La scoperta: i feti, per il cibo, “telecomandano” la madre durante la gravidanza

Secondo questa ricerca, i feti utilizzano una copia di un gene ereditato dal padre per influenzare l'organismo della madre e ottenere un apporto sufficiente di nutrienti essenziali per la loro crescita

03 agosto 2023 | 10:42

Uno studio condotto da un team di ricercatori dell'Università di Cambridge, nel Regno Unito, ha rivelato una scoperta sul rapporto tra il feto e la madre durante la gravidanza. Secondo questa ricerca pubblicata su Cell Metabolism, i feti utilizzano una copia di un gene ereditato dal padre per influenzare l'organismo della madre e ottenere un apporto sufficiente di nutrienti essenziali per la loro crescita. Il rapporto tra il nascituro e il corpo materno durante la gravidanza è una complessa lotta metabolica, in cui il feto desidera crescere il più possibile, mentre il corpo della madre cerca di assicurarsi che il nascituro sopravviva senza però compromettere il suo stesso benessere. Questo delicato equilibrio è stato oggetto di studio da parte del team di ricerca dell'Università di Cambridge, che si è concentrato sulla comunicazione tra la placenta, l'organo responsabile del nutrimento fetale, e il resto del corpo della donna.

Metabolismo del feto: la differenza dei "geni imprinted" di madre e padre

I ricercatori, riporta Focus, hanno evidenziato il ruolo chiave dei cosiddetti "geni imprinted", specifici geni in cui l'informazione ereditata da uno dei genitori rimane silente, senza partecipare alla codificazione di un carattere specifico. Questi geni, a seconda che siano ereditati dalla madre o dal padre, possono essere attivati o disattivati e influenzano il metabolismo materno durante la gravidanza. Secondo le spiegazioni del dottor Miguel Constancia, docente di Biologia riproduttiva del Wellcome-MRC Institute of Metabolic Science e coautore dello studio, i geni controllati dal padre hanno un'attitudine "ingorda" ed "egoista", cercando di manipolare le risorse materne a favore del feto, affinché questo cresca più grande e più forte.

Al contrario, i geni imprinted controllati dalla madre sembrano limitare la crescita fetale, una strategia adottata dall'organismo materno per garantire la sopravvivenza e il benessere del nascituro, evitando che questo acquisisca un eccessivo quantitativo di nutrienti, rendendolo difficile da partorire. Questa limitazione della crescita permette alla madre di preservare le sue risorse e aumenta le possibilità di avere gravidanze successive, consentendo una maggiore trasmissione dei suoi geni a discendenti futuri, anche con partner diversi.

I risultati della ricerca dimostrati tramite lo studio dei topi

Il team di ricerca ha inoltre esplorato il ruolo di un gene specifico chiamato Igf2, che è coinvolto nella regolazione dei livelli di glucosio nel sangue materno. Disattivando l'espressione di questo gene nella placenta di femmine di topo gravide, i ricercatori hanno scoperto che ciò influenzava la produzione di ormoni che riducono la sensibilità dell'organismo materno all'insulina. Di conseguenza, meno glucosio e lipidi venivano assorbiti dai tessuti materni, lasciando maggiori risorse disponibili nella circolazione sanguigna per il trasferimento al feto.

Questi risultati sono stati dimostrati tramite lo studio dei topi, che nati con il gene Igf2 difettoso, mostravano una crescita ridotta e segni di malattie metaboliche. Secondo la dottoressa Amanda Sferruzzi-Perri, docente di Fisiologia del Feto e della Placenta all'Università di Cambridge, che ha coordinato la ricerca, la placenta svolge un ruolo essenziale nel facilitare la comunicazione tra il feto e la madre durante la gravidanza. Anche dopo la nascita, l'impronta della placenta lascia un'eredità duratura nello sviluppo degli organi del bambino e nel funzionamento del suo metabolismo durante tutta la vita.

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Alberto Lupini


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