Cicatrice cheloide, a cosa servono le infiltrazioni? Un trattamento ben tollerato, efficace e senza dolore
L’infiltrazione, tramite iniezioni nella zona in cui il cheloide è presente, permette di migliorare l’aspetto della cicatrice, di appiattirla e di ridurre sintomi come prurito o indolenzimento nel punto in cui compare
Quando siamo di fronte a cheloidi (ferite cicatriziali), non sempre il trattamento è immediato. Potrebbe essere infatti difficile da gestire, a causa di una cattiva guarigione della ferita, caratterizzata da un’infiammazione locale continua e da una deposizione di collagene eccessiva. Oggi, uno dei trattamenti più utilizzati in caso di cheloidi è l’infiltrazione, generalmente ben tollerato dai pazienti, efficace e senza dolore. In cosa consiste l’infiltrazione di cheloidi? E come funziona? Humanitas Salute ha approfondito l’argomento con la dottoressa Emanuela Battaino, dermatologa presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care di Lainate in un articolo che riportiamo di seguito integralmente.
Cheloidi: come guarisce una cicatrice?
Prima di guarire, le ferite attraversano quattro fasi distinte: l’emostasi, la fase infiammatoria, la fase di proliferazione e quella di maturazione.
- Emostasi e coagulazioni: In questa prima fase il corpo produce una risposta naturale alla lesione, e forma quindi un coagulo per fermare l’emorragia.
- Fase infiammatoria: durante la seconda fase i vasi sanguigni si dilatano per consentire ad alcune cellule (come ad esempio anticorpi, globuli bianchi, fattori di crescita, enzimi e sostanze nutritive) di raggiungere l’area ferita. Così facendo creano gonfiore, calore, dolore, arrossamento, ma anche infiammazione.
- Fase di proliferazione: è la fase in cui la ferita viene ricostruita.
- Fase di maturazione: è la fase in cui la ferita si chiude completamente e la cicatrice inizia a svanire.
Cicatrizzazione di una ferita: cosa può alterarla?
La guarigione di una ferita può dipendere da fattori diversi. L’età può rallentare le fasi di guarigione delle ferite. Col tempo, infatti, la pelle diventa più sottile e il corpo tende a mostrare una risposta infiammatoria ridotta; questo ha come conseguenza il fatto che, invecchiando, la pelle è più predisposta a lesioni e a guarire più lentamente. La nutrizione è un altro fattore che può alterare la cicatrizzazione di una ferita. Infatti, una ferita non è in grado di guarire nella maniera opportuna se mancano i nutrienti necessari per la riparazione e la crescita cellulare. Anche un eccessivo peso corporeo, specie in chiunque superi il proprio peso corporeo ideale del 20% o più, rischia di infettarsi maggiormente durante la guarigione di una ferita. In caso di un gran numero di ferite, i meccanismi di difesa del corpo sono più limitati e la riparazione più lenta: traumi ripetuti, quindi, causano alterazioni nella cicatrizzazione. Le persone inclini alla pelle secca, specie gli anziani, sono maggiormente a rischio di lesioni cutanee, infezioni e ispessimento, che potrebbero compromettere la guarigione delle ferite. Similmente, con la pelle umida e troppo bagnata, c’è un rischio maggiore di sviluppare macerazione e/o infezioni. In caso di malattie croniche, poi, la capacità naturale del corpo di guarire cambia; e anche alcuni farmaci possono avere un effetto negativo sulla guarigione. Ad esempio, gli anticoagulanti sono in grado di interrompere la coagulazione del sangue, mentre gli immunosoppressori possono indebolire il sistema immunitario e aumentare quindi il rischio di infezione.
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I tipi di cicatrici
Le cicatrici possono essere divise in tre principali categorie:
- Cicatrici atrofiche. Sono quelle cicatrici che si formano quando il tessuto necessario a riparare una lesione è insufficiente. In queste cicatrici, vi è un affossamento della pelle nella zona ferita;
- Cicatrici ipertrofiche. Sono cicatrici generalmente più larghe, ispessite e sollevate.
- Cicatrici cheloide. Si tratta della crescita di un tessuto fibrotico anormale successive ad abrasioni, ferite, ustioni, traumi, o interventi chirurgici.
Cheloide e cicatrice ipertrofica: non sono la stessa cosa
La cicatrice ipertrofica e il cheloide sono due tipi di cicatrice che, in entrambi i casi, si alzano. La differenza, però, è che la cicatrice ipertrofica si alza, ma resta confinata nel taglio e può regredire; un cheloide si alza, può anche allargarsi e non regredisce spontaneamente.
Come trattare un cheloide
Il trattamento per il cheloide può avvenire attraverso procedimenti come: iniezioni di cortisone per via intralesionale; iniezioni di interferone e di fluoroacile; laserterapia, crioterapia, applicazione di fogli di silicone; radiazioni. In generale, le terapie più diffuse, che portano a esiti soddisfacenti sono le iniezioni di cortisone per via intralesionale e la laserterapia, che riescono ad appiattire il cheloide, e in questo modo a renderlo meno visibile.
Come avviene l’infiltrazione di cheloide?
L’infiltrazione di cheloide permette di migliorare l’aspetto della cicatrice, di appiattirla, e di ridurre sintomi come prurito o indolenzimento nel punto in cui compare. Le infiltrazioni avvengono tramite iniezioni nella zona in cui il cheloide è presente, e variano a seconda delle sue dimensioni. Le infiltrazioni sono effettuate utilizzando un ago sottile con sostanze che hanno il compito di stimolare la produzione di enzimi, che andranno poi a contrastare lo sviluppo dei tessuti fibrosi che formano le cicatrici. Le iniezioni possono, in alcuni casi, dare fastidio al paziente, ma non sono pericolose per la salute.
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