Dieta mediterranea, uno scudo contro le malattie autoimmuni
Il cibo che ingeriamo modifica lo stato del nostro intestino. Bene frutta e verdura, ma anche prodotti fermentati, come yogurt, kefir e miso. Meglio, invece, evitare o ridurre allo stretto necessario le cure antibiotiche
21 agosto 2020 | 12:12
“Siamo ciò che mangiamo” è una frase che sta diventando sempre più comune negli ultimi tempi, da quando scienza e medicina hanno dimostrato lo stretto legame che c’è tra la scelta dei cibi che mangiamo e il benessere del nostro organismo. Quello che ogni giorno mettiamo nel piatto modifica il microbiota intestinale, un numeroso esercito di batteri che le cui alterazioni sono state associate a diverse patologie autoimmuni, tra cui le malattie infiammatorie croniche dell’intestino come il morbo di Crohn e la colite ulcerosa, ma anche malattie non legate all’intestino come l’artrite reumatoide o il lupus eritematoso sistemico.
Ne ha parlato Maria Rescigno, docente di patologia generale alla Humanitas University, in un’intervista pubblica su Humanitasalute, che noi vi riproponiamo.
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Il microbiota: filo diretto con le nostre difese immunitarie
«Il microbiota ha un filo diretto con il sistema immunitario, grazie all’azione combinata e perfettamente equilibrata delle due classi di microrganismi che lo compongono: i simbionti che utilizzano l’intestino per crescere e svilupparsi, ma che nello stesso tempo rilasciano molecole fondamentali per il nostro benessere (come sostanze per degradare macromolecole, o produrre alcune vitamine), ma soprattutto sostanze antinfiammatorie che aumentano la nostra tolleranza immunitaria», ha spiegato Rescigno.
«Accanto a loro ci sono i patobionti, batteri che allenano il sistema immunitario, facendogli da palestra, per prepararlo a difendersi e a combattere gli agenti patogeni. Se, complice un’alimentazione sbagliata, l’equilibrio del microbiota va in tilt ecco perciò che al suo interno aumentano specie in grado di produrre sostanze pro-infiammatorie che ingannano il sistema immunitario, orientandolo, se c’è già una predisposizione genetica, ad armarsi contro l’organismo stesso, invece che contro i reali nemici che mettono a rischio la salute».
La dieta mediterranea, valida alleata per la prevenzione
L’alimentazione può essere quindi un valido alleato per ridurre e prevenire i rischi di ammalarsi: una dieta bilanciata e variegata come quella mediterranea che “nutre” i tanti batteri intestinali, è alleata della salute. In tavola non devono mai mancare cereali integrali, pesce, soprattutto quello azzurro che è ricco di Omega 3, nutrienti che sono un po’ i “pompieri” del nostro organismo, in grado di spegnere l’infiammazione. E poi legumi, frutta e verdura, ma anche carne di qualità, che fornisce zinco, nutriente che inibisce i processi infiammatori. Da ridurre al minimo, invece, sono gli zuccheri semplici, compresi quelli delle bibite, e i grassi “cattivi” di merendine, cibi confezionati, da fast food.
«Utile mettere in tavola anche prodotti fermentati, come yogurt, kefir e miso: sono ricchi di metaboliti batterici e soprattutto sostanze antinfiammatorie», ha aggiunto la professoressa Rescigno. «Attenzione, infine, alle cure antibiotiche: da effettuare solo quando strettamente necessario perché alterano l’equilibrio dei batteri intestinali. Vanno sempre associate ai probiotici, scelti però con la supervisione del medico: alcune ricerche, pubblicate su Cell, hanno dimostrato se non si utilizzano i ceppi giusti, possono rallentare il corretto ripopolamento del microbiota», dice l’esperta.
Quando la malattia è in corso
La dieta mediterranea è fondamentale anche se una patologia autoimmune si è già fatta strada. Lo ha chiarito il professor Carlo Selmi, responsabile Reumatologia e Immunologia clinica in Humanitas. «La dieta mediterranea riduce i rischi di diabete e ipertensione, problemi che innescano uno stato infiammatorio cronico in grado di alimentare ulteriormente la malattia autoimmune, e inoltre è uno strumento ideale per mantenere il peso forma, misura fondamentale soprattutto se si soffre di artrite reumatoide: ottimizza l’efficacia di tutti i farmaci utilizzati per tenerla a bada».
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Ne ha parlato Maria Rescigno, docente di patologia generale alla Humanitas University, in un’intervista pubblica su Humanitasalute, che noi vi riproponiamo.
Il cibo può aiutare a prevenire alcune malattie
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Il microbiota: filo diretto con le nostre difese immunitarie
«Il microbiota ha un filo diretto con il sistema immunitario, grazie all’azione combinata e perfettamente equilibrata delle due classi di microrganismi che lo compongono: i simbionti che utilizzano l’intestino per crescere e svilupparsi, ma che nello stesso tempo rilasciano molecole fondamentali per il nostro benessere (come sostanze per degradare macromolecole, o produrre alcune vitamine), ma soprattutto sostanze antinfiammatorie che aumentano la nostra tolleranza immunitaria», ha spiegato Rescigno.
«Accanto a loro ci sono i patobionti, batteri che allenano il sistema immunitario, facendogli da palestra, per prepararlo a difendersi e a combattere gli agenti patogeni. Se, complice un’alimentazione sbagliata, l’equilibrio del microbiota va in tilt ecco perciò che al suo interno aumentano specie in grado di produrre sostanze pro-infiammatorie che ingannano il sistema immunitario, orientandolo, se c’è già una predisposizione genetica, ad armarsi contro l’organismo stesso, invece che contro i reali nemici che mettono a rischio la salute».
La dieta mediterranea, valida alleata per la prevenzione
L’alimentazione può essere quindi un valido alleato per ridurre e prevenire i rischi di ammalarsi: una dieta bilanciata e variegata come quella mediterranea che “nutre” i tanti batteri intestinali, è alleata della salute. In tavola non devono mai mancare cereali integrali, pesce, soprattutto quello azzurro che è ricco di Omega 3, nutrienti che sono un po’ i “pompieri” del nostro organismo, in grado di spegnere l’infiammazione. E poi legumi, frutta e verdura, ma anche carne di qualità, che fornisce zinco, nutriente che inibisce i processi infiammatori. Da ridurre al minimo, invece, sono gli zuccheri semplici, compresi quelli delle bibite, e i grassi “cattivi” di merendine, cibi confezionati, da fast food.
«Utile mettere in tavola anche prodotti fermentati, come yogurt, kefir e miso: sono ricchi di metaboliti batterici e soprattutto sostanze antinfiammatorie», ha aggiunto la professoressa Rescigno. «Attenzione, infine, alle cure antibiotiche: da effettuare solo quando strettamente necessario perché alterano l’equilibrio dei batteri intestinali. Vanno sempre associate ai probiotici, scelti però con la supervisione del medico: alcune ricerche, pubblicate su Cell, hanno dimostrato se non si utilizzano i ceppi giusti, possono rallentare il corretto ripopolamento del microbiota», dice l’esperta.
Quando la malattia è in corso
La dieta mediterranea è fondamentale anche se una patologia autoimmune si è già fatta strada. Lo ha chiarito il professor Carlo Selmi, responsabile Reumatologia e Immunologia clinica in Humanitas. «La dieta mediterranea riduce i rischi di diabete e ipertensione, problemi che innescano uno stato infiammatorio cronico in grado di alimentare ulteriormente la malattia autoimmune, e inoltre è uno strumento ideale per mantenere il peso forma, misura fondamentale soprattutto se si soffre di artrite reumatoide: ottimizza l’efficacia di tutti i farmaci utilizzati per tenerla a bada».
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Alberto Lupini
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