Come comportarsi se sanguina il naso

Fa sempre spavento vedere perdite ematiche improvvise, anche se di solito sono innocue. I consigli per bloccare la piccola emorragia e i casi in cui è meglio andare al pronto soccorso e rivolgersi all'otorinolaringoiatra

01 gennaio 2022 | 18:30

Arriva all'improvviso e fa sempre un po' impressione. È la perdita di sangue dal naso, il nome corretto è epistassi. Nella maggior parte dei casi, si tratta di un fenomeno passeggero e non preoccupante. Ma come facciamo a distinguere quando sia necessario un controllo medico? Anche se la maggior parte delle persone è preoccupata di capire come si possa interrompere il sanguinamento e nel più breve tempo possibile. Approfondiamo l’argomento con il dottor Luca Malvezzi, otorinolaringoiatra e chirurgo cervico-facciale in Humanitas che ha affrontato il tema nell'articolo di Humanitasalute che di seguito riportiamo integralmente.

 

Quali sono le cause dell’epistassi?

I fattori che provocano sanguinamento dal naso possono differire in base all’età del paziente che ne è interessato. Abitualmente nei bambini, sia in età prescolare sia in età scolare, le epistassi sono ripetitive, per via della fragilità capillare (o diatesi emorragica infantile) tipica di quel periodo della vita. Inoltre anche un’esposizione prolungata a temperature elevate e le modifiche dell’umidificazione dell’ambiente nasale possono provocare perdite ematiche dal naso. Durante la vita adulta, invece, la frequente assunzione di farmaci anti-aggreganti, per esempio i derivati dell’acetilsalicilico, o di anticoagulanti può favorire, quando il paziente presenta una mucosa nasale screpolata o piccole varici aperte, epistassi.

 

Quando rivolgersi allo specialista?

Se le perdite di sangue dal naso dovessero riproporsi in modo ricorrente può essere necessario ricorrere al consulto di un medico. Durante la visita otorinolaringoiatrica, infatti, viene anche effettuata la valutazione endoscopica delle alte vie aereo-digestive. L’esplorazione delle fosse nasali, dell’interfaccia anatomico fra seni paranasali e naso, della rinofaringe, cavo orale, oro/ipofaringe e laringe consente di escludere la presenza lesioni sanguinanti, banalmente riferibili a varici settali, più raramente a neoformazioni benigne o maligne.

 

 

Epistassi: come intervenire

Per interrompere l’emorragia può essere utile compiere alcune semplici azioni: 

  • liberare le fosse nasali: è la prima manovra da eseguire, poiché consente di eliminare eventuali coaguli;
  • stringere con energia le narici: è una manovra da effettuare con pollice e indice, che consente di bloccare la fuoriuscita del sangue e favorire l’emostasi in caso vi sia una varice a livello della porzione anteriore delle fosse nasali (locus Valsalvae);
  • tenere la testa in avanti: in questo modo si impedisce al sangue di refluire nelle basse vie digestive. Infatti, a livello gastrico, la presenza di sangue può provocare nausea e vomito e, se viene espulso quando è ormai parzialmente digerito, può provocare agitazione nel paziente che lo vede;
  • rivolgersi al Pronto Soccorso: se l’epistassi non si dovesse fermare, o in casi di prima insorgenza di un episodio di perdita ematica dal naso, è opportuno rivolgersi al Pronto soccorso.

«L’epistassi la maggior parte delle volte non implica un rischio sanitario immediato. Difatti le perdite di sangue dal naso, anche quando sembrano abbondanti, non provocano mai cambiamenti nei valori di emoglobina. Bisogna però tenere presente che un sanguinamento ripetitivo, abbondante e monolaterale, magari associato a ostruzione respiratoria nasale monolaterale, può correlarsi a neoformazioni benigne o maligne delle fosse nasali. Per questo motivo non bisogna ritardare o trascurare il momento del consulto di un medico specialista. Vi è poi una malattia rara e particolare, la Sindrome di Rendu Osler Weber, anche conosciuta come Teleangectasia Emorragica Ereditaria, caratterizzata sia da alta incidenza in numerosi individui del medesimo gruppo familiare, sia per la presenza a livello encefalico, polmonare, cardiaco, epatico, cutaneo e della mucosa di cavo orale e del naso di teleangectasie (o shunt artero-venosi). Si tratta di lesioni a livello della mucosa nasale che provocano continuativamente abbondanti epistassi, con rischio di anemizzazione e complicando notevolmente la qualità di vita del paziente», approfondisce il dottor Malvezzi.

 

Come si cura l’epistassi?

«Bisognerebbe evitare il tamponamento nasale fatto in casa utilizzando garze e cotone: se si dovesse rivelare necessario sarà compito del medico eseguirlo. Questo perché il tampone sul momento blocca il sanguinamento, ma la sua presenza traumatizza e irrita la mucosa nasale», afferma il medico di Humanitas. «Non è infrequente, soprattutto nei pazienti che seguono una terapia antiaggregante o anticoagulante, che alla rimozione del tampone si verifichi di nuovo un’epistassi abbondante. Si deve dunque medicare il naso nel modo meno traumatico, in presenza di varici settali e dopo opportuna anestesia per contatto procedere a diatermocausticausticazione». 

 

Come si previene l’epistassi?

Per prevenire l’epistassi è buona norma aver cura dell’ambiente nasale. Dunque si suggerisce l’uso di creme per umidificare e lubrificare la mucosa nasale, in particolar modo nei cambi di stagione, a tutti coloro che assumono antiaggregante/coagulante, nonché ai pazienti allergici nei periodi di sensibilizzazione. Una sostanza utile per rigenerare i tessuti e guarire le mucose e la cicatrice è l’acido ialuronico, che può essere usato per favorire una guarigione mucosale più rapida. 

 

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Alberto Lupini


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