Linfonodi ingrossati, cosa fare?

I linfonodi sono un elemento fondamentale in fase diagnostica, sia per individuare la presenza di tumori, sia per valutare quella di infezioni virali o batteriche

07 settembre 2022 | 17:30

Ci si riferisce spesso all’apparato cardiocircolatorio e alle sue problematiche, ma quando si parla di fluidi non bisogna dimenticare, accanto al sangue che scorre nei nostri vasi sanguigni, un altro sistema altrettanto importante: quello linfatico, composto dai vasi linfatici, dai capillari e dai linfonodi. I linfonodi in particolare sono un elemento fondamentale in fase diagnostica, sia per individuare la presenza di tumori, sia per valutare quella di infezioni virali o batteriche.

Approfondisce l’argomento la dottoressa Barbara Sarina, ematologa in Humanitas, in un articolo di Humanitas Salute che riportiamo di seguito integralmente.

Cos’è il sistema linfatico?

Il sistema linfatico concorre alla difesa dell’organismo e fa parte del nostro sistema immunitario: i suoi vasi e capillari, infatti, servono a trasportare all’interno del nostro corpo i globuli bianchi, contenuti a loro volta in un fluido, la linfa. La linfa viene drenata dai tessuti, in cui occupa gli interstizi tra le cellule, acquisendone i materiali di scarto, come l’anidride carbonica, differenti a seconda del tessuto che le espelle.

Cosa sono i linfonodi?

I linfonodi, o ghiandole linfatiche, sono circa 600 piccoli organi di forma tondeggiante sparsi in tutto il corpo. Si trovano infatti nelle “giunture” del sistema linfatico, raggruppati in zone specifiche come le ascelle, l’inguine, o in sede laterocervicale, e spesso sono posizionati molto in profondità. Anche i linfonodi sono fondamentali per il corretto funzionamento del sistema immunitario. 

Ciascun linfonodo, infatti, contiene al suo interno la linfa proveniente dai tessuti, che può trasportare anche agenti patogeni che vengono così identificati ed eliminati dai globuli bianchi: particolare importanza in questo processo hanno i linfociti, una sottopopolazione dei globuli bianchi. Una volta “ripulite” dai linfonodi, le cellule vengono immesse nel circolo sanguigno, attraverso cui tornano ai tessuti.

Cosa indicano dei linfonodi ingrossati?

I linfonodi in determinati casi possono ingrossarsi: in questo caso parliamo di linfoadenomegalia, una condizione determinata da varie patologie, tra cui infezioni e stati di infiammazione acuti o cronici (come la tonsillite batterica, che provoca l’ingrossamento dei linfonodi del collo, o infezioni da citomegalovirus o da virus di Epstein Barr): in questo caso i linfonodi appaiono di consistenza soffice e possono essere dolenti. Ma la linfoadenomegalia si verifica anche in associazione a patologie linfoproliferative e localizzazione secondaria di malattie tumorali: in questi ultimi due casi, invece, i linfonodi si presentano più spesso di consistenza dura, quasi come un sasso.

Spesso la linfoadenomegalia si manifesta in concomitanza di altri sintomi tipici della patologia sottostante. Quando i linfonodi aumentano di volume a causa di una tonsillite, per esempio, possono essere associati a febbre e mal di gola. Anche una semplice estrazione dentaria o la presenza di un’infiammazione del cavo orale possono causare un aumento dei linfonodi sottomandibolari o latero cervicali.

Può capitare che i linfonodi ingrossati siano dolenti, un aspetto correlato più  spesso alle cause infettive, ma che può anche essere determinato dalla pressione che il linfonodo ingrossato esercita sulle radici nervose circostanti. 

Come comportarsi in caso di linfoadenomegalia?

In base alla sede in cui si trovano i linfonodi è più o meno semplice accorgersi in autonomia di un eventuale ingrossamento. Per esempio una linfoadenomegalia ai linfonodi del collo è facilmente identificabile guardandosi allo specchio o comprimendo la zona con le mani, per esempio lavandosi. In altre sedi, come la zona ascellare o inguinale, i linfonodi sono meno visibili e non è immediato percepire un ingrossamento. In ogni caso, se ci si dovesse rendere conto che uno o più linfonodi hanno un volume maggiore del dovuto, che persiste, è opportuno fare riferimento al proprio medico di medicina generale che saprà indicare, in base alle condizioni cliniche del paziente, l’eventualità di procedere con ulteriori esami diagnostici.

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Alberto Lupini


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