolore alla base del dito. Nelle fasi iniziali possiamo ricorrere a trattamenti conservativi, come i tutori, o, in fase più acuta, alle infiltrazioni di cortisone. Quando non si ottengono i benefici sperati o quando la patologia è già in uno stadio più avanzato è necessario l’intervento chirurgico che risulta essere risolutivo».
Si tratta di un’operazione mininvasiva, in anestesia locale, di circa cinque minuti. Il chirurgo effettua una piccola incisione alla base del dito e da lì apre la prima puleggia da cui passa il tendine. A seguito dell’operazione viene interrotto è il meccanismo che fa persistere l’infiammazione e il dito riprende la sua normale mobilità.
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Alberto Lupini
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