Osteoporosi, curarsi è un problema La telemedicina sarà risolutiva?

Molti pazienti con patologia cronica hanno difficoltà a sottoporsi a cure che siano prolungate e senza sosta. Per questo la tecnologia può essere utile per evitare che ci si debba recare in ospedale per il trattamento

04 luglio 2020 | 14:30
L’osteoporosi è una patologia cronica, frequente e ad alto impatto socio-sanitario, caratterizzata per la presenza di alterazioni a carico della struttura ossea che determinano una minore resistenza al carico meccanico e un aumentato rischio di fratture. Come sottolinea il professor Gherardo Mazziotti, responsabile della sezione di Ricerca, Diagnosi e Cura delle Malattie Osteo-Metaboliche di Humanitas e docente di Humanitas University in un articolo pubblicato su Humanitasalute che riportiamo integralmente: «L’osteoporosi è una malattia silente e l’esordio dei sintomi coincide con la comparsa di una frattura da fragilità. Oggi abbiamo a disposizione farmaci efficaci, in grado di correggere le alterazioni del metabolismo scheletrico e in tal modo ridurre il rischio di fratture nella maggior parte dei pazienti affetti da osteoporosi».


La telemedicina per l'osteoporosi

«L’aderenza del paziente alla terapia è uno dei problemi principali nella gestione dell’osteoporosi, così come in altre malattie croniche. La metà circa dei pazienti infatti ritarda o sospende la terapia farmacologica prescritta con importanti ripercussioni sull’efficacia terapeutica. Le ragioni alla base della modesta aderenza al trattamento anti-osteoporotico sono molteplici e riguardano tra le altre la difficoltà del paziente a un contatto regolare e costante con il Centro di riferimento. Uno degli aspetti peculiari della terapia anti-fratturativa è la mancanza di segni e sintomi che possano far evidenziare nel breve termine i benefici terapeutici, inducendo talvolta il paziente a sottovalutare l’importanza del trattamento anti-osteoporotico e quindi a non rispettare il piano terapeutico o a sospendere autonomamente la terapia. Sappiamo oggi che una terapia assunta in maniera non regolare si traduce in un fallimento terapeutico con conseguente progressione dell’osteoporosi e persistenza dell’elevato rischio fratturativo. È dunque fondamentale che chi soffre di osteoporosi sia seguito in maniera costante e che vi sia un follow up attivo con il Centro di riferimento o con il medico di medicina generale così da monitorare l’aderenza del paziente alla terapia e accompagnarlo nel percorso di cura», prosegue il prof. Mazziotti.



«In Humanitas, anche nel corso dell’emergenza legata a Covid-19 abbiamo garantito continuità di cura ai pazienti con osteoporosi, anche a distanza, così da monitorare la corretta assunzione delle terapie farmacologiche prescritte. La nostra Unità di Endocrinologia e Diabetologia diretta dal professor Andrea Lania, docente di Humanitas University, lavora al progetto di telemedicina dallo scorso anno e ha iniziato la sperimentazione in Humanitas all’inizio della fase 2 post-epidemica, per seguire pazienti affetti da patologie endocrino-metaboliche croniche, evitando loro di recarsi in Ospedale. Molti dei pazienti con malattie endocrine e in particolare con osteoporosi sono infatti soggetti fragili e anziani, per i quali non è semplice muoversi e raggiungere gli ambulatori per le visite. Grazie alla telemedicina garantiamo la continuità di cura, manteniamo una costante relazione con loro, evitando però spostamenti non necessari. Siamo orgogliosi che Humanitas abbia avviato questo progetto che ci auguriamo dia buoni risultati per la cura dei nostri pazienti”, ha concluso il professor Mazziotti.

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Alberto Lupini


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